Dobbiamo preoccuparci davvero del razzo cinese in caduta libera sulla Terra?
Come accaduto nel 2018 per la stazione spaziale cinese Tiangong-1, rientrata dallo spazio fuori controllo e precipitata – fortunatamente – nell'Oceano Pacifico, siamo nuovamente innanzi al pericolo che un enorme pezzo di spazzatura spaziale possa schiantarsi su aree abitate, comprese quelle dell'Italia Centrale e Meridionale. Stiamo parlando dello stadio centrale del razzo cinese Long March 5b (Lunga Marcia) che alcuni giorni addietro ha portato in orbita con successo il primo modulo (chiamato Tianhe) della nuova stazione spaziale della Cina. La componente in caduta libera ha un peso stimato di oltre 20 tonnellate e una lunghezza di una trentina di metri, dunque si tratta di uno dei detriti spaziali più imponenti in rientro incontrollato verso la superficie terrestre.
Gli esperti, sulla base dell'orbita dell'oggetto che viaggia a 7 chilometri al secondo, hanno stimato che cadrà in un punto non definito tra i 41,5° di latitudine nord e i 45,1° di latitudine sud, un grande fascia che abbraccia anche diversi Paesi dell'Europa Meridionale come appunto l'Italia, il Portogallo, la Grecia e la Spagna. Come dichiarato al quotidiano tedesco Spiegel dallo scienziato Holger Krag, direttore del Dipartimento per la sicurezza spaziale dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA), il pezzo del razzo cinese si trova attualmente su un'orbita ellittica tra i 170 e i 310 chilometri di altezza, scendendo ogni giorno di quota a causa della scarsa resistenza dell'aria incontrata. Il suo team stima che l'impatto si verificherà tra venerdì 7 maggio e martedì 11 maggio. Anche gli Stati Uniti hanno fatto una previsione analoga. Quando l'atmosfera terrestre si farà più densa l'attrito distruggerà in parte l'oggetto; essendo così mastodontico, infatti, non si disintegrerà completamente. In fondo sappiamo già cosa accadrà; nel maggio del 2020, un identico pezzo di un razzo Long March 5b si è schiantato sul villaggio di Mahounou in Costa d'Avorio provocando danni alle abitazioni. Non è noto l'effettivo bilancio dei danni e se siano state coinvolte anche persone.
Prevedere il punto di impatto preciso al momento è impossibile a causa dell'elevata velocità di rientro (in 90 minuti fa un intero giro della Terra); bastano pochi minuti di differenza nelle previsioni di entrata per ottenere uno spostamento di migliaia di chilometri. Inoltre l'atmosfera terrestre viene influenzata dall'attività solare e può modificare la traiettoria orbitale dell'oggetto. Insomma, non sappiamo in quale momento e in quale luogo si schianterà precisamente. Sappiamo solo che succederà fra pochi giorni e che può essere coinvolta anche l'Italia. Dobbiamo preoccuparci davvero? Come spiegato dall'astronomo americano Jonathan McDowell, che lavora con i detriti spaziali presso l'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, le possibilità che un detrito spaziale possa colpire una persona è di una su svariati trilioni. Del resto il nostro pianeta è occupato per il 70 percento dall'acqua e ci sono grandi probabilità che i detriti finiscano in mare. Ma non può esserci certezza.
Come indicato, solo lo scorso anno parti dello stadio centrale del Long March 5b sono finiti su un villaggio africano. Nel 1979 la gigantesca stazione spaziale americana SkyLab (da ben 77 tonnellate) si disintegrò sui cieli dell'Australia occidentale e una pioggia di detriti cadde appena fuori dalla città di Esperance. L'anno prima il satellite spia russo Cosmos 954 precipitò sul Canada nordoccidentale disseminando detriti radioattivi in un raggio di centinaia di chilometri quadrati. Nel 2007, i pezzi di un altro satellite russo sfiorarono un aereo passeggeri in volo tra Santiago del Cile e Auckland. Col continuo lancio di razzi e l'accumulo di spazzatura spaziale – ci sono un migliaio di stadi di lanciatori nell'orbita bassa terrestre che prima o poi precipiteranno – un tragico incidente non può essere escluso al 100 percento, sebbene dal punto di vista squisitamente probabilistico si tratti di un'ipotesi remota.
Va comunque tenuto presente che sono tre decenni che le principali agenzie aerospaziali fanno in modo di organizzare rientri controllati dei detriti con peso superiore alle 10 tonnellate, mentre la Cina, come spiegato dal professor McDowell, sembra non preoccuparsi assolutamente di questa precauzione e dei potenziali disastri che ne possono scaturire. Considerando che è stato lanciato solo il primo modulo della nuova stazione spaziale del Dragone, altri razzi Long March 5b saranno lanciati entro il 2022 per completarla; se non verranno prese misure idonee ci troveremo nel prossimo futuro innanzi al medesimo rischio che stiamo correndo in questi giorni. Non a caso molti esperti chiedono di regolamentare a livello internazionale la sicurezza dei lanci.