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La Terra ha perso 28 trilioni di tonnellate di ghiaccio dal ’94: entro il 2100 il mare salirà di 1m

Analizzando le immagini e i dati satellitari dagli anni ’90 a oggi, un team di ricerca britannico guidato da scienziati dell’Università di Leeds ha determinato che in soli 23 anni la Terra ha perduto 28 trilioni di tonnellate di ghiaccio. L’impatto dei cambiamenti climatici farà alzare di un metro il livello del mare entro il 2100.
A cura di Andrea Centini
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Tra il 1994 e il 2017 il nostro pianeta ha perduto 28 trilioni di tonnellate di ghiaccio, una quantità enorme legata all'impatto del riscaldamento globale, frutto dei cambiamenti climatici catalizzati dalle attività antropiche. Del resto, come evidenziato da un recente studio condotto dalla NASA e dall'Amministrazione nazionale oceanica ed atmosferica (NOAA), l'ultimo decennio è stato il più caldo in assoluto da quando viene tenuta traccia delle temperature globali, e non è un caso che proprio negli ultimi anni sono stati registrati record drammatici in termini di scioglimento di ghiaccio. Basti pensare che la Groenlandia, in base a un'indagine coordinata da scienziati tedeschi del Centro Helmholtze per la Ricerca polare e Marina, soltanto nel 2019 ha perduto fino a 590 miliardi di tonnellate di ghiaccio.

Proprio la grande isola del Regno di Danimarca finisce spesso negli studi che valutano il tasso di scioglimento dei ghiacciai, trattandosi della seconda calotta glaciale più grande del mondo, così come l'Artico e l'Antartico, ma è la prima volta che gli scienziati si concentrano sulla perdita di ghiaccio su scala globale. A stimare i 28 trilioni di tonnellate perduti in 23 anni è stato un team di ricerca britannico guidato da scienziati della Scuola di Scienze della Terra e Ambientali dell'Università di Leeds, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Scienze Geologiche dell'Università di Edimburgo, del Mullard Space Science Laboratory presso lo University College di Londra e della società Earthwave Ltd.

Gli scienziati, coordinati dal professor Thomas Slater del Centre for Polar Observation and Modelling presso l'ateneo di Leeds, hanno analizzato nel dettaglio immagini e dati satellitari dell'ultimo ventennio relativi a ghiacciai, montagne e calotte glaciali. Incrociando tutti le informazioni è emerso che dal 1994 il ghiaccio marino artico ha perduto una massa di 7,6 trilioni di tonnellate; le piattaforme di ghiaccio antartiche 6,5 trilioni di tonnellate; i ghiacciai montani 6,2 trilioni di tonnellate; la calotta glaciale della Groenlandia 3,8 trilioni di tonnellate; la calotta glaciale dell'Antartide 2,5 trilioni di tonnellate; e il ghiaccio marino dell'Oceano Antartico 0,9 trilioni di tonnellate. Il 60 percento del ghiaccio è stato perduto nell'emisfero boreale (o settentrionale), mentre il tasso di perdita dagli anni '90 a oggi si è impennato del 57 percento, passando da 0,8 trilioni di tonnellate di ghiaccio perduti ogni anno a 1,2 trilioni di tonnellate. Il ruolo delle emissioni di carbonio, alla base dei cambiamenti climatici, per gli autori dello studio è ormai inequivocabile.

Oltre alla distruzione di interi ecosistemi e alla potenziale perdita di specie iconiche come l'orso polare, tra gli effetti più preoccupanti dello scioglimento dei ghiacci vi è l'innalzamento del livello del mare. In base alle stime degli autori dello studio, di questo passo entro la fine del secolo il mare si alzerà di un metro, facendo finire sott'acqua isole (in particolar modo atolli del Pacifico) e aree costiere. Per ogni centimetro in più di innalzamento, si ha inoltre circa un milione di sfollati, come dichiarato al Guardian dal coautore dello studio Andy Shepherd. La massa di ghiaccio perduta non viene più completamente rimpiazzata poiché sono saltati i processi che fino a due decenni fa mantenevano in equilibrio i sistemi, ed è proprio per questa ragione che secondo un team di ricerca dell'Università Statale dell'Ohio la Groenlandia avrebbe raggiunto un punto di non ritorno. La sua calotta glaciale continuerà a sciogliersi anche qualora dovessimo riuscire a fermare il riscaldamento globale. I dettagli della nuova, preoccupante ricerca sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Cryosphere Discussions.

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