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Il ferro dell’antico Egitto giunse dallo spazio?

Uno studio condotto su reperti venuti alla luce nel secolo scorso fa luce sulla curiosa ed affascinante storia di alcuni gioielli fabbricati oltre 5000 anni fa.
A cura di Nadia Vitali
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La perlina di Gerzeh. (foto della Open University)
La perlina di Gerzeh. (foto della Open University)

Ad un primo sguardo, quella perlina di ferro vecchia di 5000 anni poteva apparire piuttosto comune: nulla lasciava immaginare quale spettacolare passato celasse al suo interno. L’oggetto era parte di un semplice ornamento che aveva abbellito un individuo vissuto nell’antico Egitto ma la sua manifattura è davvero particolare: la perlina, infatti, venne ricavata, oltre 3000 anni prima della nascita di Cristo, da un meteorite piovuto sul nostro Pianeta. A svelare la natura “extraterrestre” del piccolo monile sono state le analisi condotte ad un gruppo di ricercatori guidato da Diane Johnson, della Open University di Milton Keynes, in Gran Bretagna, e da Joyce Tyldesley, egittologa della University of Manchester; i risultati del lavoro sono stati pubblicati dalla rivista Meteoritics & Planetary Science ed offrono un interessante spunto per indagare su come gli egizi ricorrevano al ferro assai prima di familiarizzare con quelle tecniche di fusione che avrebbero lasciato testimonianze archeologiche decisamente meno antiche.

Il più antico oggetto in ferro conosciuto – La perlina, dalla forma cilindrica, era stata rinvenuta in una delle sepolture del sito di Gerzeh (nella tomba 67, per la precisione), circa 70 chilometri a sud de Il Cairo, nel corso di una campagna di scavo condotta nel 1911 durante la quale vennero alla luce diversi reperti che risultarono essere i più antichi manufatti in ferro mai conosciuti. Già nel 1928 alcune tra le perline ritrovate vennero sottoposte ad un primo studio che ne svelò l’altissima concentrazione di nichel, caratteristica che contraddistingue i “sassi” che, di tanto in tanto, atterrano casualmente. Successive osservazioni, risalenti agli anni ’80, avevano smentito l’ipotesi dell’origine celeste sostenendo come una fusione precoce accidentale sarebbe stata la causa di un arricchimento in nichel del metallo. Infine, analisi più recenti avevano individuato sulla superficie dei reperti un contenuto di nichel decisamente trascurabile: ecco perché Diane Johnson e colleghi hanno deciso di vederci chiaro, in questo piccolo enigma dell’antichità.

L'origine "aliena" – La perlina selezionata per portare avanti gli esami, presa in prestito dal museo di Manchester, non poteva essere tagliata o divisa: per tale ragione, si è scelto di proseguire ricorrendo a tecnologie non invasive, per ottenere dei risultati senza danneggiare il manufatto. Grazie al microscopio a scansione elettronica e alla tomografia computerizzata è stato possibile osservare ed evidenziare le aree dell'oggetto in cui era presente la maggiore densità di nichel: ne è emersa una quantità pari al 30% che effettivamente lascerebbe pensare che il gioiello sia stato ricavato da un meteorite. Ad ulteriore conferma dell'ipotesi dell'origine "aliena", i ricercatori hanno inoltre individuato all'interno del frammento di metallo una caratteristica struttura cristallina, chiamata generalmente figura di Widmanstätten, nota poiché caratterizza i meteoriti che si sono raffreddati molto lentamente all'interno degli asteroidi, quando il Sistema Solare si stava formando. La tomografia ha consentito di chiarire ai ricercatori anche i dettagli relativi alla lavorazione del piccolo monile: gli antichi uomini che forgiarono la perlina l'avevano modellata partendo da una lamina piatta sulla quale avevano martellato fino a piegarla in forma di tubo.

Il "potere" dei meteoriti – Le testimonianze archeologiche più antiche relative alla fusione del ferro tra gli antichi egizi risalgono al VI secolo a. C.: reperti più vecchi, in verità pochissimi, erano stati rinvenuti per lo più nei sepolcri in cui riposavano personaggi appartenenti agli alti ranghi della società, come nel caso della tomba del faraone Tutankhamon. «Il ferro era fortemente collegato ai concetti di potere e regalità», spiega la dottoressa Johnson in un articolo della rivista Nature, sottolineando come lo stesso possesso di manufatti in tale metallo poteva garantire al defunto la priorità nel suo passaggio nel mondo dell'aldilà. «Il cielo era molto importante per gli antichi egizi. Qualcosa che proveniva da esso poteva essere considerato come dono degli dei» osserva, inoltre, Joyce Tyldesley: in verità, non è così scontato immaginare che gli egizi fossero realmente a conoscenza dell'origine celeste dei sassi di ferro che lavorarono per costruire i propri oggetti, né che li abbiano visti necessariamente gettarsi in picchiata sul suolo dall'alto.

Pietre sacre? – Si può facilmente ipotizzare, tuttavia, che l'aspetto della roccia avrebbe potuto attrarre l'attenzione di quegli uomini antichi, anche esclusivamente in virtù della propria bellezza, in assenza di testimonianze più eloquenti in proposito. È noto, del resto, come in culture anche assai diverse e lontane tra loro i meteoriti abbiano rivestito un significato particolare legato a funzioni religiose e celebrative (si veda il caso della Pietra Nera dei Musulmani o di Willamette, meteorite che fu oggetto di culto dei nativi americani ben prima dell'arrivo degli europei poiché riconosciuto come proveniente dal cielo): per quanto riguarda, però, le perline egiziane le prove sono ancora scarne per stabilire se effettivamente avessero un valore più alto legato alla propria origine "extraterrestre". Intanto i ricercatori, per adesso, aspettano di ottenere nuovi permessi per studiare anche gli altri manufatti in ferro ed approfondire la questione.

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