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Covid 19

Il farmaco anticancro plitidepsina 30 volte più potente del Remdesivir contro il coronavirus

La plitidepsina, un farmaco anticancro utilizzato control il mieloma multiplo, ha dimostrato in test di laboratorio un’efficacia nel neutralizzare il coronavirus SARS-CoV-2 circa trenta volte superiore al Remdesivir e quasi cento volte maggiore a un altro medicinale. Il principio attivo è ottenuto da invertebrati marini chiamati ascidie. I promettenti risultati dovranno essere confermati nei pazienti con COVID-19.
A cura di Andrea Centini
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Un farmaco anticancro testato in laboratorio ha dimostrato di avere una capacità antivirale contro il coronavirus SARS-CoV-2 circa 30 volte superiore al Remdesivir e quasi cento volte superiore rispetto a un altro medicinale. Si tratta della plitidepsina o deidrodidennina B, un principio attivo commercializzato dalla casa farmaceutica spagnola PharmaMar. Il farmaco è attualmente approvato per il trattamento del mieloma multiplo recidivante e refrattario in Australia, ed è già stato coinvolto coinvolto in studi clinici di Fase 1 e 2 nei pazienti con COVID-19, l'infezione provocata dal coronavirus. I risultati della nuova indagine, benché limitati alla fase pre-clinica della sperimentazione, sono estremamente promettenti e potrebbero portare allo sviluppo di nuove terapie efficaci. Al momento, infatti, l'unico farmaco che ha dimostrato chiaramente di ridurre la mortalità nei pazienti contagiati è l'antiinfiammatorio steroideo (corticosteroide) desametasone, che tuttavia punta a colpire le complicazioni – come la famigerata “tempesta di citochine” – e non il virus in sé.

A dimostrare l'efficacia della plitidepsina contro il coronavirus SARS-CoV-2 è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Icahn School of Medicine at Mount Sinai di New York, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Microbiologia e Immunologia dell'Università del Maryland, dell'Università della California, del Dipartimento di ricerca e sviluppo della PharmaMar, dell'Istituto Pasteur di Parigi e di altri centri di ricerca. Gli scienziati, coordinati dal professor Adolfo García-Sastre, hanno determinato l'efficacia della plitidepsina dopo un certosino lavoro di selezione, durante il quale sono andati a caccia di molecole in grado di interagire con specifiche proteine umane. L'obiettivo del team di ricerca, infatti, non era quello di trovare un farmaco che colpisse direttamente il virus, ma uno che reagisse con le proteine umane fondamentali per i meccanismi biologici del virus (come la replicazione) durante l'infezione. Gli scienziati hanno identificato ben 332 proteine umane che giocano un ruolo nei processi vitali del coronavirus SARS-CoV-2, individuando altresì 47 farmaci già approvati per interagire con esse.

Durante i test delle molecole su cellule in coltura, hanno osservato che le più potenti nel neutralizzare il coronavirus erano proprio quelle che colpivano i meccanismi alla base della replicazione, associati alla proteina Nsp9 del patogeno. Fra esse, quella che ha dato i risultati migliori in termini di neutralizzazione è stata la plitidepsina, un principio attivo ottenuto da animali marini invertebrati e filtratori chiamati ascidie. Testato su specifici gruppi di cellule in coltura, questo farmaco ha dimostrato una potenza di nove volte superiore alla ternatina-4 e di ben 87,5 volte maggiore allo zotatafin. Su cellule umane in coltura ha invece dimostrato un'efficacia neutralizzante 27,5 volte superiore al Remdesivir, il primo farmaco ufficialmente approvato contro il coronavirus, ma sulla cui efficacia ci sono ancora parecchi dubbi. In parole semplici, l'efficacia della plitidepsina è dovuta al fatto che il principio attivo inibisce una proteina umana (chiamata eEF1A) senza la quale il coronavirus non riesce a replicarsi. L'effetto protettivo è stato dimostrato anche su modelli murini (topi).

Alla luce di quanto rilevato, il professor García-Sastre ha dichiarato a El Pais che i risultati di questo studio e quelli delle indagini cliniche di Pharmamar “suggeriscono che ulteriori studi clinici con plitidepsina dovrebbero essere prioritari per il trattamento della COVID”. Il fatto che questo farmaco non colpisce direttamente il virus, del resto, offre un duplice vantaggio: da una parte si riduce la pressione selettiva sul patogeno, attenuando il rischio che sviluppi (casualmente) mutazioni resistenti, dall'altro permette l'uso combinato con altri farmaci che agiscono sulle proteine virali del SARS-CoV-2. E un candidato idoneo potrebbe essere proprio il già citato Remdesivir. Va inoltre ricordato che grazie ai dati disponibili sulla sperimentazione per il mieloma e altre patologie è stato dimostrato che a basso dosaggio il farmaco non risulta tossico. Non resta dunque che attendere l'avvio della sperimentazione di Fase 3 già predisposta dalla casa farmaceutica spagnola, che vedrà coinvolti pazienti ricoverati con COVID-19. I dettagli della ricerca “Plitidepsin has potent preclinical efficacy against SARS-CoV-2 by targeting the host protein eEF1A” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Science.

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