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La balena morta a Sorrento è la più grande mai “spiaggiata” nel Mediterraneo: sparito il piccolo

La balenottera comune trovata morta nel porto di Sorrento misura 19,77 metri, ciò la rende la più grande mai rinvenuta “spiaggiata” nel Mar Mediterraneo. Il dato ci è stato confermato dalla dottoressa Maddalena Jahoda, esperta di cetacei del Tethys Research Institute. Giallo sulle sorti del piccolo avvistato – disorientato e ferito – nello stesso porto, il giorno prima della scoperta della carcassa. È stato tuttavia confermato che non si trattava del figlio.
A cura di Andrea Centini
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Lo scorso 14 gennaio nel porto di Sorrento è stato avvistato un giovane esemplare di balenottera comune (Balaenoptera physalus) in seria difficoltà; confuso e disorientato, il piccolo continuava a sbattere il rostro (il “muso”) contro la banchina di cemento, provocandosi brutte lacerazioni che hanno tinto di rosso sangue l'acqua. Il cetaceo, fortunatamente, dopo un po' di tempo si è immerso ed è sparito dalla vista di chi, attonito, ha osservato e filmato l'intera scena. Si tratta di uno dei documenti più drammatici che hanno visto il coinvolgimento di una balenottera nel nostro Paese, al pari di quelli di “Mezzacoda” e “Codamozza” dei mesi scorsi. Ma quel piccolo ferito e frastornato, in un luogo che non gli apparteneva, ha innescato una sequenza di eventi del tutto inattesa, che ha sorpreso anche i biologi marini. A causa dell'anomalo comportamento si è temuto che il giovane cetaceo, una volta immerso, potesse essere morto, e così sono iniziate le ricerche da parte dei subacquei. Incredibilmente, il giorno successivo i sommozzatori della Guardia Costiera hanno effettivamente trovato la carcassa di una balenottera nelle acque del porto, tuttavia si trattava di un esemplare decisamente più grande di quello che batteva disperatamente contro il cemento, prima di sparire in mare. Che cosa è successo?

La carcassa della balenottera comune. Credit: Tethys Research Institute/Facebook
La carcassa della balenottera comune. Credit: Tethys Research Institute/Facebook

Un inquietante sospetto ha immediatamente iniziato a circolare tra gli esperti. Come sottolineato in un post su Facebook dall'Istituto Tethys, si è infatti immaginato che la maestosa balenottera deceduta potesse essere la madre del piccolo, e che quest'ultimo, dopo averla perduta, si sarebbe trovato da solo e disorientato nel porto, mettendo in atto quel comportamento che ha spezzato il cuore a milione di italiani. Le ricerche dei subacquei sono dunque proseguite nella zona portuale, ma il corpo del piccolo non è stato trovato. Ciò, tuttavia, non ha smorzato i timori dei biologi, poiché se si fosse trattato di un animale non ancora svezzato (le balenottere sono mammiferi marini che prendono il latte dalle madri), non avrebbe comunque avuto scampo.

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Mentre proseguivano le ricerche in mare si è attivato un pool di esperti per organizzare il trasferimento e lo studio della carcassa della grande balenottera, che poi è emersa dall'acqua, gonfia a causa dei gas legati al processo di decomposizione. Tra le organizzazioni coinvolte nell'operazione figurano l’unità d’intervento del Cetaceans strandings Emergency Response Team (CERT), il team che si occupa – in Italia e all'estero – della gestione degli spiaggiamenti di grandi cetacei; il C.Re.Di.Ma.; il Parco Marino di Punta Campanella e l'organizzazione Marevivo, così come i biologi marini del già citato Tethys Research Institute e del Museo di Storia Naturale di Milano, che studieranno il caso per approfondire le conoscenze su questa splendida specie. La balenottera comune è l'unico cetaceo misticete che vive abitualmente nel Mar Mediterraneo ed è il secondo animale più grande sulla Terra (dopo la balenottera azzurra), dettaglio che ha reso piuttosto complicato il recupero. La carcassa è stata trasferita – con non pochi sforzi – al porto di Napoli dopo diverse ore di navigazione, grazie a due motovedette della Guardia Costiera e al coordinamento della Direzione Marittima di Napoli.

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La necroscopia, durata ben 13 ore, ha portato a diverse scoperte interessanti, la prima delle quali è che evidentemente la grande balenottera non era la madre del piccolo. Quest'ultima potrebbe essere un'altra vittima invisibile di questo dramma del mare. Come spiegatoci dalla dottoressa Maddalena Jahoda dell'Istituto Tethys, biologa marina specializzata in cetacei, a dimostrare che non si trattava della madre il fatto che sulla carcassa “non ci sono segni che abbia allattato recentemente”. Per quanto riguarda le sorti del giovane esemplare, l'esperta ci ha spiegato che “se si tratta di un piccolo sotto i sei mesi che veniva ancora allattato purtroppo non può sopravvivere da solo". "La speranza – ha aggiunto la scienziata – è che fosse già svezzato e sia riuscito ad allontanarsi, oppure abbia ritrovato la madre".

Un'altra informazione significativa emersa dall'esame autoptico è quella relativa alle dimensioni della balenottera. Dalle misurazioni preliminari condotte in acqua era stata inizialmente stimata una lunghezza di oltre 23 metri, dunque si sarebbe trattato della più grande balenottera comune mai misurata nel Mar Mediterraneo. Dopo l'esame necroscopico la lunghezza certificata è stata di 19,77 metri, che rappresenta comunque un record per una balenottera spiaggiata nel Mare Nostrum. Come spiegatoci dalla dottoressa Maddalena Jahoda, "la misura è inferiore ai 23 metri di cui si era parlato perché in mare si può solo stimare". "Con l'animale a terra – prosegue l'esperta – si fa una misura standardizzata, confrontabile con gli altri casi, e va dalla punta del rostro al seno interlobare della coda. In sostanza resta fuori qualcosina della coda".

Per quanto concerne le cause della morte, la dottoressa Jahoda ci ha spiegato che gli esperti del CERT non hanno rinvenuto “lesioni macroscopiche che possano far pensare a una collisione con un’imbarcazione o a una cattura accidentale in un attrezzo da pesca, tra le cause più frequenti di mortalità dei grandi cetacei nei nostri mari”. “Segnalano solo una spondilosi a livello delle vertebre lombari, che può essere legata a un naturale processo degenerativo cronico legato all'età oppure a qualche fattore infettivo”. “Risposte più precise – aggiunge la biologa marina – potranno venire dalle analisi di laboratorio; una ipotesi è la presenza del morbillivirus, che è spesso causa di morte nei cetacei, ed ha provocato, a periodi, vere e proprie epizoozie (epidemie) anche tra i delfini. È stato già trovato in altre cinque balenottere, e un altro spiaggiamento recente della stessa specie e nella stessa zona potrebbe puntare in questa direzione”, ha proseguito l'esperta. Che non esclude nemmeno i potenziali effetti negativi di inquinanti di origine antropica. “Se anche una possibile infezione non è dovuta direttamente all’uomo, si sa che è spesso favorita da diversi tipi di inquinanti come PCB, DDT, ritardanti di fiamma, noti per causare immunosoppressione”, ha specificato l'esperta. Ci vorrà dunque del tempo prima di sapere con esattezza ciò che è accaduto alla sfortunata balenottera.

Ciò che è certo è che abbiamo perduto un esemplare preziosissimo, di una specie classificata come vulnerabile (codice VU) nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). “I nostri mari ospitano una piccola popolazione mediterranea – spiega la dottoressa Jahoda -, geneticamente diversa da quelle che provengono dall’Atlantico; con i tempi di riproduzione molto lenti dei cetacei, ogni individuo è prezioso”. Alla luce di ciò che è accaduto, come indicato non si esclude che assieme alla balenottera possa aver perduto la vita anche la madre del piccolo, che è stato avvistato senza di essa. “La morte di due femmine più, forse, un piccolo, è una grave perdita del ‘cuore attivo' della popolazione che si riproduce. Rimane davvero un mistero la balenottera più piccola, che non è stata rinvenuta ne viva ne morta, finora”, ha concluso la scienziata. La speranza è che sia davvero riuscito ad allontanarsi dal porto e a ricongiungersi con la madre, sana e salva.

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