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Opinioni

Il domatore ucciso dalle tigri insegna che la violenza nei circhi non spegne la natura degli animali

La morte del domatore Ettore Weber ucciso dalle tigri nel circo non è mai una bella notizia, ma occasioni come queste ci aiutano a riflettere sull’utilità di questi spettacoli e sui messaggi di violenza (nascosta) che danno ai nostri bambini. Una tigre, per quanto deprivata, sottomessa e addestrata, resta comunque un animale selvatico potenzialmente pericoloso che deve essere lasciato libero.
A cura di Zeina Ayache
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Il domatore Ettore Weber è morto ucciso delle tigri nel suo circo, la notizia ha sin da subito fatto scattare l’eterna lotta tra quelli che se ne dispiacciono e quelli che, indignati per la presenza degli animali nei circhi, ne godono. A mio parere, ciò che dovrebbe lasciarci senza parole, o che forse dovrebbe farci riflettere e discutere in maniera costruttiva, è a prescindere la presenza di animali nei circhi e la convinzione di molti genitori che portare i figli ad assistere ad uno spettacolo con questi esseri viventi possa essere formativo ed educativo, o anche solo ‘bello’ da vedere. Perché che una tigre possa uccidere un uomo mi sembra fin troppo ovvio e banale per doverci soffermare sulla questione. Ma forse ne abbiamo bisogno.

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La morte di un domatore in un circo provocata dall’attacco di un grande felino è la cosa più ovvia che possa accadere: non basta privare violentemente questi individui della loro dignità sin dalla nascita, e da generazioni, non basta costringerli a vivere o all’interno di gabbie o in capannoni con luci e musiche forti mentre, sotto la minaccia della frusta, vengono obbligati a mettere in atto comportamenti che non gli appartengono, per spegnere il loro il richiamo della natura. Un richiamo forte, che tutti noi abbiamo, il richiamo del benessere, della libertà, dell’espressione del sé.

Ad un animale, come a qualsiasi individuo, non basta avere cibo, acqua e un tetto a disposizione per ‘essere felice’: un animale fuori dal suo habitat e obbligato in un circo non potrà mai essere appagato, non potrà mai vivere nel benessere. E allora succede che, ad un certo punto, magari per un errore umano, l’animale raggiunge il suo massimo livello di sopportazione e decide infine di comportarsi per ciò che è: un predatore.

E quando una tigre ti attacca, le speranze di salvezza sono decisamente poche.

La morte di un domatore in un circo provocata dall’attacco di un grande felino, o di qualsiasi animale, non è mai una bella notizia. Mai. Ma questi episodi, come in generale le tragedie, possono rappresentare un momento importante di riflessione: abbiamo davvero bisogno di questi spettacoli? No.

Chi sono le persone che trovano divertente e affascinante vedere una tigre che balla e salta a comando? Forse quelle che non si interessano di imparare chi siano davvero questi animali, ma vogliono solo assistere a qualcosa di straordinario. Per quanto violento. Siamo davvero così moralmente piccoli?

Per fortuna l’evoluzione fa il suo corso e negli ultimi decenni sono sempre di più i genitori e gli adulti che si stanno rifiutando di alimentare questi spettacoli della morte, della morte interiore degli animali.

Per fortuna esistono genitori che scelgono di non voler mostrare ai loro figli lo spettacolo dei circhi con animali che dietro le quinte nasconde ore, giorni, mesi e anni di maltrattamenti. Questi genitori stanno insegnando al loro figli cosa sia il rispetto per questi esseri viventi, liberandoli dall’egoismo ed evitando di trasformarli in piccoli uomini che pensano di poter ottenere ciò che vogliono con la violenza, con il sopruso, con la sottomissione.

I circhi con animali sono destinati a scomparire, il percorso verso il divieto di questi eventi è iniziato. Adesso forse possiamo iniziare a concentrarci sul vero nocciolo della questione: quand’è che abbiamo dimenticato di essere anche noi animali e abbiamo deciso di sottomettere ai nostri desideri tutte le specie viventi di questa Terra, ritrovandoci oggi di fronte alla sesta estinzione di massa che sta portando alla scomparsa di migliaia di specie, che sta portando alla distruzione del Pianeta, che sta portando alla sofferenza anche lo stesso essere umano?

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Giornalista. Mi sono sempre chiesta chi ci fosse dietro alle notizie veicolate ogni giorno dai giornali, dalla TV e dal Web. Poi mi sono informata e sono diventata una di loro. Credo fortemente nella divulgazione e per questo faccio il possibile per raccontare attraverso le esperienze e le emozioni ciò che accade sul nostro Pianeta.
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