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Covid 19

Dalla conservazione al costo: perché il vaccino anti COVID di AstraZeneca può abbattere la pandemia

Tra i più promettenti vaccini candidati anti contro il coronavirus SARS-CoV-2 vi è sicuramente quello dell’Università di Oxford, messo a punto assieme alla società italiana Advent-Irbm e che sarà distribuito – previa autorizzazione delle autorità regolatorie – dalla società biofarmaceutica AstraZeneca. Ecco quali sono i vantaggi che potrebbero renderlo il principale protagonista della prossima campagna vaccinale globale.
A cura di Andrea Centini
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In un comunicato stampa pubblicato lunedì 23 novembre, il colosso biofarmaceutico britannico-svedese AstraZeneca ha annunciato che il vaccino anti COVIDAZD1222” ha un'efficacia media del 70 percento, un dato provvisorio che potrà migliorare sensibilmente grazie al perfezionamento della posologia. La preparazione, messa a punto dallo Jenner Institute dell'Università di Oxford e dalla società di biotecnologie italiana Advent-Irbm, se somministrata con una mezza dose iniziale e una completa circa un mese dopo, raggiunge infatti il 90 percento di efficacia, di poco inferiore a quella dei vaccini candidati BNT162 (di Pfizer e BioNTech) e mRNA-1273 (di Moderna Inc. e NIAID), che si attestano entrambi al 95 percento. Come spiegato a fanpage dal virologo Fabrizio Pregliasco, l'AZD1222 “non è da meno” rispetto agli altri due, inoltre ha alcuni assi nella manica – come la conservazione e il costo – che potrebbero renderlo il vaccino più diffuso, perlomeno tra i primi “contendenti” giunti sulla linea del traguardo. Mancano infatti solo le approvazioni da parte delle attività regolatorie, e già entro dicembre/gennaio dovrebbero essere distribuiti i primi milioni di dosi.

Conservazione e trasporto

Il primo vantaggio dell'AZD1222 (conosciuto anche come ChAdOx1) rispetto a BNT162 ed mRNA-1273 risiede nella conservazione. Il vaccino di AstraZeneca-Oxford- Advent-Irbm può essere infatti conservato per almeno 6 mesi in frigorifero, a una temperatura compresa tra i 2 e gli 8° Celsius. Ciò significa che può essere conservato e trasportato senza necessità di dispositivi e infrastrutture particolari, garantendo una rapida e capillare diffusione anche nelle aree più remote e povere del pianeta. Non tutti infatti dispongono di attrezzatura in grado di conservare e trasportare un vaccino a – 70° C, come richiesto per quello del colosso farmaceutico Pfizer e BionNTech (che si stanno si stanno comunque munendo di contenitori ad hoc per la distribuzione). L'mRNA-1273 di Moderna Inc. e NIAID dal punto di vista logistico è meno “impegnativo” rispetto al BNT162, ma sempre svantaggiato se messo a confronto col “vaccino di Oxford”. La preparazione, infatti, può essere sì tenuta a 2-8° C, ma solo nel primo mese; per i successivi sei è infatti necessaria una temperatura di conservazione di – 20° C.

Dosaggio

Una dose standard di AZD1222, secondo lo studio “Safety and immunogenicity of ChAdOx1 nCoV-19 vaccine administered in a prime-boost regimen in young and old adults (COV002): a single-blind, randomised, controlled, phase 2/3 trial” pubblicato su The Lancet, è di 0,5 millilitri. Quella di BNT162 è 30 milligrammi, mentre mRNA-1273 arriva a 100 milligrammi. Ciò significa che gli altri due occupano un volume maggiore, e più principio attivo è richiesto minore è il numero di dosi che si possono produrre – e trasportare – in un determinato lasso di tempo. La velocità sarà una componente fondamentale per abbattere la pandemia di COVID-19 il prossimo anno.

Costo

AstraZeneca ha annunciato che sta producendo il proprio vaccino contro il coronavirus SARS-CoV-2 senza alcuno scopro di lucro, e grazie alla tecnologia su cui si basa esso è sensibilmente più economico rispetto ai “diretti concorrenti” di Pfizer e Moderna. Se infatti una dose di AZD1222 viene a costare soltanto 4 dollari, per il BNT162 ce ne vogliono una ventina e ben 33 per l'mRNA-1273, dunque rappresentano un esborso decisamente più significativo per i sistemi sanitari. Il "vaccino di Oxford", del resto, si basa su un vettore virale inattivato (un adenovirus ingegnerizzato che provoca il raffreddore negli scimpanzé), una piattaforma decisamente classica, mentre gli altri due sono vaccini a mRNA, i primi due della storia a giungere a un passo dalla registrazione. In parole semplici, una volta iniettati “istruiscono” le cellule a produrre le proteine virali (la Spike o proteina S) in modo che il sistema immunitario le riconosca e colpisca, determinando immunità qualora si fosse esposti al patogeno emerso in Cina.

Equa distribuzione

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo ha detto chiaramente: se tutto il mondo non sarà al sicuro e protetto dal vaccino, il coronavirus continuerà a circolare e ripresentarsi periodicamente. In parole semplici, è inutile che i Paesi ricchi si prendano tutte le dosi disponibili, trincerandosi dietro i confini nazionali; il coronavirus SARS-CoV-2, circolando liberamente al di fuori di essi, prima o poi troverà una porta d'accesso e sarà pronto a colpirli nuovamente, magari con nuove mutazioni che rendono inefficace il "vecchio" vaccino. Per prevenire questa situazione, i principali leader politici – compreso Giuseppe Conte – hanno annunciato che ci sarà l'equa distribuzione del vaccino, anche nei Paesi più poveri. AstraZeneca si è impegnata a fornire un miliardo di dosi del “vaccino di Oxford” per i Paesi a basso e medio reddito. 200 milioni di dosi dovrebbero essere disponibili già entro la fine dell'anno, quattro volte tanto quelle di Pfizer. In parole semplici, il colosso britannico-svedese fornirà molte più dosi della propria preparazione al di fuori dell'Europa e degli Stati Uniti rispetto alle altre case produttrici.

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