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Nel Sahara la prima prova di una cometa sulla Terra

Uno dei frammenti dell’oggetto celeste, caduto milioni di anni fa, impreziosiva un diadema appartenente al Faraone Tutankhamon.
A cura di Nadia Vitali
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Presumibilmente quando giunse nella nostra atmosfera non c'erano uomini ad attendere ed osservare l'evento: la Cometa, che esplodendo fece "bollire" la sabbia fino a farle raggiungere una temperatura di circa 2000 gradi Celsius, approdò sulla superficie terrestre ben 28 milioni di anni fa. Un fenomeno spettacolare, un impatto devastante seguito da un'onda d'urto capace di distruggere la vita per centinaia di chilometri attorno a sé; ma che fu anche all'origine della formazione di una ingente quantità di vetri di silice color giallo-verde, sparsi su una superficie di 6000 chilometri quadrati nel deserto del Sahara, tra la Libia e l'Egitto.

Benché possa capitare di vedere transitare comete nei cieli terrestri – e proprio quest’anno abbiamo già fatto la conoscenza con PANSTARRS e vedremo a novembre Ison ma di oggetti celesti del genere ce ne sono di celeberrimi, come ad esempio Halley – le testimonianze di una loro caduta sul nostro Pianeta erano assolutamente inesistenti: uno studio recentemente pubblicato dalla rivista Earth and Planetary Science Letters sembrerebbe invece aver individuato la prima prova di un evento così straordinario. Il lavoro ha visto all'opera ricercatori provenienti da diversi Paesi, tra cui Jan Kramers del dipartimento di geologia dell’Università di Johannesburg e Marco Andreoli della South African Nuclear Energy Corporation, ed è partito da un ritrovamento casuale: anni fa, un geologo egiziano era incappato nel deserto in un sasso nero, singolare al punto da attirare la sua attenzione. Analisi ed esami approfonditi hanno consentito di verificare con sorpresa come la pietra non fosse un "comune" pezzo di meteorite bensì quel che restava del nucleo di una cometa esplosa milioni di anni fa.

Con il loro corpo prevalentemente composto da ghiaccio, le comete possono essere una miniera di informazioni relative all'origine del nostro Sistema Solare: si comprende, dunque, come avere dei frammenti di questa piovuti direttamente sulla Terra costituisca un'opportunità rara ed allettante per gli studiosi. In effetti, spiegano i ricercatori, le agenzie spaziali come la NASA e l'ESA investono considerevoli fondi in missioni che prevedono il recupero di campioni, anche esigui, provenienti dagli strati alti dell'atmosfera ed originati da questi meravigliosi oggetti celesti che, di tanto in tanto, passano a far visita ai nostri cieli infuocandoli. Anche per questa ragione, il ritrovamento di un materiale di questo tipo, oltretutto a costo zero, è motivo di grande soddisfazione per gli scienziati.

Dalla caduta della cometa 28 milioni di anni fa si formarono anche migliaia di microscopici diamanti, il più grande dei quali è stato ribattezzato dal gruppo di ricerca Ipazia, in onore della celebre astronoma e filosofa alessandrina. Normalmente, per originarsi i diamanti necessitano delle altissime pressioni che trovano esclusivamente nelle profondità delle viscere della Terra; tali condizioni, però, potrebbero facilmente essersi verificate a causa dell'esplosione. Uno dei pezzi di vetri di silice, invece, molti milioni di anni dopo e diverse migliaia di anni fa, venne raccolto, lucidato e reso in forma di scarabeo da antichi gioiellieri egiziani, andando ad impreziosire un diadema che adornò il corpo mummificato del faraone Tutankhamon. Curiosamente, non si tratta neanche del primo caso di gioiello egiziano proveniente "dallo spazio": alcuni mesi fa, infatti, dei ricercatori britannici sostenevano di aver rintracciato, in una perlina facente parte di un monile di circa 5000 anni fa, del ferro proveniente da un meteorite schiantatosi sulla Terra precedentemente.

Ma quella del rinvenimento di resti di un oggetto celeste di questo tipo sulla Terra appare come una notizia dalla rilevanza ben diversa, che va al di là della semplice, piacevole curiosità scientifica: ed è forse per tale ragione che le indagini su questi frammenti non si fermeranno qui, dal momento che la comunità scientifica è comprensibilmente sorpresa dalla possibilità di avere tra le mani realmente quel che resta di una vera Cometa, schiantatasi sul Pianeta 28 milioni di anni fa.

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