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L’apocalittica eruzione di un supervulcano può verificarsi senza evidenti segnali di allarme

Analizzando concentrazioni e decadimento di uranio e piombo all’interno degli zirconi, minerali che si formano dopo l’attività vulcanica esplosiva, un team di ricerca internazionale guidato da scienziati cinesi e svizzeri ha determinato che le eruzioni dei supervulcani possono verificarsi anche senza segnali di allarme evidenti, come terremoti frequenti e repentini sollevamenti del terreno. Questi violentissimi fenomeni naturali possono avere conseguenze su scala globale, come catastrofici “inverni vulcanici”.
A cura di Andrea Centini
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Tra gli eventi naturali più catastrofici che hanno innescato le grandi estinzioni di massa del passato non figurano solo gli impatti di giganteschi asteroidi, come quello del chicxulub (di 10 chilometri) che fece scomparire i dinosauri non aviani e numerosi altri animali 66 milioni di anni fa, ma anche le eruzioni dei cosiddetti supervulcani. Si tratta di enormi caldere – anche di diverse decine di chilometri – prive della tipica struttura conica dei vulcani. Nel mondo se ne contano una dozzina in tutto e sono costantemente monitorate dagli esperti. L'eruzione di un supervulcano può avere conseguenze su scala globale, come l'innesco di un lungo “inverno vulcanico” a causa dell'abnorme quantità di ceneri proiettate in atmosfera, in grado di oscurare il Sole anche per decenni. Ora, grazie a un nuovo studio, è stato rivelato che le eruzioni dei supervulcani potrebbero verificarsi senza segnali d'allarme, come terremoti frequenti o repentini sollevamenti di terreno, come mostrato dai blockbuster catastrofisti di Hollywood.

A determinare che le eruzioni dei supervulcani potrebbero essere "silenti" e senza preavviso è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati cinesi della Scuola di Scienze della Terra e dello Spazio dell'Università Peking di Pechino, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Istituto di Geologia e Geofisica dell'Accademia Cinese delle Scienze, del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Ginevra (Svizzera), del Dipartimento di Geoscienze dell'Università Nazionale di Taiwan, della National Taiwan Normal University di Taipei, dell'Università della Malesia e di altri centri di ricerca. Gli scienziati, coordinati dal professor Ping-Ping Liu, docente presso il Key Laboratory of Orogenic Belts and Crustal Evolution dell'ateneo cinese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver studiato nel dettaglio il lago Toba sull'isola di Sumatra, in Indonesia. Si tratta di un lago vulcanico lungo 100 chilometri e largo 30 che cela nel suo cuore un supervulcano, uno di quelli più attenzionati dai ricercatori assieme allo Yellowstone negli Stati Uniti e ai Campi Flegrei in Italia.

Ma cosa hanno scoperto esattamente il professor Liu e i colleghi? Studiando i minerali che si formano in seguito agli eventi vulcanici, gli scienziati hanno determinato che le due colossali eruzioni del lago Toba verificatesi 840mila e 75mila anni fa non furono precedute da un repentino accumulo di magma nel serbatoio del supervulcano, bensì ci fu un lento, costante e silenzioso afflusso, che lo riempì fino a innescare le catastrofiche e improvvise esplosioni. Ciascuna delle due super-eruzioni fu di quasi tremila chilometri cubi, “sufficienti a ricoprire l'intera Svizzera con 7 centimetri di spessore di cenere”, hanno spiegato gli autori dello studio in un comunicato stampa. La quantità di magma rilasciata dai due eventi fu enorme, pari a 70.000 volte quella che è stata eruttata fino ad oggi dal vulcano Cumbre Veja sull'isola di La Palma, alle Canarie.

I ricercatori sono giunti alle loro conclusioni analizzando le concentrazioni e il decadimento di uranio e piombo negli zirconi, i minerali che derivano dall'attività vulcanica esplosiva; le misurazioni non solo hanno permesso di stimare le età delle eruzioni, ma anche i tempi di accumulo del magma. Secondo i calcoli la più recente, colossale eruzione del Toba avrebbe richiesto metà del tempo della prima, a causa del progressivo aumento della temperatura della crosta continentale, come spiegato dal professor Liu. L'aspetto più inquietante di queste antiche eruzioni è che non si sarebbero verificati i classici segnali di allarme ricercati dagli esperti per prevedere una catastrofica esplosione. “Il nostro studio mostra anche che non si verificano eventi estremi prima di una super eruzione. Ciò suggerisce che i segnali di un'imminente super-eruzione, come un aumento significativo dei terremoti o un rapido sollevamento del suolo, potrebbero non essere così ovvi come raffigurati nei film catastrofici dell'industria cinematografica. Al vulcano Toba tutto sta accadendo silenziosamente sottoterra, e l'analisi degli zirconi ora ci dà un'idea di quello che accadrà”, ha spiegato il professor Luca Caricchi, coautore dello studio.

Attualmente ci sarebbero in agguato ben 320 chilometri cubi di magma nel cuore della caldera del lago Toba. “Possiamo vedere che quest'isola sta gradualmente aumentando in altezza, indicando che il vulcano è attivo e che il magma si sta accumulando al di sotto”, ha dichiarato il professor Liu. La prossima super-eruzione è prevista tra 600mila anni, tuttavia potrebbero verificarsene altre più piccole prima del previsto. Grazie al metodo di analisi degli zirconi gli scienziati ritengono che possano essere stimate le tempistiche delle super-eruzioni anche per altri supervulcani, come ad esempio quello dei Campi Flegrei. Le ultimi eruzioni del lago Toba avrebbero ricoperto larga parte dell'Asia meridionale da uno spesso strato di cenere, mentre la più recente avrebbe innescato un inverno vulcanico durato decenni, con il crollo delle temperature su tutto il pianeta. I dettagli della ricerca “Growth and thermal maturation of the Toba magma reservoir” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica PNAS.

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