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Curiosity e i fiumi di Marte

Il rover della NASA ha osservato sassolini dalla forma tondeggiante, modellati probabilmente da un corso d’acqua che, anticamente, scorreva su Marte.
A cura di Redazione Scienze
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In un tempo lontanissimo, proprio in quell'area dove oggi Curiosity fa le sue osservazioni e i suoi rilievi, su Marte c'era un corso d'acqua che scorreva: l'ultima delle immagini, inviate dal rover della NASA in missione sul Pianeta Rosso dal 6 agosto scorso all'indirizzo della Terra, ci racconta proprio di questo passato. E gli esperti dell'agenzia americana per lo spazio si spingono anche oltre spiegando che, in base ai rilievi effettuati sulle dimensioni della ghiaia trasportata dal torrente o ruscello marziano, è possibile stabilire che la velocità del flusso dell'acqua fosse di circa tre piedi (poco meno di un metro) al secondo «con una profondità, in alcuni punti, pari a quella compresa tra un'anca ed una caviglia».

Dalla speculazione all'osservazione – Una zona anticamente fluviale, quella in cui il rover sta "curiosando", compresa tra il bordo settentrionale del cratere Gale e la base del Monte Sharp: qui è stata scattata la foto (che, in questa immagine, viene confrontata con il letto di un corso d'acqua terrestre, rivelando sorprendenti similitudini apparenti) che per la scienza costituisce un altro passo da gigante in direzione della conoscenza del Pianeta Rosso. «Moltissimo è stato scritto a proposito dei canali di Marte e con numerose relative ipotesi a proposito di come scorreva l'acqua in essi. Questa è la prima volta in cui vediamo di fatto della ghiaia che è stata trasportata dall'acqua di Marte», ha spiegato William Dietrich dell'università californiana di Berkeley. «Questo è il passaggio dalla speculazione, a proposito delle dimensioni del materiale trasportato dalla corrente, all'osservazione diretta».

Alla ricerca di tracce di vita passata – Chiaramente, quello in cui è incappato Curiosity non costituisce un'eccezione sul suolo marziano che sta osservando il rover: l'abbondanza di canali in tutta l'area circostante suggerisce che i corsi d'acqua furono non soltanto tanti ma che questi solcarono la superficie del Pianeta Rosso per tempi molto lunghi, non semplicemente lungo l'arco di pochi anni. A regalare questa scoperta, l'analisi delle caratteristiche di due rocce chiamate Hottah e Link che, grazie alle capacità della fotocamera di Curiosity, ad un'osservazione accurata hanno rivelato la loro struttura composta da piccole rocce dalla forma tondeggiante e dalle dimensioni variabili (dalla ghiaia più sottile fino a dei piccoli sassi): il segnale che, in un'epoca remotissima e forse per secoli e secoli, lì, su Marte, ci sono stati dei fiumi.

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