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Incendi in Australia, 480 milioni di animali morti tra le fiamme: è un’ecatombe

In base alle stime degli ecologisti dell’Università di Sydney, dall’inizio dell’emergenza incendi ad oggi sono morti 480 milioni di animali in Australia. Fra essi, oltre 8mila sono koala. C’è grandissima preoccupazione per le specie rare ed endemiche, decine delle quali potrebbero essere estinte dopo il passaggio delle fiamme.
A cura di Andrea Centini
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Gli incendi che stanno divorando l'Australia dal mese di settembre hanno ucciso 480 milioni di animali, quasi mezzo miliardo di esseri viventi. È la stima semplicemente agghiacciante fatta dagli ecologisti dell'Università di Sydney al Times, un numero talmente grande che si fa fatica anche a comprenderlo appieno. Soltanto di koala, del resto, ne sono morti oltre 8mila esemplari lungo la costa orientale. Si tratta circa del 30 percento della popolazione dell'Australia centro-settentrionale, tra Nuovo Galles del Sud e Queensland.

Un koala salavato dalle fiamme
Un koala salavato dalle fiamme

I roghi fino ad oggi hanno distrutto oltre 4 milioni di ettari di foreste in cinque diversi Stati della “terra dei canguri”, un'area estesa quanto il Belgio. Poiché l'estate australe è iniziata lo scorso 22 dicembre e andrà avanti per diverse settimane, la fine dell'emergenza è ancora molto lontana. A favorire le fiamme vi sono le temperature infernali che stanno investendo l'Australia, con medie giornaliere superiori ai 40° centigradi e picchi che sfiorano i 50° centigradi sulla colonnina di mercurio. Il 17 dicembre scorso è stato registrato il giorno più caldo di sempre, con 41,9° centigradi di temperatura media per l'intero Paese. A caldo asfissiante, roghi e siccità sta contribuendo un fenomeno chiamato Dipolo dell'Oceano Indiano (IOD) o “Niño indiano”, accompagnato da una fase negativa dell'oscillazione antartica SAM. Sullo sfondo l'impatto dei cambiamenti climatici, che hanno reso questi eventi naturali sempre più intensi e disequilibrati.

Tra i 480 milioni di animali uccisi dalle fiamme si contano mammiferi, rettili e uccelli, oltre a un numero imprecisato di invertebrati. Tra le principali vittime ci sono i più piccoli e le creature troppo lente per riuscire a sfuggire alle fiamme, in grado di propagarsi tra le chiome degli alberi a grande velocità a causa del forte vento. Gli zoologi e i botanici sono preoccupatissimi soprattutto per le specie rare ed endemiche, cioè quelle la cui intera popolazione è concentrata in un'area geografica ristretta. Soltanto nei mesi di novembre e dicembre è andato perduto il 50 percento delle foreste delle Blue Mountains, un patrimonio dell'UNESCO. In questi luoghi quasi incontaminati vivono specie fortemente minacciate come l'arbusto Kowmung hakea, la lucertola “water skink” e il pino Wollemi, un vero e proprio fossile vivente.

È andato in fiamme anche quasi il 50 percento della preziosa riserva Gondwana, dove fino a 30 specie vegetali e 30 specie animali rare potrebbero essere scomparse per sempre, come dichiarato a Science Magazine dall'ecologo evoluzionista Maurizio Rossetto del The Royoal Botanic Gardens di Sydney. C'è grandissima preoccupazione anche per i passeriformi olive whistler (Pachycephala olivacea) e pettirosso scarlatto; per il marsupiale quoll tigre – conosciuto anche come gatto marsupiale a coda macchiata –, per un piccolo wallabi chiamato potoroo settentrionale dal naso lungo e per il verme di Tallaganda, che è estinto in tutta l'Australia tranne che in una sola zona. Dell'uccello regent honeyeater (Anthochaera phrygia) prima dei roghi se ne contavano soltanto poche centinaia di esemplari (250-400); a causa delle fiamme gli scienziati hanno rilevato la distruzione di parte dei siti di nidificazione (con la morte dei pulcini) e delle stazioni di monitoraggio utilizzate dagli ornitologi. Sono minacciate anche numerose specie di anfibi e vegetali, ma solo al termine dell'emergenza si potrà avere una stima precisa dei danni causati dai catastrofici roghi.

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