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Coronavirus, avviata la sperimentazione animale del primo vaccino: speranze dalla Cina

Ricercatori dei CDC cinesi, dell’Università Tongji e della casa farmaceutica Stermirna Therapeutics hanno messo a punto il primo vaccino sperimentale candidato contro il nuovo coronavirus emerso in Cina (2019-nCoV). Da domenica 9 febbraio è stata avviata la sperimentazione animale su topi; nel caso in cui dovesse dare risultati positivi, ci sarà un ulteriore passaggio sulle scimmie prima dei test sull’uomo.
A cura di Andrea Centini
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Nei laboratori cinesi sono stati avviati i test su animali del primo vaccino sperimentale candido contro il nuovo coronavirus (2019-nCoV) emerso nella provincia di Hubei. Ad annunciarlo l'agenzia di stampa governativa cinese Xinhua e la TV di Stato CCTV, che citano fonti del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) riportate dal portale yicai.com. La preparazione è stata messa a punto da un team di scienziati di vari istituti; oltre a membri dei CDC, hanno collaborato al vaccino la Scuola di Medicina dell'Università Tongji e l'azienda farmaceutica di Shanghai Stermirna Therapeutics Co., Ltd.

Come specificato nei comunicati stampa diffusi in Asia, quello in sperimentazione non è un vaccino tradizionale, ma fa parte della famiglia dei cosiddetti vaccini messaggeri di RNA (mRNA). Si tratta di preparazioni che “combinano le proprietà immunologiche desiderate con un profilo di sicurezza eccezionale e la flessibilità non soddisfatta dai vaccini genetici”, scrivono sulla rivista scientifica RNA Biology i ricercatori tedeschi di CureVac GmbH guidati dal professor Thomas Schlake. Gli studiosi hanno inoltre sottolineato che “l'mRNA è un vettore intrinsecamente sicuro in quanto è un vettore minimo e solo transitorio di informazioni che non interagisce con il genoma”; ciò suggerisce che il nuovo vaccino sperimentale possa superare agevolmente i test di sicurezza, nel caso in cui dovesse risultare efficace nei test con gli animali.

Gli scienziati cinesi hanno iniziato a testarlo da domenica 9 febbraio sui modelli murini (un centinaio di topi), ad appena due settimane dall'isolamento del patogeno dai campioni biologici prelevati dai pazienti. Le tempistiche così rapide sono compatibili con quanto ipotizzato dal dottor Rino Rappuoli, vaccinologo di fama internazionale e dirigente presso il Dipartimento di Ricerca e Sviluppo della società GSK Vaccine, che aveva sottolineato il possibile sviluppo di un vaccino in una sola settimana, grazie alle conoscenze e alle tecnologie attuali. Come specificato dal virologo Fabrizio Pregliasco, tuttavia, si parla della sola identificazione dello stipite virale, che ovviamente deve essere testato e superare tutta la procedura logistica e burocratica, prima di veder approdare un vaccino negli scaffali delle farmacie.

I ricercatori cinesi sono ben consci che la sperimentazione del possibile vaccino mRNA contro il nuovo coronavirus è appena all'inizio; nel caso in cui i risultati sui topi fossero incoraggianti non ci sarà direttamente il test sull'uomo (sperimentazione clinica), ma un passaggio intermedio con animali più grandi, come le scimmie. Come sempre, non è detto che ciò che funziona sugli animali risulti efficace anche nell'uomo (molto spesso non è così ed è per questo che si sta dando valore a percorsi di ricerca alternativi). Fortunatamente l'intera filiera di produzione di un vaccino come quello in sviluppo è più rapida rispetto a quella delle preparazioni tradizionali, per le quali possono volerci anche 6/8 anni, come specificato ai nostri microfoni dal professor Pregliasco (ovviamente in condizioni di emergenza i tempi possono essere tagliati).

Sulla base della mappa del contagio, nel momento in cui stiamo scrivendo il nuovo coronavirus ha infettato 43.112 persone e ne ha uccise 1.018. Tre sono ricoverate anche in Italia. La speranza è che si riesca ad arrivare nel più breve tempo possibile a un vaccino e/o a trattamenti efficaci per debellarlo, poiché non c'è ancora una cura.

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