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I laghi su Marte erano simili a quelli terrestri e adatti a ospitare la vita

Grazie all’analisi dei dati raccolti dal rover Curiosity i ricercatori hanno determinato che i laghi marziani, miliardi di anni fa, avevano una composizione chimico-fisica simile a quella dei laghi terrestri. La diversità degli ambienti era adatta ad ospitare la vita.
A cura di Andrea Centini
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Ricercatori del prestigioso Los Alamos Laboratory (New Mexico) hanno scoperto che i laghi presenti miliardi di anni fa su Marte erano piuttosto simili a quelli sulla Terra. Essi, infatti, erano caratterizzati da una stratificazione ben precisa dal punto di vista chimico e fisico, con aree dove gli elementi ossidanti era più abbondanti che in altre. Gli studiosi, coordinati dal planetologo Joel Hurowitz della Stony Brook University, sono giunti a questa conclusione dopo aver esaminato nel dettaglio tutti i dati raccolti dal rover Curiosity nei suoi primi tre anni e mezzo di permanenza nel Cratere Gale, nel quale ‘ammartò' con una manovra spettacolare ormai quasi cinque anni fa, il 6 agosto del 2012.

Dai dati ricavati grazie alla MastCam e alla ChemCam, quest'ultima equipaggiata anche con sensori per rilievi mineralogici, è emerso che negli strati di acqua bassa del lago un tempo presente nel cratere Gale vi erano rocce più grandi plasmate da elementi ossidanti, mentre nelle acque profonde abbondavano gli agenti riducenti, con rocce più piccole e grana più fine nel sedimento. “Stiamo scoprendo che in alcune parti del lago e in certi momenti l'acqua ha trasportato una maggiore concentrazione di ossigeno”, ha sottolineato il dottor Roger Wiens, coautore della ricerca. “Questo è importante perché l'elemento influenza i minerali che sono depositati nei sedimenti, ma anche perché l'ossigeno è fondamentale per la vita”.

Prima di lanciarsi in ipotesi azzardate, i ricercatori tengono a precisare che quando questi laghi erano presenti su Marte, miliardi di anni fa, sulla Terra la fotosintesi “non era ancora stata inventata” e la vita non era legata all'ossigeno. Su Marte, all'epoca, eventuali microbi potrebbero aver sfruttato l'ossidazione del manganese o del ferro, ma si tratta solo di supposizioni. La stratificazione del lago Gale ha comunque messo in evidenza una precisa diversità degli ambienti, un dettaglio in comune con quanto avviene sulla Terra. “Questa diversità avrebbe fornito molteplici opportunità di sopravvivenza per diversi tipi di microbi”, ha sottolineato il professor Hurowitz.

Dopo 16 chilometri percorsi all'interno del Cratere Gale e una permanenza di ben 1.700 sol (giorni marziani, che durano 24 ore e 39 minuti), il rover Curiosity continua a raccogliere prove incontrovertibili sul fatto che sulla superficie di Marte, un tempo, vi fossero abbondanti bacini d'acqua adatti a sostenere la vita. Ad oggi, comunque, manca ancora non ne è stata trovata una traccia concreta. I dettagli del nuovo studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Science.

[Foto di NASA]

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