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Balena incinta uccisa in modo atroce da un rete da pesca: è l’ultima vittima di un massacro continuo

Una grande rete da pesca abbandonata o perduta dai pescatori ha ucciso una balenottera minore e la piccola che aveva in grembo. Il cetaceo, prima di entrare in contatto con la spazzatura umana, era in perfetta salute. La rete è rimasta impigliata tra i fanoni della balena, condannandola a una morte lenta e atroce.
A cura di Andrea Centini
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Credit: SMASS Orkney 2019
Credit: SMASS Orkney 2019

Una balenottera minore (Balaenoptera acutorostrata) incinta è rimasta imprigionata in una rete di nylon abbandonata o perduta dai pescatori, che l'ha condotta a una morte lenta e atroce. Con lei ha perso la vita anche il feto giunto a metà dello sviluppo, una femmina. La carcassa dello sfortunato cetaceo è stata rinvenuta su una spiaggia dell'isola di Sanday, la più grande del gruppo settentrionale delle Isole Orcadi, un arcipelago scozzese incastonato nel Mare del Nord.

La grande rete da pesca, di colore verde acceso, è rimasta impigliata nei fanoni della balenottera, impedendole di nutrirsi e rendendole difficoltosi i movimenti. Secondo i biologi e i veterinari dello SMASS (Scottish Marine Animal Strandings Scheme) che hanno scoperto e analizzato la carcassa, le ultime ore di vita del cetaceo devono essere state drammatiche. Dall'esame necroscopico è infatti emerso che la balenottera deve aver lottato a lungo per provare a liberarsi dalla rete, e stremata dall'impossibilità di nutrirsi, di muoversi e respirare normalmente si è spiaggiata quando era ancora viva. L'acqua nei polmoni e le escoriazioni su un fianco suggeriscono che sia morta sulla riva, durante gli ultimi disperati tentativi di sfuggire alla trappola mortale. Prima di entrare in contatto con la spazzatura abbandonata dall'uomo, sottolineano gli studiosi che l'hanno analizzata, la balena era in ottima salute.

“L'attrezzatura da pesca rappresenta una delle minacce principali per la fauna marina, come emerge da questo caso, costato la vita a una madre e al suo piccolo non ancora nato. Ciò dimostra come tali interazioni possano essere pericolose non solo per il singolo esemplare, ma anche per un'intera popolazione. Ovviamente ci sono situazioni in cui gli attrezzi vengono perduti in seguito a un incidente, ma laddove non sia così, non ci sono scuse per gettare intenzionalmente questi oggetti in mare”, ha scritto in una dichiarazione sui social network l'organizzazione scozzese che si occupa di cetacei spiaggiati.

Le cosiddette “reti fantasma” sono un serio pericolo anche per i delfini, come dimostrano gli scatti drammatici pubblicati del veterinario britannico James Barnett del Cornish Seal Sanctuary; nelle immagini si vede un delfino comune (Delphinus delphis) completamente avvolto da una rete da pesca, come fosse finito in un bozzolo di un gigantesco ragno. Nell'estate del 2018 circa 300 tartarughe marine in pericolo di estinzione (Lepidochelys olivacea) sono rimaste uccise a causa delle reti da pesca abbandonate al largo della costa dello Stato di Oaxaca, in Messico.

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