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Covid 19

La variante Omicron potrebbe eludere i vaccini Covid

L’esperto di biostatistica Trevor Bedford ha determinato che la principale minaccia della variante Omicron può essere la capacità di eludere i vaccini anti Covid.
A cura di Andrea Centini
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La nuova variante Omicron (B.1.1.529) del coronavirus SARS-CoV-2 "super mutata" emersa in Sudafrica è piombata prepotentemente in questa fase della pandemia di COVID-19, allarmando i mercati e spingendo i governi a prendere misure più severe per contenere la diffusione dei contagi, compreso il divieto di viaggio nel Paese africano. Secondo le stime degli esperti, infatti, la variante di preoccupazione potrebbe avere una trasmissibilità del 500 percento superiore rispetto a quella del ceppo originale del patogeno (la variante Delta si attesta attorno al 70 percento), inoltre non si esclude che possa essere più aggressiva – anche se i sintomi fino ad oggi riscontrati sono lievi – e soprattutto in grado di eludere le difese immunitarie, sia quelle indotte dai vaccini anti Covid che quelle di una precedente infezione naturale. Insomma, siamo innanzi a una nuova, minacciosa forma del nemico contro cui combattiamo da quasi due anni, manifestatasi in una fase di grande circolazione della Delta che alcuni scienziati ritengono possa essere l'ultimo “colpo di coda” della pandemia, prima che il virus diventi endemico. Le caratteristiche della variante Omicron, che possiede ben 32 mutazioni sulla proteina S o Spike, potrebbero comunque riservare qualche sorpresa. Secondo una nuova indagine preliminare, ad esempio, la minaccia principale non sarebbe la contagiosità, bensì proprio la capacità di fuga immunitaria.

A sottolinearlo in un cinguettio su Twitter è il professor Eric Topol, direttore e fondatore del prestigioso Scripps Research Translational Institute di La Jolla (California), che dall'inizio della pandemia di COVID-19 si occupa della divulgazione di dati epidemiologici. Lo scienziato ha citato il lavoro del professor Trevor Bedford, ricercatore della divisione vaccini e malattie infettive e del programma di biologia computazionale presso il Fred Hutchinson Cancer Research Center. Sulla base dei dati provenienti dal Sudafrica e in particolar modo dalla provincia di Gauteng, quella più colpita dalla variante Omicron, lo studioso indica che il rapido incremento di casi – come evidenziato dall'impennata delle curve – non è necessariamente legato alla trasmissibilità, ma potrebbe essere coinvolta proprio una superiore capacità di fuga immunitaria, dovuta alle molteplici mutazioni che renderebbero il virus meno sensibile agli anticorpi neutralizzanti.

In base al grafico soprastante dell'epidemiologo Tom Wenseleers riportato dal professor Bedford, viene suggerito che la variante Omicron possa avere una velocità di trasmissione oltre cinque volte quella della Delta. Più nello specifico, la variante Omicron avrebbe la capacità di infettare 5,2 volte più persone rispetto alla variante Delta nel corso di una singola generazione del virus (circa 4,7 giorni), come indicato dall'esperto di biostatistica dell'Università di Lovanio (Belgio). Secondo il professor Bedford, quando vi saranno più dati il tasso di trasmissibilità della variante Omicron potrebbe scendere sensibilmente, arrivando a 3 / 4 volte quello della Delta. Ma come indicato, un ruolo fondamentale potrebbe giocarlo la capacità elusiva della variante. Per spiegare come, lo scienziato si è innanzitutto soffermato sul calcolo dell'indice Rt, cioè il numero medio di infezioni secondarie determinato da un singolo contagiato. Nella provincia di Gauteng si è passati da un indice Rt pari a 0,8 all'inizio di novembre a oltre 2 – 2,5 alla fine del mese, proprio in concomitanza con l'emersione della variante Omicron. Dall'analisi di oltre duecento genomi della nuova variante condivisi dai ricercatori sulla banca dati GISAID, il professor Bedford ha stimato la sua emersione si sarebbe verificata attorno al 30 settembre, tra il 9 settembre e il 13 ottobre; anche da questi dati si giunge a una stima di un Rt superiore a 2. “Avere due metodi molto diversi che danno stime di Rt tra 2.0 e 2.5 mi dà un (piccolo) grado di fiducia. Possiamo triangolare la fitness relativa con l'Rt in modo che Delta in Sudafrica abbia un Rt di circa 0.8 e Omicron sia circa tre volte superiore, con Rt di circa 2.5”, ha specificato lo scienziato su Twitter.

Partendo da questo presupposto, è possibile stimare l'impatto della fuga immunitaria e della maggiore trasmissibilità sull'incremento dei casi. “In uno scenario in cui il 90 % della popolazione è immunizzata contro le varianti precedenti, otteniamo la seguente immagine (grafico sottostante NDR) in cui Omicron potrebbe trovarsi ovunque lungo la linea tratteggiata che va da un R0 intrinseco di 3 e 83% di fuga immunitaria a un R0 intrinseco di 9 e 20% di fuga immunitaria”, specifica il professor Bedford. In altri termini, a indici R0 più bassi corrispondono valori di fuga immunitaria sensibilmente più elevati, che a loro volta cambiano in base alla percentuale di immunizzati. Ad esempio, con l'85 percento della popolazione immunizzata contro il ceppo originale del coronavirus SARS-CoV-2 e con un R0 attorno a 4 si ottiene una fuga immunitaria superiore all'80 percento. “Ancora una volta, basandomi su una proteina Spike incredibilmente mutata, suppongo che la fuga immunitaria sarà sostanziale e quindi sospetto ancora che sia del tutto possibile che Omicron mostri una trasmissibilità intrinseca inferiore rispetto a Delta”, ha chiosato il professor Bedford in un post con un grafico aggiornato.

Entro un paio di settimane usciranno i risultati sui test di neutralizzazione contro la variante Omicron, eseguiti con i campioni di sangue degli immunizzati con 2 e 3 dosi di vaccino anti Covid; i risultati saranno fondamentali non solo per sapere quanto i vaccini sono in grado di proteggerci dalla nuova variante, ma anche se sarà necessario aggiornarli per un nuovo booster (dose di richiamo) specifico contro la Omicron. Ugur Sahin, amministratore delegato di BioNTech e creatore del vaccino anti Covid a mRNA “Comirnaty” commercializzato da Pfizer, sostiene che probabilmente il vaccino offrirà una protezione sostanziale contro la malattia grave provocata dalla variante Omicron, meno dal contagio. Non resta che attendere i risultati dei test di neutralizzazione.

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