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Covid 19

Circa il 75% dei pazienti con coronavirus sviluppa sintomi neurologici: così colpisce il cervello

Grazie a un questionario sottoposto a oltre 2.300 medici di tutto il mondo impegnati nella lotta al coronavirus, è emerso che il SARS-CoV-2 scatena sintomi neurologici in circa i 3/4 dei pazienti visitati al pronto soccorso e/o ricoverati. Tra i più comuni il mal di testa e la perdita dell’olfatto, ma si sperimentano anche compromissione della coscienza, ictus ed encefalopatie.
A cura di Andrea Centini
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Circa il 75 percento dei pazienti contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2 che finiscono al pronto soccorso e/o ricoverati in ospedale manifesta sintomi neurologici. Fra i più comuni figurano il mal di testa; la mialgia (dolori muscolari); la perdita dell'olfatto; la perdita del gusto e la compromissione della coscienza, ma si riscontrano anche ictus ed encefalopatie. Appare dunque sempre più chiaro quanto sia trasversale l'impatto della COVID-19, l'infezione causata dal patogeno emerso in Cina, che pur essendo un virus respiratorio riesce ad aggredire efficacemente anche altri organi oltre ai polmoni, scatenando altresì reazioni potenzialmente letali come la cosiddetta “tempesta di citochine”, una risposta immunitaria esagerata.

A determinare gli effetti neurologici del SARS-CoV-2 è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati italiani della Clinica Neurologica III dell’Ospedale San Paolo – ASST Santi Paolo e Carlo e del Centro di ricerca “Aldo Ravelli” dell’Università Statale di Milano, che hanno collaborato con numerosi colleghi sotto l'egida della “Task Force COVID‐19” dell'Accademia Europea di Neurologia (EAN). Fra gli altri istituti coinvolti, l'Università delle Alpi di Grenoble (Francia); l'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano; l'Università di Berna (Svizzera); l'Università di Selcuk (Turchia); l'Università di Liverpool (Regno Unito) e molti altri.

Gli scienziati sono giunti alle loro conclusioni grazie a un questionario di 17 domande sottoposto a partire dal 9 aprile a medici di tutto il mondo, impegnati in prima linea nel contrasto alla pandemia in atto. Hanno risposto in 2.343 (sui 4.199 contattati) alla data del 27 aprile; l'82 percento degli intervistati era specializzato in Neurologia. La maggioranza dei medici (il 67 percento) ha condotto valutazioni su meno di 10 pazienti con COVID-19, quasi tutti visitati al pronto soccorso o in ospedale, compresi centri COVID realizzati ad hoc. Dall'analisi delle risposte è emerso che quasi i ¾ dei pazienti ha manifestato sintomi neurologici. Il mal di testa è stato riportato dal 61,9 percento dei casi; la mialgia dal 50,4 per cento; l'anosmia, ovvero la perdita dell'olfatto, dal 49,2%; l'ageusia, ovvero la perdita del gusto, dal 39,8 percento; la compromissione della coscienza dal 29,3 percento; l'agitazione psicomotoria dal 26,7 percento; l'encefalopatia e disturbi cerebrovascolari acuti – come gli ictus – dal 21 percento. In precedenza uno studio condotto da specialisti del Mount Sinai Beth Israel Hospital di Manhattan (New York) ha dimostrato che gli ictus possono colpire anche i pazienti giovani con coronavirus.

Come spiegato su un comunicato stampa dal professor Alberto Priori, coautore dello studio, direttore della Clinica Neurologica III dell’Ospedale San Paolo e docente presso il Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università di Milano, le manifestazioni neurologiche causate dalla COVID-19 possono essere sia dirette che indirette. “I meccanismi responsabili dell’interessamento neurologico – spiega lo scienziato – sono molteplici. Essi possono essere diretti per effetto della diffusione del virus nel tessuto nervoso, come dimostrato proprio qui al Polo Universitario San Paolo dove per la prima volta è stato identificato col microscopio elettronico il virus e i danni tissutali correlati all’infezione. Ci sono anche meccanismi indiretti, come per esempio l’importante attivazione della coagulazione del sangue, che possono portare ad ictus. L’importanza dello studio è che a livello europeo si è dimostrato che i sintomi neurologici sono frequentemente riscontrabili”.

I sintomi neurologici della COVID-19 sono stati osservati in qualunque fase della patologia. Gli esperti sono preoccupati per le possibili “complicanze neurologiche tardive”, come si legge nel comunicato stampa dell'ateneo milanese, poiché tra i pazienti più gravi e poi guariti, “si riscontrano alterazioni neurologiche che richiedono uno stretto monitoraggio e la collaborazione tra molti specialisti con un percorso riabilitativo complesso che può essere anche molto lungo”. I dettagli della ricerca “The international EAN survey on neurological symptoms in patients with COVID‐19 infection” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica European Journal of Neurology.

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