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Le sopracciglia ci hanno salvati dall’estinzione: a cosa servono

Oltre a proteggerci meccanicamente dal sudore e da altre particelle estranee che potrebbero finire negli occhi, le sopracciglia giocano un ruolo fondamentale nella comunicazione non verbale. La loro evoluzione ci ha resi più amichevoli nei confronti del prossimo trasformandoci nella specie dominante della Terra.
A cura di Andrea Centini
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Le sopracciglia dell'essere umano moderno sono un frutto dell'evoluzione che potrebbe averci salvati dall'estinzione, grazie al ruolo chiave giocato nella comunicazione sociale e nella segnalazione intraspecifica. Questi mobili rilievi di pelle irti di peli, infatti, possono essere mossi influenzando le nostre espressioni, fondamentali nella comunicazione non verbale. Lo stesso Charles Darwin, il celebre biologo e naturalista britannico padre delle teorie evoluzionistiche, si era accorto nel XIX secolo che solleviamo leggermente le sopracciglia per dimostrare simpatia e per ‘annunciare' che non siamo una minaccia per gli altri.

Insomma, oltre a proteggerci meccanicamente dal sudore e da altre particelle che potrebbero finire negli occhi, rappresentano per noi un vero e proprio biglietto da visita. Ma ciò è possibile perché le nostre arcate sopraccigliari – e in generale le ossa della fronte – si sono molto ammorbidite nel corso dell'evoluzione, garantendoci una maggiore mobilità delle stesse e dunque espressività. Se pensiamo al volto pronunciato dell'uomo di Neanderthal, uno dei primi dettagli a venire in mente sono proprio le peculiari creste ossee alla base della fronte.

Studiando il cranio fossile di un ominide antico conosciuto col nome di Kabwe 1, i ricercatori del Dipartimento di Archeologia dell'Università di York (Gran Bretagna) e dell'Università dell'Algarve (Portogallo) hanno dimostrato che le ossa delle creste erano troppo grandi per permettere la mobilità delle sopracciglia che abbiamo noi, e poiché attraverso modelli 3D è stato osservato che non influenzavano la masticazione o altri meccanismi, molto probabilmente avevano anch'esse un ruolo nella comunicazione non verbale. Gli studiosi coordinati dal professor Ricardo Godinho ipotizzano che potrebbero essere state usate per intimidire gli avversari, esattamente come avviene oggi in alcuni primati non umani (come i gorilla). L'attenuazione delle ossa nell'Homo sapiens ha così permesso di renderci molto più ‘amichevoli' nei confronti del prossimo, e ciò si sarebbe tradotto nel tessere relazioni sociali più approfondite fra comunità distanti. Insomma, sarebbero alla base di amicizie – che oggi sappiamo aver bisogno di 200 ore per diventare intime – e alleanze che ci hanno spinti a diventare la specie dominante del Pianeta, surclassando gli altri ominidi come appunto i Neanderthal, andati incontro all'estinzione.

Kwabe1. Credit: Università di York/Nature
Kwabe1. Credit: Università di York/Nature

Il dettaglio delle ossa frontali ‘ammorbidite' non riguarda soltanto l'evoluzione umana, ma anche quella dei cani. Il miglior amico dell'uomo ha infatti un cranio più piatto rispetto a quello del lupo da cui discende, e la possibilità di muovere le sopracciglia lo rende più simpatico ed amichevole anche nei confronti degli esseri umani. Uno studio ha ad esempio dimostrato che i cani in grado di alzare le sopracciglia hanno più possibilità di essere adottati in un rifugio. I dettagli della ricerca sulla funzione delle sopracciglia umane sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Ecology & Evolution.

[Credit: Sophie Zborilova]

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