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Covid 19

La pandemia fa male al cuore: perché rischiamo un’ondata di mortalità nei prossimi anni

Nel nuovo rapporto pubblicato dalla autorevole American Heart Association viene evidenziato che la mortalità per eventi cardiovascolari è in costante aumento da dieci anni a questa parte, ma a causa della pandemia di COVID-19 i dati potrebbero peggiorare in modo significativo nei prossimi anni. Ecco perché.
A cura di Andrea Centini
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Alla data odierna, venerdì 29 gennaio 2021, la pandemia di COVID-19 ha provocato 2,2 milioni di morti in tutto il mondo, dei quali oltre 87mila soltanto nel nostro Paese. Questi dati, riportati sulla mappa interattiva dell'Università Johns Hopkins, raccontano tuttavia solo una parte della storia, poiché si riferiscono soltanto a coloro che hanno perso la vita per via dell'infezione. Gli esperti ritengono che siano moltissimi i decessi causati indirettamente dal virus, ad esempio fra chi, spaventato dal rischio di contagio in ospedale, ha ritardato troppo i controlli dopo un malore. Secondo un'indagine dei cardiologi del Centro Cardiologico Monzino, i morti per infarto durante la pandemia sono triplicati, proprio per il timore di recarsi al pronto soccorso dopo i primi segnali. Il dato è stato confermato anche da numerose altre indagini internazionali. Secondo una nuova ricerca pubblicata su Circulation, la pandemia farà impennare il tasso di mortalità cardiovascolare anche nei prossimi anni, non solo per la paura di recarsi in ospedale o perché il virus può effettivamente colpire anche il cuore, ma anche per via delle misure anti contagio introdotte, che hanno stravolto la vita a miliardi di persone.

A ipotizzare questo drammatico scenario un team di ricerca dell'autorevole American Heart Association, che ha appena pubblicato il nuovo rapporto annuale. Come specificato dagli scienziati, gli eventi cardiovascolari rappresentano la principale causa di morte nel mondo, e la tendenza è in crescita da anni. Basti pensare che nel solo 2019 sono decedute ben 18,6 milioni di persone per una malattia cardiovascolare, con un incremento del 17,1 percento rispetto a dieci anni fa. Nello stesso anno sono state oltre 523 milioni le malattie cardiache diagnosticate, in aumento del 26,6 percento rispetto al 2010. Questi dati indicano un significativo peggioramento della salute del nostro cuore, legata a molteplici fattori (dalla sedentarietà all'abuso di alcol, passando per vizio del fumo, inquinamento e dieta insalubre), pertanto le previsioni per il prossimo futuro erano già negative, ma a causa della pandemia, come specificato, ci sarà una ulteriore recrudescenza della mortalità.

“COVID-19 ha avuto un enorme impatto sulla vita delle persone in tutto il mondo ed è sulla buona strada per diventare una delle prime tre-cinque cause di morte nel 2020. Ma la sua influenza avrà un impatto diretto e indiretto sui tassi di prevalenza e decessi delle malattie cardiovascolari per anni a venire”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Salim S. Virani, tra i principali responsabili del rapporto 2021 dell'American Heart Association e docente di Cardiologia e Ricerca cardiovascolare presso il Baylor College of Medicine di Houston. “La ricerca sta dimostrando che il solo coronavirus può causare danni al cuore. È importante sottolineare che sappiamo anche che le persone hanno ritardato le cure per infarti e ictus, il che può portare a esiti peggiori”, ha aggiunto lo scienziato. Ma ciò che lo preoccupa particolarmente per il prossimo futuro sono i radicali cambiamenti nello stile di vita delle persone, a causa di lockdown, limitazioni agli spostamenti, impossibilità di raggiungere persone e luoghi a noi cari ; tutte misure necessarie, ma che hanno reso la nostra esistenza decisamente più triste, solitaria e sedentaria, che è collimata anche con un incremento significativo nell'uso di alcol e in una netta riduzione dell'attività fisica.

“Abitudini alimentari non salutari, aumento del consumo di alcol, mancanza di attività fisica e il costo mentale dell'isolamento da quarantena e persino la paura di contrarre il virus possono avere un impatto negativo sulla salute cardiovascolare di una persona. Avremo bisogno di osservare e affrontare queste tendenze poiché gli effetti completi si faranno probabilmente sentire per molti anni a venire”, ha affermato il professor Virani. L'ansia, lo stress, i sintomi depressivi e in molti casi anche il disturbo da stress post-traumatico, del quale si teme una vera e propria ondata, di certo non rendono fanno bene al nostro cuore, e gli effetti sono intensificati anche dai problemi economici che stanno vivendo in moltissimi, un altro costo salato di questa pandemia, oltre a quello sanitario e sociale. La speranza è che con la campagna vaccinale avviata da alcune settimane si possa definitivamente sconfiggere il virus e iniziare a recuperare la normalità perduta.

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