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Covid 19

In Italia il coronavirus contagia più donne che uomini: sono il 54% del totale

In base all’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità dedicato all’emergenza coronavirus, è emerso che in Italia le donne rappresentano il 54,2 percento dei contagiati. Solo tre mesi prima, il 13 marzo, rappresentavano solo il 39,7 percento. Il sorpasso si è concretizzato tra aprile e maggio. Nonostante il maggior numero di contagiate, gli uomini hanno più probabilità di sviluppare la forma grave della COVID-19.
A cura di Andrea Centini
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Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base della mappa interattiva messa a punto dagli scienziati dell'Università Johns Hopkins, in Italia sono state contagiate dal coronavirus SARS-CoV-2 poco meno di 237mila persone, mentre i decessi legati alla COVID-19 (l'infezione causata dal patogeno) sono poco più di 34mila. Nel mondo i casi totali sono quasi arrivati a 8 milioni, mentre le vittime sono 433mila. Questi dati collocano il Bel Paese al settimo posto per infezioni e al quarto per i morti. Studi epidemiologici e analisi cliniche hanno confermato che la malattia risulta essere più aggressiva negli uomini – in particolar modo quelli anziani e con comorbilità -, tuttavia sembra che le donne si ammalino in numero maggiore.

A dimostrarlo i nuovi dati divulgati dall'Istituto Superiore di Sanità (ISS), nell'ultimo bollettino – datato 10 giugno – del suo servizio di Sorveglianza Integrata COVID-19. Il file in PDF con i dati completi potete scaricarlo cliccando sul seguente link. Le donne italiane infettate dal coronavirus SARS-CoV-2 risultano infatti essere il 54,2 percento del totale, contro il 45,8 percento degli uomini. A sorprendere è stato il percorso che ha portato al sorpasso delle donne e al successivo distaccamento dagli uomini. Sì perché come ricorda l'ANSA, il 13 marzo, quando la catastrofica pandemia era in piena accelerazione in Italia, le donne risultate ufficialmente positive al coronavirus erano il 39,7 percento del totale, contro il 61,3 percento degli uomini. Un mese esatto dopo sono diventate il 49,3 percento, compiendo il sorpasso tra aprile e maggio e distaccandosi nelle settimane successive. Il 13 maggio erano già il 53,7 percento dei contagiati.

Le ragioni di questa disparità tra uomini e donne possono essere molteplici. Come indicato, la malattia generalmente colpisce in modo più aggressivo gli uomini, di conseguenza sin dapprincipio potrebbero esserci state molte donne contagiate ma senza sintomi o con sintomi talmente lievi da non essere coinvolte nel monitoraggio. Non a caso si ritiene che il numero effettivo dei contagiati dal coronavirus sia almeno 5-10 volte superiore ai dati ufficiali; per i Centers for Disease Control and Prevention (CDC – Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie) americani gli asintomatici sarebbero il 25 percento del totale. Secondo alcuni studi questa percentuale potrebbe addirittura salire al 40 percento, anche se non deve essere fatta confusione con i presintomatici e con i paucisintomatici. In base all'infografica pubblicata dall'ISS, basata su un campione di 26.466 casi, i pauci-sintomatici (cioè con sintomi lievissimi, simili a quelli di un raffreddore) in Italia rappresentano l'11,4 percento del totale; gli asintomatici il 29,5 percento; i sintomatici (non specificato) il 5,1 percento; i malati con sintomi lievi il 35,8 percento, quelli con un'infezione severa il 16 percento e critica 2,2 percento.

Non è chiaro se il divario tra uomini e donne contagiati sia destinato ad allargarsi ulteriormente o si assesterà sulle percentuali indicate dall'Istituto Superiore di Sanità. Curiosamente, un recente studio americano condotto da scienziati dell'Università Statale della Georgia ha dimostrato che la fascia di popolazione maschile e anziana, pur essendo la più minacciata dalle conseguenze gravi della COVID-19, rappresenta quella che si preoccupa di meno della pandemia, andando incontro a comportamenti scorretti e pericolosi (per sé stessi e gli altri) come non indossare la mascherina o non seguire una corretta igiene delle mani. Eppure sono le donne ad ammalarsi di più.

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