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Ebola, per inizio novembre i contagi saranno almeno 21.000

Il numero di decessi è salito a 2.793 secondo il rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la quale ha avvertito che, intervenendo subito, il numero di contagi comunque salirà vertiginosamente.
A cura di Redazione Scienze
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Non si arresta l'epidemia di ebola che da circa sei mesi si sta diffondendo negli stati dell'Africa occidentale. A mettere in evidenza la criticità della situazione è ancora una volta l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che nel suo rapporto mensile, datato 18 settembre ma pubblicato il 22, fa il luttuoso conteggio: i morti sono saliti a 2.793 morti (contro i  2.630 al 14 settembre), su un totale di 5.762 casi (5.357 quattro giorni prima). Di seguito la lista dei paesi colpiti dal virus

  • Liberia: 1.578 decessi su 3.022 casi;
  • Guinea: 623 su 965;
  • Sierra Leone: 584 su 1.753;
  • Nigeria: 8 su 21;
  • Senegal: 0 su 1.

Come già evidenziato in passato, quando i morti erano un quinto di quelli odierni, si tratta della più grande epidemia di ebola da quando è stato riconosciuto il virus nel 1976. La reazione degli stati occidentali, per quanto tardiva, si è attivata, con gli Usa impegnati sia sul fronte interno che su quello estero. Tuttavia l'epidemia sembra essere ancora sottovalutata, a giudizio dell'OMS, che una volta di più invita gli stati a dare il proprio supporto a quella che è ormai da tempo una "emergenza di sanità pubblica mondiale". Le cifre della morte, del resto, parlano chiaro e sembra vadano nella direzione profetizzata dalla stessa agenzia sanitaria dell'ONU, quando poche settimane fa aveva avvertito che, intervenendo quanto prima, si sarebbe riusciti a contenere i contagi nell'ordine dei 20.000. La nuova stima parla di quasi 21.000 casi entro l'inizio di novembre.

Nel prossimo mese bisogna tenere in conto almeno 9.939 casi in Liberia, 5.925 in Guinea e 5.063 in Sierra Leone. Alla stima dell'OMS si aggiunge l'osservazione fatta da alcuni ricercatori britannici, canadesi ed americani che, studiando il contagio animale-uomo, hanno avvertito che la mappa dei paesi a rischio potrebbe essere ben più ampia di quella sinora presa in considerazione.

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