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Le lune di Marte sono ‘elettrizzate’: pericolo per le missioni sul Pianeta rosso

Phobos e Deimos, le due lune di Marte, si elettrificano a causa del vento solare, un fenomeno che potrebbe rappresentare un serio problema per le future missioni di eplorazione marziana. A causa della bassa gravità rispetto a quella del pianeta, infatti, rappresentano il punto migliore dove far atterrare le astronavi.
A cura di Andrea Centini
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Le due lune di Marte, Phobos e Deimos, potrebbero essere letteralmente ‘elettrizzate' dal vento solare, un fenomeno che le rende potenzialmente pericolose per gli astronauti ma soprattutto per le apparecchiature elettroniche che dovessero trovarsi sulla loro superficie. Questo dettaglio complica sensibilmente la futura esplorazione del Pianeta rosso, già resa particolarmente ostica dalle esposizioni ai raggi cosmici durante il viaggio per raggiungerlo: basti pensare che un recente studio condotto dall'Università del Nevada ha dimostrato che essa comporta un rischio di morte doppio (a causa della cancerogenicità) rispetto a quello precedentemente previsto.

Ma torniamo a Phobos e Deimos. Perché dovremmo preoccuparci delle lune quando l'obiettivo è Marte? Il motivo risiede nel fatto che i due corpi celesti, e in particolar modo Phobos, presentano una gravità inferiore rispetto a quella del pianeta. Ciò garantisce un atterraggio molto più ‘morbido' e semplificato all'equipaggio della pionieristica astronave. L'idea degli scienziati è quella di spedire i primi colonizzatori di Marte proprio su una delle lune (la più interessante è Phobos), e da lì inviare una flotta di robot da controllare in remoto per avviare la costruzione della base spaziale o semplicemente studiare il terreno. Controllarla dalla Terra, a causa del tempo impiegato dai segnali, renderebbe il tutto molto più complicato.

Chiunque vorrà fare tappa sulle lune dovrà dunque tener conto di un ambiente molto più ‘elettrizzante' di quanto sperato. A determinare questo rischio è stato un team di ricerca del Goddard Space Flight Center della NASA guidato dal dottor William Farrell, che ha sviluppato una simulazione ad hoc. In parole semplici, le particelle cariche emesse dal Sole riescono a caricare elettricamente la superficie di Phobos e Deimos, in particolar modo quando avvengono le eruzioni solari con espulsione di massa coronale. “Non ci aspettiamo che queste cariche possano danneggiare gli astronauti, ma potrebbero invece danneggiare i sistemi elettronici, per cui dovremmo progettare spazi e attrezzature che riducano al minimo i rischi”, ha sottolineato Farrell.

Il pericolo maggiore è rappresentato dalla notte, quando le particelle cariche (ioni ed elettroni) che si accumulano su tute spaziali e strumenti non possono essere spazzate via dalla radiazione ultravioletta del Sole. Ciò potrebbe portare a ‘scosse' dagli effetti incerti sia per i dispositivi che per gli stessi astronauti. Insomma, nonostante l'ottimismo di Elon Musk, che conta di portare il primo uomo su Marte entro il 2024, l'esplorazione di Marte presenta ancora numerosi rischi da valutare attentamente. I dettagli dell'interessante ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Advances in Space Research.

[Credit: NASA]

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