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Incendi fanno strage di koala in Australia: morti tra le fiamme fino a 8mila esemplari

Il 30 percento della popolazione di koala dell’Australia centro-settentrionale è stato sterminato dagli incendi devastanti che hanno divorato milioni di ettari di foreste. Si stima che gli animali uccisi possano essere oltre 8mila. Numeri più precisi si conosceranno solo al termine dell’emergenza roghi.
A cura di Andrea Centini
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Gli incendi che da settimane stanno squassando l'Australia hanno ucciso fino a 8.400 koala, un numero di esemplari enorme, pari al 30 percento della popolazione centro-settentrionale. Ad annunciare il drammatico dato è stato il Ministro dell'Ambiente australiano Sussan Ley, che in un'intervista alla ABC ha sottolineato che si avranno informazioni più precise sulla mattanza dei marsupiali solo al termine dell'emergenza roghi.

Un koala salvato dalle fiamme
Un koala salvato dalle fiamme

A causa dell'estrema siccità catalizzata dalle temperature record – il 17 dicembre quella media è stata di 41,9° centigradi, la più alta nella storia -, le fiamme continuano a divampare con forza soprattutto lungo la costa orientale, dove si trova il cosiddetto “Triangolo dei Koala” tra Queensland e Nuovo Galles del Sud. Proprio qui la popolazione dei marsupiali – che conta tra i 15mila e i 28mila esemplari – è stata decimata. I roghi sono talmente distruttivi che gli esperti pensano avranno difficoltà persino a recuperare buona parte delle carcasse. Sino ad oggi sono andati in fiamme circa 5 milioni di ettari di foreste.

Già a metà novembre, sul finire della primavera australe, gli incendi stavano facendo strage di koala. Le immagini del salvataggio di Lewis e di tanti altri esemplari spaesati, disidratati e ustionati hanno fatto il giro della rete e commosso il mondo intero, attonito innanzi ai lamenti dei marsupiali, molto simili a quelli dei bambini. Purtroppo in molti non ce l'hanno fatta nonostante l'aiuto dei centri di recupero per la fauna selvatica, come lo stesso Lewis, soppresso con l'eutanasia per il peggioramento delle troppe ferite riportate.

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Tra il 1990 e il 2010 la popolazione dei koala nell'area interessata dai roghi era stata già abbattuta del 42 percento, soprattutto a causa dell'eccessivo sfruttamento dell'habitat naturale (disboscamento e agricoltura), ma anche per l'impatto dei cambiamenti climatici. Un massacro ancor più atroce è stato perpetrato nei primi 30 anni del XX secolo, quando la popolazione globale fu ridotta del 99 percento per esportare pellicce in Europa. In Australia vivevano circa 8 milioni di esemplari prima delle razzie dei coloni; oggi si ritiene che il numero complessivo sia inferiore agli 80mila, tanto che in un recente rapporto dell'Australian Koala Foundation la specie è stata dichiarata “funzionalmente estinta”, cioè non più in grado di avere un ruolo importante nell'ecosistema di cui fa parte. Benché considerato sin troppo pessimistico, alla luce della nuova mattanza il documento assume una nuova rilevanza. La ministra Ley ha sottolineato che si è seduta a un tavolo con gli esperti e che il governo ha già stanziato 6 milioni di dollari per tutelare i marsupiali.

Non c'è solo la sorte dei koala a preoccupare ambientalisti e zoologi. Tra le principali vittime dei roghi ci sono infatti anche il pappagallo terragnolo occidentale (Pezoporus flaviventris) e il dunnart di Kangaroo Island, un piccolo marsupiale. Sono moltissime le specie in pericolo: “Non devono essere morbidi e carini, possono essere squamosi e rugosi, e sono altrettanto importanti per me come ministro dell'ambiente e anche per l'ambiente australiano”, ha aggiunto la Ley, dicendosi preoccupata per tutta la biodiversità coinvolta dai devastanti roghi.

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