Cambiamenti climatici, il decennio che stiamo vivendo è destinato a essere il più caldo della storia
L'ultimo decennio è destinato ad essere il più caldo della storia, perlomeno da quando esistono gli strumenti in grado di tenere traccia delle temperature globali. Lo ha annunciato in un nuovo rapporto l'Organizzazione meteorologica mondiale (World Meteorological Organization – OMM/WMO), ente intergovernativo che si occupa di analizzare l'evoluzione e l'impatto dei fenomeni climatici e meteorologici. Oltre al decennio 2010-2019, molto probabilmente anche il quinquennio 2015-2019 sarà classificato come il più caldo di sempre; ciò suggerisce il costante e progressivo aumento delle temperature medie rispetto all'epoca preindustriale. A confermarlo, del resto, vi è già il fatto che negli ultimi quaranta anni ciascun decennio è stato più “rovente” di quello precedente.
Anche i dati per l'anno che sta per concludersi non sono ottimistici. In base a quanto indicato dalla OMM, tra gennaio e ottobre la temperatura media globale è stata superiore di 1,1° centigradi rispetto all'epoca preindustriale. Tutto lascia pensare che il 2019 salirà sul podio degli anni più caldi di sempre, probabilmente al secondo posto, ma conquisterà la vetta di quello più rovente in assenza di El Niño-Oscillazione Meridionale, un fenomeno climatico che, in media, ogni cinque anni tende a scaldare in modo significativo le acque dell'Oceano Pacifico. Nel caso in cui si fosse palesato anche El Niño, probabilmente il 2019 avrebbe conquistato il record di anno più caldo mai registrato.
Ma c'è ancora tempo per peggiorare. In base al nuovo bollettino dell'Organizzazione meteorologica mondiale, infatti, nel 2018 le concentrazioni di anidride carbonica (il principale dei gas a effetto serra) hanno toccato un nuovo record, ovvero 408,7 parti per milione (ppm) contro le 405,5 dell'anno precedente. Insomma, le emissioni di CO2 continuano a incrementare nonostante i proclami degli Stati per abbattere l'uso di combustibili fossili e favorire le fonti energetiche alternative e sostenibili. I Paesi sono riuniti proprio in questi giorni a Madrid per la Cop25, la conferenza sul cambiamento climatico istituita dall'Organizzazione delle Nazioni Unite. Dal vertice dovrebbero uscire nuove linee guida per contrastare il riscaldamento globale catalizzato dai cambiamenti climatici.
Si tratta di decisioni urgenti e necessarie, come sottolineato da Petteri Taalas, segretario generale dell'OMM. “Se non intraprendiamo azioni urgenti per il clima adesso, andremo incontro a un aumento della temperatura di oltre 3° C entro la fine del secolo, con impatti sempre più dannosi sul benessere umano. Non siamo in nessun modo vicini alla strada giusta per raggiungere l'obiettivo dell'Accordo di Parigi”, ha sottolineato il dirigente. Lo ricordiamo, l'Accordo sul Clima di Parigi prevede di contenere l'aumento della temperatura media globale a 2° centigradi (meglio 1,5° centigradi) rispetto all'epoca preindustriale, un traguardo che appare sempre più complicato e lontano. Per raggiungere l'obiettivo virtuoso di 1,5° centigradi, del resto, a partire dal 2020 dovremmo abbattere le emissioni di carbonio del 7,6 percento ogni anno fino al 2030, ma le emissioni di gas serra continuano ad aumentare, come dimostrato anche dal nuovo rapporto “Brown to green” dell’organizzazione Climate Transparency e basato sui dati dei Paesi del G20 (responsabili dell'80 percento delle emissioni di carbonio).
L'OMM ha snocciolato anche altri dati significativi sull'impatto dei cambiamenti climatici. Gli oceani, che assorbono il 90 percento del calore determinato dall'effetto serra, hanno raggiunto le temperature massime mai registrate e sono il 25 percento più acidi rispetto a 150 anni fa, con effetti drammatici per la fauna marina (si stanno letteralmente sciogliendo i gusci e le conchiglie dei molluschi a causa dell'acidità). Il livello medio del mare ha raggiunto il valore massimo nel mese di ottobre, catalizzato dalle centinaia di miliardi di tonnellate di ghiaccio perdute dalla Groenlandia. Senza dimenticare incendi devastanti, alluvioni e tempeste catastrofiche, tutti fenomeni catalizzati dal disinteresse dell'uomo per la Terra. Se continueremo su questa strada, come sottolineato in uno studio firmato da 11mila scienziati – il più approfondito sul cambiamento climatico – “l'umanità è destinata a inevitabili e indicibili sofferenze”. E la civiltà per come la conosciamo oggi, potrebbe sparire addirittura entro il 2050.