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In Canada il caldo estremo ha cotto vivi oltre un miliardo di animali

Nel mare di Salish, tra la Columbia Britannica e lo Stato di Washington, oltre un miliardo di animali marini è rimasto ucciso a causa dell’ondata di calore estremo che sta colpendo diverse aree del Nord America. Proprio in Canada sono stati sfiorati i 50° C, la temperatura più alta mai registrata ne Paese.
A cura di Andrea Centini
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Cozze "cotte" vive e squagliate dalle temperature estreme in Canada. Credit: Chris Harley/Università della Columbia Britannica/ CBC
Cozze "cotte" vive e squagliate dalle temperature estreme in Canada. Credit: Chris Harley/Università della Columbia Britannica/ CBC

Le temperature infernali che stanno colpendo il Nord America hanno sterminato almeno un miliardo di animali marini nel mare di Salish, una propaggine dell'Oceano Pacifico situata tra la British Columbia (Canada) e lo stato americano di Washington. Lungo le coste di questo florido bacino d'acqua che abbraccia lo Stretto di Georgia, lo Stretto di Juan de Fuca e il Puget Sound – una spettacolare rete di canali – in pochi giorni si è levato un odore nauseante, dovuto all'enorme biomassa di creature in decomposizione, cotte vive e uccise dalle temperature insostenibili, in alcuni casi ben superiori ai 40° C.

Per comprendere quanto è drammatica la situazione in Canada, basti pensare che nei giorni scorsi il Coroners Service della British Columbia ha comunicato che tra il 25 giugno e il primo luglio nella provincia sono morte improvvisamente ben 777 persone. Secondo gli esperti a causarle è stata proprio l'ondata di calore estremo che ha investito l'America nordoccidentale, provocata da una “cupola di calore” – figlia dei cambiamenti climatici – che ha fatto raggiungere temperature record. Nella cittadina di Lytton, poi distrutta da un incendio, sono stati sfiorati i 50° C: mai la colonnina di mercurio si era alzata così tanto in Canada. Ma sono molti i territori canadesi e statunitensi affacciati sull'Oceano Pacifico ad aver toccato massime drammatiche negli ultimi giorni. Com'era facilmente ipotizzabile, le temperature impazzite hanno fatto strage di animali. A pagare il prezzo più alto quelli che vivono nella zona intertidale (o piano mesolitorale), cioè quel tratto costiero fortemente influenzato dalle maree. Gli organismi che vivono in questo peculiare ecosistema quando c'è bassa marea vengono esposti al sole e, se le temperature hanno una media di ben 10-15° C superiore a quella massima che possono sopportare per brevi periodi, sono destinati a soccombere in massa.

A lanciare l'allarme sulle conseguenze catastrofiche dell'ondata di calore sugli animali marini è stato il professor Chris Harley, docente di Biologia Marina presso l'Università della British Columbia. Lo scienziato si è recato con i suoi studenti in diverse spiagge affacciate sul mare di Salish, da Kitsilano Beach a West Vancouver, fino alla Sunshine Coast. Ovunque sia andato ha trovato solo una distesa di organismi in putrefazione e un odore insopportabile. A farne le spese maggiori molluschi bivalvi che vivono attaccati agli scogli come le cozze, esposte alle temperature infernali della cupola di calore senza potersi spostare. Ma hanno perso la vita anche moltissimi balani, vongole, lumache di mare, stelle marine e altri invertebrati. “Una cozza sulla riva in qualche modo è come un bambino lasciato in macchina in una giornata calda”, ha dichiarato il professor Harley a The Starr e CBC News. “È bloccato lì finché non torna il genitore, o in questo caso, fin quando non torna la marea. C'è ben poco che possono fare. Sono in balia dell'ambiente. E sabato, domenica, lunedì, durante l'ondata di calore, è diventato così caldo che non c'era niente che le cozze potessero fare”, ha aggiunto l'esperto. La loro carne si è riscaldata così tanto da staccarsi e sciogliersi nelle conchiglie rimaste spalancate.

Lo scienziato ha spiegato che nelle dimensioni di un piano cottura possono trovare posto circa duemila cozze; considerando le dimensioni dell'habitat che si affaccia sul mare di Salish, il numero di animali morti per l'ondata di calore è semplicemente immenso e molto probabilmente sottovalutato. A rendere ancor più drammatico l'impatto di questo disastro ecologico anche la conseguente riduzione della qualità dell'acqua marina, tenendo presente che cozze e altri molluschi dell'ambiente intertidale sono filtratori. A causa delle temperature atmosferiche estreme è aumentata di ben 3° C anche quella dell'acqua marina attorno all'isola di Vancouver, un cambiamento impressionante che può avere effetti su tutti gli organismi marini.

Il deprimente spettacolo che si è palesato innanzi agli occhi degli esperti è stato definito sconcertante, ma assolutamente non imprevisto, come affermato alla CBC dal dottor Chris Neufeld, ricercatore presso il Bamfield Marine Sciences Center sull'isola di Vancouver: “È stato molto scoraggiante rendersi conto che siamo in questo momento che avevamo previsto da molto tempo”. Il rischio è che con continue ondate di calore di questo genere, sempre più frequenti e intense a causa del riscaldamento globale, la costa potrebbe non riuscire più a sostenere le popolazioni di organismi filtratori, con un impatto drammatico per l'intero ecosistema marino. L'unico modo per prevenire altri disastri, spiegano gli scienziati, è combattere i cambiamenti climatici riducendo le emissioni di carbonio in atmosfera.

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