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Covid 19

Cosa dice lo studio sulle miocarditi che ha spinto la Francia a sconsigliare Moderna agli under 30

L’autorità sanitaria francese ha deciso di sospendere il vaccino Covid di Moderna sotto i 30 anni a causa di un leggero aumento del rischio di miocardite e pericardite in questa fascia di età. La decisione è stata presa per principio di precauzione, a seguito della pubblicazione di uno studio ad hoc. Gli esperti sottolineano che il rischio di infiammazione al muscolo cardiaco e alla membrana che lo protegge è molto superiore per chi contrae la COVID-19.
A cura di Andrea Centini
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Tra i potenziali effetti collaterali dei vaccini anti Covid a RNA messaggero, lo Pfizer-BioNTech e il Moderna, figurano anche la miocardite e la pericardite, rispettivamente un'infiammazione del muscolo cardiaco e dalla membrana che protegge il cuore. Come emerso dalle indagini epidemiologiche condotte fino ad oggi si tratta di una eventualità estremamente rara, che interessa principalmente i giovani uomini e che comunque si risolve rapidamente nella stragrande maggioranza dei casi con 2 – 4 giorni di ricovero, senza alcuna conseguenza per la salute. Il rischio di sviluppare l'infiammazione del miocardio o del pericardio è sensibilmente superiore contraendo la COVID-19, l'infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2. Basti pensare che in base a un recente studio condotto dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie (CDC – Centers for Disease Control and Prevention) degli Stati Uniti, i pazienti Covid hanno un rischio 16 volte superiore di sviluppare la miocardite e/o la pericardite; gli adolescenti con meno di 16 anni e gli anziani con più di 75 anni hanno addirittura un rischio fino a 30 volte maggiore. Un nuovo, approfondito studio appena condotto in Francia conferma quanto emerso dalle ricerche precedenti, evidenziando che il rischio di infiammazione del muscolo cardiaco e/o della membrana che protegge il cuore dopo la vaccinazione è basso. Ciò nonostante, a causa dell'incremento dei casi di miocardite e pericardite emerso proprio da questa indagine, per principio di precauzione l'autorità sanitaria francese ha deciso di sconsigliare il vaccino di Moderna negli under 30 (la popolazione nella quale l'incidenza è risultata maggiore).

A condurre lo studio è stato un team di ricerca dell'EPI-PHARE – Groupement d’intérêt scientifique (GIS) ANSM-CNAM, che ha analizzato statisticamente i dati epidemiologici del Système National des Données de Santé (SNDS), ovvero il sistema nazionale francese dei dati sanitari. I ricercatori, coordinati dal professor Mahmoud Zureik, sono giunti alle loro conclusioni dopo messo a confronto l'incidenza dei casi di miocardite o pericardite nei vaccinati con Pfizer e Moderna con quella di un nutrito gruppo di controllo. Nello studio sono stati inclusi tutti i pazienti ricoverati in ospedale per infiammazione al muscolo cardiaco o al pericardio tra il 15 maggio e il 31 agosto di quest'anno. Sono state coinvolte tutte le persone con un'età compresa tra i 12 e i 50 anni (i vaccini Covid al momento sono approvati dai 12 anni in su). Ciascun caso è stato associato a dieci persone del gruppo di controllo, con abbinamento per età, sesso e dipartimento di residenza, come indicato in un comunicato stampa di EPI-PHARE. “I rischi di ospedalizzazione per miocardite o pericardite sono stati confrontati tra persone esposte e non esposte ai vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna, separatamente per sesso e per fascia di età”, si legge nella nota.

In totale, scrivono il professor Zureik e colleghi, nel periodo di studio si sono verificati 919 casi di miocardite, che hanno interessato principalmente maschi (79 percento contro il 21 percento di femmine). I pazienti colpiti avevano un'età media di 26 anni. Per quanto concerne la pericardite si sono verificati 917 casi, che hanno colpito pazienti con età media di 34 anni e nella maggior parte dei casi maschi (62 percento contro 38 percento di femmine). Tutti questi casi sono stati confrontati con il gruppo di controllo, composto da 9190 soggetti per la miocardite e 9170 per la pericardite, quindi dieci volte tanto per ciascun caso di infiammazione. Incrociando tutti i dati è emerso che la somministrazione dei vaccini anti Covid ha determinato un leggerissimo aumento del rischio di ricovero per pericardite e miocardite entro 7 giorni dall'inoculazione, che è risultato superiore nei giovani con meno di 30 anni e dopo la seconda dose del vaccino di Moderna. In questa specifica popolazione gli scienziati francesi hanno rilevato un eccesso di 132 casi di miocardite per ogni milione di dosi somministrate, ovvero 1,32 casi ogni 10.000 inoculazioni. Alla luce di questo risultato, come indicato, l'autorità sanitaria francese ha deciso di sconsigliare questo vaccino sotto i 30 anni. Il dato è comunque molto inferiore di quello emerso da uno studio canadese (1 caso ogni mille), poi ritirato per errori nell'analisi.

Un leggero aumento nel rischio di miocardite negli uomini con meno di 30 anni è stato rilevato anche dopo la somministrazione del vaccino anti Covid di Pfizer-BioNTech, sebbene in misura inferiore rispetto alla seconda dose di Moderna (dopo la prima dose non è stata trovata un'associazione statistica significativa con le infiammazioni cardiache). Nello specifico, tale rischio è risultato essere pari a 3 casi di miocardite in eccesso per milione di prime dosi di vaccino Pfizer e 27 casi in eccesso per milione di seconde dosi. Un rischio leggermente aumentato di miocardite è stato osservato anche nelle donne con meno di 30 anni dopo la seconda dose dei due vaccini, pari a 4 casi in eccesso per milione di dosi di vaccino Pfizer-BionTech e 37 casi in eccesso per milione di dosi del vaccino Covid di Moderna. Quest'ultimo farmaco è stato anche statisticamente associato a un aumentato rischio di pericardite dopo la prima dose nelle donne under 30 (6 casi in eccesso per milione di dosi) e dopo la seconda per gli uomini under 30 (18 casi per milioni di dosi).

Il professor Zureik e i colleghi sottolineano che, pur essendo stato stato evidenziato un leggero rischio aumentato di miocardite e pericardite nei vaccinati, nessun paziente coinvolto nello studio è deceduto, inoltre nella stragrande maggioranza di essi il problema è stato risolto in 2-4 giorni di degenza in ospedale. Gli scienziati aggiungono inoltre che chi contrae l'infezione da coronavirus ha un rischio sensibilmente superiore di sviluppare la miocardite (OR 7,9 [5,0-12,3]) e la pericardite (OR 3,9 [2,3-6,6]), come del resto evidenziato anche da altre indagini epidemiologiche. I dettagli della ricerca “Association entre les vaccins COVID-19 à ARN messager et la survenue de myocardite et péricardite chez les personnes de 12 à 50 ans en France” sono stati pubblicati sul portale di EPI-PHARE.

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