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Covid 19

Chi si ammala di Covid rischia severi danni renali a lungo termine

Mettendo a confronto le cartelle cliniche di 90mila pazienti contagiati dal coronavirus SARS-CoV-2 con quelle di 1,6 milioni di negativi, un team di ricerca americano ha dimostrato che chi sopravvive alla COVID-19 può sviluppare severi danni ai reni a lungo termine. In migliaia hanno perso 30 anni di funzionalità renale in un solo anno, dopo l’infezione.
A cura di Andrea Centini
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Pur essendo un patogeno respiratorio, il coronavirus SARS-CoV-2 può provocare danni praticamente a qualunque organo e sistema, sia in modo diretto che indiretto, ad esempio attraverso la famigerata “tempesta di citochine”, una risposta immunitaria esagerata pericolosa per la vita dei pazienti con COVID-19 (la malattia provocata dal virus pandemico). Come dimostrato da vari studi, oltre ai polmoni possono essere coinvolti il cuore, il fegato, il cervello, l'intestino e i reni, con rischi a lungo termine soprattutto per i pazienti colpiti dalla forma severa dell'infezione. Un nuovo studio, il più approfondito in assoluto dedicato alle malattie renali associate alla COVID-19, ha determinato che il SARS-CoV-2 può provocare danni ai reni che durano per mesi, mentre in alcuni casi può addirittura innescare una grave e permanente riduzione della funzionalità renale.

A determinare l'impatto potenzialmente catastrofico della COVID-19 sui reni è stato un team di ricerca del Veteran Affairs (VA) – Saint Louis Health Care System Clinical Epidemiology Center di Saint Louis. Gli scienziati, coordinati dal professor Ziyad Al-Aly, ricercatore presso il Research and Development Service dell'istituto, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati di circa 90mila persone risultate positive al tampone oro-rinofaringeo tra il primo marzo del 2020 e il 15 marzo di quest'anno, mettendoli a confronto con quelli di altre 1,6 milioni di persone non contagiate dal coronavirus SARS-CoV-2. Dall'indagine è emerso che gli infettati avevano circa il 35 percento di probabilità in più dei negativi di sperimentare danni ai reni o significative riduzioni nella funzionalità renale, fino a sei mesi di distanza dal contagio. In pratica, i problemi renali rappresentano un altro fattore legato alla cosiddetta Long Covid, un insieme di sintomi che possono perdurare per mesi e mesi dopo aver superato la fase acuta della malattia. Come affermato dal professor Al-Aly al New York Times, molti dei pazienti con disfunzioni renali non avvertono dolore o altri sintomi, pertanto è fondamentale che i sopravvissuti alla Covid – soprattutto coloro che hanno superato una forma grave – debbano essere attentamente monitorati.

Gli scienziati hanno valutato la funzionalità renale dei pazienti analizzando la concentrazione della creatinina, una sostanza di scarto eliminata dall'organismo proprio attraverso i reni e i cui livelli indicano quanto bene questi organi filtrano il nostro sangue. La capacità dei reni si riduce naturalmente anno dopo anno con l'invecchiamento, circa dell'1 percento ogni 12 mesi a partire dai 30-40 anni; gli scienziati sono stati sorpresi nello scoprire che quasi cinquemila pazienti Covid della coorte studiata avevano perduto il 30 percento della funzionalità renale in un solo anno, dopo il contagio. È come se i loro reni fossero invecchiati di 30 anni in un solo anno, a causa della COVID-19. Ma diversi pazienti contagiati hanno perduto molto più del 30 percento; in 220 sono addirittura arrivati a una malattia renale allo stadio terminale, cioè con una disfunzione superiore all'85 percento. Per chi arriva a questa situazione le uniche possibilità di sopravvivenza sono la dialisi e il trapianto di organi.

Gli scienziati hanno anche osservato che poco meno di tremila pazienti Covid hanno sviluppato un danno renale acuto o AKI (Acute Kidney Injury), lesioni al tessuto che fortunatamente possono guarire e non comportare conseguenze a lungo termine, sebbene in molti presentassero un significativo declino della funzionalità renale. Le varie conseguenze sui reni erano molto più comuni nei pazienti che avevano affrontato una malattia più severa, ma gli scienziati sottolineano che potrebbero essere a rischio anche coloro che hanno avuto un'infezione apparentemente lieve. Del resto diversi studi hanno dimostrato che anche una forma meno acuta della COVID-19 può comportare conseguenze da non sottovalutare, ad esempio al sistema vascolare. Secondo gli studiosi il danno renale da Covid potrebbe essere causato dall'infiammazione estrema innescata dall'infezione e dalla risposta alterata del sistema immunitario, oppure dai coaguli di sangue (trombi) che sono stati associati al patogeno pandemico. I dettagli della ricerca “Kidney Outcomes in Long COVID” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of the American Society of Nephrology (JASN).

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