Le razzie dei vaccini COVID da parte dei Paesi ricchi possono far durare la pandemia altri 7 anni
Alla data odierna, lunedì 8 marzo 2021, sulla base della mappa interattiva messa a punto dagli scienziati americani dell'Università Johns Hopkins nel mondo sono stati registrati 117 milioni di contagi da coronavirus SARS-CoV-2 e quasi 2,6 milioni di vittime (in Italia le infezioni complessive risultano essere oltre 3 milioni e i decessi circa centomila). Sono cifre drammatiche destinate ad aumentare nelle prossime settimane, ma che anche grazie alla campagna vaccinale in corso – la più grande mai messa in campo nella storia dell'umanità – tenderanno a rallentare e, un giorno, ad arrestarsi. Ci si augura il prima possibile. Ma quanto tempo trascorrerà da qui alla fine della pandemia di COVID-19 dipenderà moltissimo da come verranno distribuiti i preziosi vaccini. Se infatti i Paesi ricchi continueranno ad accumulare le dosi di vaccino anti COVID lasciando a “bocca asciutta” quelli più poveri e in via di sviluppo, secondo il professor Gavin Yamey – direttore del Center for Policy Impact in Global Health presso l'Università Duke di Durham, nella Carolina del Nord – la pandemia si protrarrà per altri 7 anni. Un vero e proprio incubo, considerando i catastrofici effetti sanitari, sociali ed economici scaturiti dalla diffusione del virus, paragonabili a quelli di una guerra globale.
Lo scienziato, che ha pubblicato l'articolo “Rich countries should tithe their vaccines” sull'autorevole rivista scientifica Nature, ha snocciolato una serie di dati a sostegno dell'immoralità, dell'ingiustizia e degli effetti negativi innescati dall'accumulo/razzia dei vaccini contro il coronavirus SARS-CoV-2 da parte dei Paesi più ricchi. Ad oggi, secondo il portale costantemente aggiornato “Our World in Data”, sono state somministrate nel mondo 300 milioni di dosi di vaccino anti COVID, la maggior parte delle quali negli Stati Uniti (87,91 milioni), seguiti da Cina (52,52 milioni), Regno Unito (22,89 milioni), India (20,92 milioni), Brasile (10,58 milioni) e via discorrendo (l'Italia è a 5,32 milioni, ma con l'obbiettivo di vaccinare tutti coloro che lo vorranno entro giugno). Il professor Yamey ha sottolineato che a febbraio, quando le dosi somministrate erano poco meno di 200 milioni, il 75 percento di esse era stato ricevuto da soli dieci Paesi. Il mese scorso ben 130 nazioni – per un totale di 2,5 miliardi di persone – non avevano effettuato alcun vaccino contro il coronavirus SARS-COV-2.
Lo scienziato ha definito questo diffuso “nazionalismo vaccinale” come egoista e controproducente, evidenziato anche dall'ipocrisia di fondo della solidarietà solo annunciata a proclami e non messa in atto. Yamey cita il virtuoso programma COVAX, acronimo di COVID-19 Vaccines Global Access Facility. Il progetto, nato grazie alla collaborazione tra GAVI – The Vaccine Alliance; Coalition for Epidemic Preparedness Innovations e Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è stato istituito proprio per dar vita all'equa distribuzione dei vaccini grazie ad acquisti solidali, ed è stato sottoscritto da almeno 190 nazioni. Nonostante ciò, una quarantina delle nazioni coinvolte ha acquistato i vaccini anti COVID attraverso accordi bilaterali stretti direttamente con le case farmaceutiche, e non passando attraverso il programma COVAX. Il risultato è che circa un sesto della popolazione mondiale – di cui fanno parte i “ricchi” – si è accaparrato metà delle dosi fino ad oggi prodotte. Nonostante questa "razzia" da parte dei Paesi ricchi, il programma COVAX conta di poter ancora mettere mano su 2 miliardi di dosi entro la fine dell'anno, “ma i più ricchi hanno già acquistato 5,8 miliardi di dosi, spesso prima del completamento degli studi clinici, attraverso accordi bilaterali”, spiega Yamey.
E cosa succede se si proteggono alcune nazioni e se ne lasciano scoperte altre? Non solo si continuerà a permettere al SARS-CoV-2 di mietere un numero enorme di vittime e di compiere ulteriori disastri economici e sociali laddove già si soffre, ma il patogeno potrà continuare a mutare praticamente indisturbato, dando vita a nuove varianti che potrebbero essere in grado di superare agevolmente la protezione immunitaria garantita sia dalle precedenti infezioni naturali che quelle dei vaccini già “depredati” dai ricchi. E sono presenti già diversi lignaggi del patogeno caratterizzati da una mutazione (chiamata E484K) che avrebbe una certa capacità elusiva, come mostrano l'ondata di reinfezioni in Brasile (soprattutto nella città di Manaus) e i risultati di alcuni studi clinici sui vaccini. Ciò farà inevitabilmente protrarre la pandemia per anni, secondo Yamey. “C'è un mantra nella salute globale secondo cui un'epidemia presente in un qualsiasi luogo può portare a un'epidemia ovunque, ed è per questo che è nel nostro interesse collettivo come comunità internazionale iniziare a condividere le dosi per assicurarci di espandere l'offerta globale di vaccini”, ha specificato lo scienziato. Nella situazione attuale, persone giovani e perfettamente in salute dei Paesi ricchi potranno ricevere la propria dose prima degli operatori sanitari e dei soggetti vulnerabili dei Paesi poveri. Tutto ciò non è etico, e anche il segretario delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha tuonato contro le razzie dei vaccini da parte dei Paesi ricchi, ritenendole “tremendamente irregolari e ingiuste”. Senza contare che secondo un nuovo studio la non equa distribuzione dei vaccini costerà ben 9 trilioni di dollari, metà dei quali sostenuti proprio dalle nazioni ricche. Solo attraverso la solidarietà riusciremo a sconfiggere definitivamente il coronavirus e a uscire al più presto da questa catastrofica pandemia.