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No, non ci sono alieni attorno alla Stella Tabby, ma solo tanta polvere

Grazie a una campagna di raccolta fondi e al contributo di una vasta comunità di appassionati è definitivamente tramontato il mito delle “megastrutture aliene” attorno alla Stella Tabby. Si tratta solo di polvere, come già anticipato dalla NASA.
A cura di Andrea Centini
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Attorno a KIC 8462852, conosciuta col nomignolo di Stella Tabby, non ci sono “megastrutture aliene”, come sospettato più volte a causa dei suoi caratteristici cambi di luminosità, ma soltanto polvere. La nuova conferma, dopo quella dello scorso ottobre presentata scienziati della NASA e dell'Osservatorio AstroLAB IRIS (Belgio), giunge da studiosi dell'Università della Lousiana coordinati dalla dottoressa Tabetha Boyajian, la ricercatrice che scoprì l'astro nel 2011 e alla quale è ispirato il simpatico soprannome della stella.

A questa nuova indagine, tuttavia, hanno partecipato anche centinaia di appassionati astronomia. Oltre a finanziare una campagna di raccolta fondi su Kickstarter (da oltre 100mila dollari) per puntare sulla stella una rete di telescopi, la comunità ha anche messo a disposizione la potenza di calcolo dei propri PC per elaborare dati, fornendo una vera e propria pioggia di nuove informazioni al team della Boyajian.

I ricercatori hanno incrociato questi dati con quelli raccolti dal telescopio spaziale Kepler, anch'essi setacciati dal gruppo di scienziati improvvisati, e in questo modo sono riusciti a determinare definitivamente che i cambi di luminosità della stella – con variazioni repentine anche del 20 percento – sono un fenomeno del tutto naturale. “I nuovi dati mostrano che qualsiasi cosa ci sia tra noi e la stella non è opaco, come potrebbe essere un pianeta o una megastruttura aliena”, ha sottolineato l'autrice principale dello studio pubblicato sul The Astrophysical Journal Letters. L'ipotesi più probabile resta dunque quella del disco di polveri, magari prodotta dal passaggio di comete, come ha suggerito la Boyajian.

Il copioso team di studiosi per giungere a questa conclusione si è concentrato su quattro cambi di luminosità rilevati a partire dallo scorso maggio, che sono stati chiamati Elsie, Celeste, Scara Brae e Angkor. Gli ultimi due nomi, relativi ad antiche città perdute, sono stati scelti perché ciò che osserviamo adesso sulla stella è in realtà avvenuto 1.400 anni fa, dato che Tabby è inquadrata nella costellazione del Cigno a 1.400 anni luce dalla Terra. Gli scienziati belgi e della NASA erano giunti agli stessi risultati incrociando i dati dei telescopi spaziali Swift e Spitzer e dell'osservatorio AstroLAB IRIS.

[Credit:  NASA/JPL-Caltech]

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