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Molossoidi cani pericolosi: come nasce il luogo comune

Quante volte avete sentito dire che “è un molosso, quindi è cattivo”? Troppo spesso! La cattiveria non è una questione di razza e la colpa, ancora una volta, è dell’educazione.
A cura di Zeina Ayache
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Li definiscono ‘cani da combattimento’ e si contraddistinguono dagli altri cani per la potenza del morso e la resistenza al dolore. Sto parlando dei molossoidi, quel gruppo di cani molto spesso additati ed accusati, non correttamente, di essere ‘pericolosi’.

L’abito non fa il monaco

La loro struttura è massiccia, hanno grandi teste, ma soprattutto grandi bocche e denti bianchi, la loro pelle è molto spessa ed elastica e le orecchie (quando non gliele tagliano) sono piccole e pendenti. Sono cani coraggiosi, selezionati dall’uomo per controllare il territorio, proteggere la casa e i suoi abitanti, per collaborare con il proprio amico a due zampe e per essere veri e proprio membri del gruppo. Troppo spesso questo loro aspetto fisico, legato anche alle scelte educative di coloro che li adottano, li rende un facile bersaglio del pregiudizio un tempo già ricaduto sul pastore tedesco che, forse grazie alla serie TV Rex, oggi sembra essere tornato il migliore amico dell’uomo.

Dimmi con chi vai… e ti dirò chi sei

La loro fama di cani aggressivi nasce forse dalla grande forza che ha il loro morso, che di certo non possiamo negare, ma ciò che conta è chiedersi perché un cane arrivi al punto di mordere. Partiamo dal presupposto che le caratteristiche di razza non possono essere considerate l’unica spiegazione di un’ipotetica aggressione. Dobbiamo infatti chiederci come quel determinato soggetto sia stato cresciuto dai suoi proprietari: se l'educazione di questi cani gira troppo intorno al classico gioco del ‘tira e molla’, che spinge l’acceleratore sia sulla motivazione competitiva sia su quella predatoria tipiche degli appartenenti a questo gruppo, il cane rischia di imparare ed abituarsi a prendere e strattonare, a competere invece che a collaborare, a sfidare invece che invitare, a mordere invece che utilizzare il naso o le zampe, e quindi a ‘fare la lotta'. Si finisce dunque per allevare un soggetto che poi farà fatica a convivere con i suoi simili, abituati diversamente, che non apprezzeranno un certo tipo di gioco.

A ciascuno il suo

Posso assicurarvi però che qualsiasi individuo, uomo o cane che sia, cresciuto come prima descritto, avrebbe il suo bel da fare nel tentare di essere calmo, collaborativo, comunicativo e socievole. Sono sicura che migliaia di proprietari di molossi siano pronti a darmi ragione nell’affermare con assoluta cognizione di causa che questo tipo di cani non ha nulla in meno rispetto agli altri. Chi li educa con la consapevolezza di avere a che fare con una razza più impegnativa sotto certi punti di vista, si ritrova con dei veri e propri migliori amici desiderosi di collaborare, teneri e giocosi e amanti dell'uomo e dei bambini proprio come i tanto amati Golden Retriever e Labrador che, dal canto loro, mostrano difficoltà educative differenti (vedi passione sfrenata per l’acqua, per i legni e i sassi, tendenza all’abbaio, limiti a trovare la calma). Insomma, bisognerebbe informarsi adeguatamente sulle caratteristiche di razza e sui percorsi educativi specifici, prima di scegliere il proprio peloso. Non sono i molossi ad essere pericolosi, bensì i  proprietari sconsiderati che non ne comprendono le vere potenzialità e non ne sanno mettere in luce i molti aspetti positivi e preferiscono ‘vincere facile’ rinforzando alcune caratteristiche che poi non sanno gestire. Ed è per colpa loro che molti altri proprietari di queste razze si ritrovano a dover combattere contro i pregiudizi.

Pitbull, Amstaff e gli altri: l'amore per la famiglia

I molossoidi hanno una forte motivazione nei confronti dell'essere umano, chiunque abbia avuto la fortuna di vivere, ad esempio, con un pitbull sa quanto gli esemplari appartenenti a questa razza siano affettuosi e protettivi nei confronti dei membri umani della famiglia: in particolare questi cani sono molto delicati con i bambini e sanno essere dei veri ‘campioni' di pazienza. Attenzione però, questo non significa affatto che i pitbull (o altri molossoidi o qualsiasi cane) debbano essere considerati come baby-sitter: la responsabilità del gestione dei bambini deve essere sempre e comunque dei genitori che non devono mai lasciare bimbi e cani insieme da soli perché per quanto un cane possa amare e rispettare i più piccoli, potrebbe comunque non gradire determinati comportamenti e un eventuale stop da parte sua potrebbe trasformarsi in tragedia. Insomma, sfatiamo il mito dei pitbull, e in generale dei molossoidi, come cani aggressivi a prescindere e ricordiamoci che l'educazione senza violenza e l'integrazione nel gruppo sono alla base della formazione di un quattro zampe equilibrato, felice e non pericoloso.

[Foto in apertura da Pixabay]

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Giornalista. Mi sono sempre chiesta chi ci fosse dietro alle notizie veicolate ogni giorno dai giornali, dalla TV e dal Web. Poi mi sono informata e sono diventata una di loro. Credo fortemente nella divulgazione e per questo faccio il possibile per raccontare attraverso le esperienze e le emozioni ciò che accade sul nostro Pianeta.
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