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Covid 19

Il coronavirus può causare paralisi nei bambini in rari casi

Analizzando i casi di 38 bambini con condizioni neurologiche ricoverati per la forma grave della COVID-19, l’infezione provocata dal coronavirus SARS-CoV-2, un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell’Università di Manchester ha determinato che il patogeno può provocare anche la paralisi.
A cura di Andrea Centini
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Pur essendo scatenata da un virus respiratorio, la COVID-19 è infezione assai subdola, che nelle forme più severe è in grado di colpire praticamente ogni distretto dell'organismo, in modo diretto o indiretto. Attraverso coaguli di sangue, “tempesta di citochine” e invadendo direttamente i tessuti, il coronavirus SARS-CoV-2 può dar vita a complicazioni gravi e potenzialmente pericolose per la vita. Diversi studi hanno dimostrato che il patogeno può innescare condizioni neurologiche che spaziano dal delirio all'ictus, passando per la cosiddetta “nebbia cerebrale”, avendo la capacità di penetrare nel cervello attraverso la mucosa olfattiva, come dimostrato dallo studio “Olfactory transmucosal SARS-CoV-2 invasion as a port of central nervous system entry in individuals with COVID-19” coordinato da scienziati tedeschi dell’istituto Charité di Berlino. Una nuova indagine ha valutato l'impatto neurologico del patogeno nei bambini, osservando che in rari casi esso può determinare persino la paralisi, senza manifestarsi con i sintomi tipici di un virus respiratorio.

A valutare l'impatto neurologico della COVID-19 nei bambini è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici dell'Unità accademica di radiologia pediatrica presso il Royal Manchester Children's Hospital e dell'Università di Manchester, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Medicina Feinberg dell'Università Northwestern di Chicago, del Dipartimento di Radiologia e Imaging Biomedico dell'Università della California, del Great Ormond Street Hospital for Children di Londra e di altri istituti. Gli scienziati, coordinati dai professori Stavros Michael Stivaros e Susan Palasis, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i casi di 38 bambini ricoverati a causa della COVID-19 in otto diversi Paesi (13 in Francia, 8 nel Regno Unito, 5 negli Stati Uniti, 4 in Brasile, 4 dall'Argentina, 2 dall'India e 1 da Arabia Saudita e Perù). Tutti sono stati sottoposti a risonanze magnetiche e hanno manifestato condizioni neurologiche più o meno severe, con anomalie al cervello e al midollo spinale.

Fortunatamente la maggior parte di essi è guarita (32) o sta superando gli effetti dell'infezione (6), ma purtroppo in quattro sono deceduti e in due hanno sviluppato gravi forme di paralisi, poiché il virus ha aggredito direttamente il midollo spinale. Sono tenuti in vita dal supporto delle macchine poiché hanno sviluppato una “disautonomia”; hanno bisogno di un ventilatore meccanico per respirare, di sondini gastrici per nutrirsi e non sono in grado di regolare frequenza cardiaca, pressione sanguigna e altre funzioni fisiologiche. Uno dei due è attaccato al ventilatore meccanico a sei mesi di distanza dall'infezione. I quattro bambini che hanno perso la vita sono stati colpiti da co-infezioni (tubercolosi e stafilococco aureo resistente alla meticillina) dopo essere diventati più suscettibili, un'altra potenziale complicazione della COVID-19 severa.

“È chiaro dal numero di bambini che abbiamo visto con COVID-19, che le complicanze neurologiche sono rare. Ma è importante riconoscere che la COVID-19 potrebbe essere una possibile diagnosi, anche se questi bambini non mostrano i classici sintomi respiratori del virus”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Stivaros, neuroradiologo pediatrico e Direttore del Dipartimento di Imaging presso l'Università di Manchester. “Sappiamo da tempo che diversi virus possono avere un impatto sul cervello e sulla colonna vertebrale – ha aggiunto lo studioso – ma fino a questo studio, non potevamo davvero dire con certezza che la COVID-19, sebbene raramente, potesse anche avere questo effetto”. Dei 38 bambini coinvolti, in 12 presentavano difficoltà respiratorie, una delle condizioni più comuni dell'infezione severa, mentre in 8 con problemi neurologici non mostravano alcun segno di un'infezione respiratoria. In 11 hanno sviluppato una sindrome infiammatoria multisistemica, mentre altri hanno presentato anomalie cerebrali e al midollo spinale osservate nelle risonanze magnetiche. Tra le condizioni rilevate vi erano febbre, riduzione della coscienza, disfunzioni cognitive e difficoltà di movimento degli arti. Le risonanze magnetiche hanno rilevato anche cambiamenti cerebrali simili all'encefalomielite acuta disseminata immuno-mediata postinfettiva  e mielite, mentre le lesioni spleniali (7 pazienti) e la miosite (5 pazienti) sono state osservate prevalentemente nei bambini con sindrome infiammatoria multisistemica, si legge nell'abstract dello studio.

“È importante sottolineare che la maggior parte dei bambini con malattie neurologiche correlate alla COVID migliorerà, ma ciò nonostante questi eventi possono verificarsi raramente in bambini che erano sani. Un piccolo numero di questi bambini precedentemente sani morirà direttamente per la COVID-19 o per la maggiore suscettibilità ad altre infezioni, e alcuni possono avere complicazioni neurologiche per una risposta ritardata alla loro infezione da COVID-19”, ha specificato il professor Stivaros. La speranza degli studiosi è che i risultati di questa indagine possano supportare la diagnosi di COVID-19 in casi rari in cui i bambini manifestano condizioni neurologiche senza palesare sintomi di un virus respiratorio. I dettagli della ricerca “Neuroimaging manifestations in children with SARS-CoV-2 infection: a multinational, multicentre collaborative study” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet.

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