La catastrofe climatica incombe e i giovani l’hanno capito: sono loro che salveranno l’umanità
L’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) – il Sixth Assessment Report – dell'ONU pubblicato ad agosto parla chiarissimo: se non limiteremo rapidamente e in modo netto le emissioni di gas a effetto serra come anidride carbonica (CO2) e metano non riusciremo a contenere l'aumento della “febbre” del pianeta, andando incontro alle catastrofiche conseguenze innescate dal riscaldamento globale. Uno degli appuntamenti più importanti in assoluto per mettere a punto una tabella di marcia solida e concreta contro la crisi climatica è la Conferenza ONU sul cambiamento climatico (COP), che si terrà a Glasgow (Scozia) tra il primo e il 12 novembre 2021. La COP-26, che avrebbe dovuto tenersi lo scorso anno ma è stata posticipata al 2021 a causa della pandemia di COVID-19, è considerata da molti l'ultima occasione per i potenti della Terra di trovare accordi e strategie per portarci fuori dall'apocalisse, sempre più vicina e minacciosa.
Tra chi chiede con maggior vigore che la COP-26 non sia l'ennesima occasione sprecata vi è il movimento Fridays for Future, fondato dalla giovane attivista ambientalista Greta Thunberg divenuta famosa in tutto il mondo per il suo “Sciopero scolastico per il clima” innanzi al Parlamento svedese. Per venerdì 24 settembre l'organizzazione ha programmato un nuovo sciopero globale per il clima, che coinvolgerà anche numerose piazze di città italiane. I ragazzi e gli adulti che sostengono il movimento faranno sentire la propria voce per fare da megafono a quella degli scienziati, affinché tutti – dai decisori politici al singolo cittadino – facciano la propria parte per contrastare la più grave minaccia che incombe sull'umanità, molto più della pandemia che stiamo vivendo da quasi 2 anni. La realtà è che non c'è più tempo per tentennare e fare passi incerti verso la direzione giusta, o meglio, verso quella necessaria, per salvare noi e la biodiversità che ci circonda. I giovani lo hanno capito prima e molto meglio di tanti adulti, mal disposti a rinunciare al proprio stile di vita, disinteressati alle macerie che stanno per lasciare in eredità alle future generazioni. Lo sciopero globale per il clima è un grido d'allarme disperato, che i più cinici e ciechi scambiano per una grottesca carnevalata con l'obiettivo di marinare la scuola, tra insulti e disprezzo.
Gli attivisti di Fridays for Future sottolineano che su di noi pesa la grande responsabilità di cambiare la storia, ma anche che abbiamo la grande opportunità di cambiarla in meglio ed essere ricordati per questo, prima che la storia cambi noi. Non ci sarà più un "dopo" quando il mare inghiottirà intere isole, regioni e metropoli costiere; quando le risorse alimentari, i terreni fertili e l'acqua saranno talmente scarsi da innescare migrazioni di massa senza precedenti e guerre globali per accaparrarseli; quando incendi, uragani, alluvioni, ondate di calore mortali e altri eventi catastrofici e sempre più frequenti strapperanno la vita a un numero enorme di persone; quando orsi polari, pinguini, insetti, barriere coralline e una moltitudine di specie animali e vegetali saranno cancellati per sempre dalla faccia della Terra. I giovani non vogliono vivere in questo inferno, innescato dall'inesauribile avidità e ingordigia di chi li ha preceduti. Stiamo già subendo i primi effetti di questa catastrofe, come si evince dai disastri di questa estate, dalla cupola di calore in Nord America all'alluvione mortale in Germania, ma abbiamo ancora il tempo e anche il modo per fermare tutto questo. Ciascuno di noi deve però fare la propria parte, abbracciando uno stile di vita più sostenibile e "amico dell'ambiente". Promuovere la condivisione di veicoli meno inquinanti, una dieta principalmente basata su alimenti di origine vegetale e l'uso delle energie rinnovabili non è solo slogan, ma atti concreti che i ragazzi di Fridays for Future sostengono per il bene della nostra e delle altre specie.
E poi naturalmente c'è l'appello ai grandi della Terra, cui viene richiesto senza indugio di abbattere drasticamente le emissioni “disinvestendo dai combustibili fossili e ponendo fine all’estrazione, alla combustione e all’utilizzo degli stessi”. Ma si chiede anche di risarcire i Paesi del Sud del mondo – cancellando debiti e donando fondi – a causa del nostro debito climatico, per le disparità di emissioni storiche prodotte nel tempo; di riconoscere la crisi climatica come una minaccia alla sicurezza stessa dell'umanità e di riconoscere il ruolo cruciale della biodiversità. Ecco perché scendono in piazza e perché devono essere sostenuti da tutti noi nella loro virtuosa attività di protesta.