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Caldo record e incendi catastrofici in Australia, sfiorati i 50° C: cosa sta succedendo

Negli ultimi giorni in Australia sono state registrate temperature infernali che hanno sfiorato i 50° centigradi, alimentando siccità e incendi devastanti. Lo scorso 17 dicembre la temperatura media in tutto il Paese è stata di ben 41,9° centigradi, segnando il giorno più caldo di sempre nella storia australiana. Ecco cosa sta succedendo e perché.
A cura di Andrea Centini
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Un devastante incendio in Australia
Un devastante incendio in Australia

Il 17 dicembre in Australia è stato registrato il giorno più caldo di sempre, con una temperatura media sul vastissimo stato insulare di ben 41,9° centigradi. Il record precedente di 40,9° centigradi è durato un solo giorno; registrato martedì 16, aveva “stracciato” i 40,3° centigradi di temperatura media registrati il 7 gennaio del 2013. Ricordiamo che nell'emisfero sud del pianeta è appena iniziata l'estate, per questa ragione in Australia fa più caldo nei mesi in cui alle nostre latitudini "si battono i denti".

In occasione dei roventi record segnalati dal Bureau of Meteorology (Bom), in alcune città della terra dei canguri sono state toccate temperature davvero infernali; a Nullarbor, nell'Australia Meridionale, sono stati raggiunti i 49,9° centigradi; a Birdsville, nel Queensland, la colonnina di mercurio è arrivata a 47,7 ° centigradi; mentre ad Adelaide, una delle più popolose città australiane, i cittadini hanno dovuto sopportare 45,3° centigradi.

Insomma, l'Australia è stata investita da un'ondata di calore senza precedenti, che oltre ad essere estremamente pericolosa per la salute e per l'ambiente, in particolar modo per l'estrema siccità che l'accompagna, sta anche catalizzando incendi catastrofici. In poco tempo sono già andati in fumo milioni di ettari di territorio, con centinaia di case distrutte. I bollettini medici parlano di sei vittime accertate causate direttamente dai roghi, ma si contano anche numerosi ustionati e intossicati. Migliaia sono invece gli animali arsi vivi dalle fiamme. Uno scenario apocalittico che si protrae da diverse settimane; solo a novembre, lungo la costa orientale tra le città di Sydney nel Nuovo Galles del Sud e Brisbane, sono morti centinaia di koala. Dunque cosa sta succedendo in Australia?

Le temperature infernali in Australia. Credit: Bom
Le temperature infernali in Australia. Credit: Bom

Alla base del caldo record registrato in questi giorni c'è principalmente un fenomeno che gli scienziati chiamano Dipolo dell'Oceano Indiano (IOD), conosciuto anche col soprannome di “Niño indiano”. Si tratta, in parole semplici, di un'oscillazione termica relativa alle temperature superficiali dell'Oceano Indiano, con la componente occidentale della massa d'acqua che può risultare molto più calda rispetto a quella orientale. Quando si verifica questa condizione il Dipolo dell'Oceano Indiano (IOD) entra in fase positiva, e quella che si sta vivendo in questi mesi – il fenomeno è iniziato a giugno – è considerata estrema. Da almeno 60-80 anni non veniva registrata una differenza così ampia tra le temperature superficiali dell'Oceano Indiano occidentale e quelle della parte orientale.

Il motivo per cui le acque superficiali occidentali durante lo IOD positivo hanno una temperatura più elevata è legato a forti venti provenienti da Est, che spostano l'acqua calda verso Ovest e favoriscono la risalita di fredde acque di profondità nell'area orientale. A Ovest si determina così una pressione più bassa con piogge più intense e tempeste; a Est l'alta pressione favorisce condizioni di siccità, che interessa particolarmente l'Indonesia e l'Australia. Proprio a causa dei valori record dello IOD positivo sono state registrate piogge molto al di sotto della media in tutta l'Australia, accompagnate da temperature torride e rischio sensibilmente superiore di roghi. I meteorologi stimano che entro la fine di dicembre lo IOD diminuirà a causa del monsone stagionale meridionale, dando una nuova “sferzata” ai modelli del vento e dunque agli equilibri di alta e bassa pressione sull'Oceano Indiano.

Oltre allo IOD gli scienziati australiani puntano il dito anche contro una fase negativa dell'oscillazione antartica o Southern Annular Mode (SAM), una fascia di venti a bassa pressione attorno all'Antartide che si sposta da nord a sud in base a diversi fattori. Il fenomeno avrebbe contribuito a portare aria calda sull'Australia, in particolar modo sugli stati del Queensland e del Nuovo Galles del Sud, dove sono stati registrati i roghi più devastanti. Sia lo IOD positivo che il SAM sono fenomeni naturali, tuttavia la loro natura più intensa ed estrema è intimamente connessa al cambiamento climatico scaturito dalle costanti emissioni di gas a effetto serra nell'atmosfera, in particolar modo anidride carbonica.

In base ai dati diffusi dal Bom, la temperatura media in Australia dal 1910 ad oggi si è alzata di 1° centigrado, col maggior aumento concentrato dal 1950 ad oggi. Naturalmente, più alte sono le temperature, peggiori sono la siccità e il rischio di incendi. “In genere troviamo molto difficile attribuire gli impatti dei cambiamenti climatici a un evento specifico, in particolare mentre l'evento è in corso”, ha dichiarato alla BBC il dott. Richard Thornton del Centro di ricerca cooperativa Bushfires & Natural Hazards. “Quello che sappiamo – ha aggiunto lo studioso – è che la temperatura media in Australia ora è di circa 1° C al di sopra della media”, con il rischio di incendi in aumento in molte aree. “Non tutti gli eventi meteorologici sono il risultato diretto del cambiamento climatico. Ma quando vedi le tendenze essi risultano innegabilmente collegati al cambiamento climatico globale”, gli ha fatto eco la professoressa Glenda Wardle dell'Università di Sydney.

L'Australia è il principale Paese esportatore di carbone al mondo ed è accusato di non fare molto per i cambiamenti climatici; al momento l'obiettivo è ridurre le emissioni di CO2 del 26-28 percento entro il 2030, ma è considerato un target troppo poco virtuoso per un Paese del G20. Di questo passo, hanno sottolineato i ricercatori del Climate Change Institute presso l'Università Nazionale Australiana (ANU), entro il 2050 l'Australia potrebbe addirittura perdere la stagione invernale. Anche in Europa a causa dei cambiamenti climatici si attendono in futuro ondate di calore letali, incendi più catastrofici ed eventi alluvionali sempre più estremi, ma la posizione geografica e i fattori atmosferici coinvolti rendono la situazione piuttosto differente rispetto a quella dell'Australia.

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