Atlante, il capodoglio con la coda menomata dall’elica di una nave: le commoventi immagini
Nel Mar Mediterraneo vivono regolarmente otto specie di cetacei, tra i quali figurano il capodoglio (Physeter macrocephalus) – il più grande predatore vivente – e la balenottera comune (Balaenoptera physalus), che per lunghezza è seconda solo alla maestosa balenottera azzurra (Balenoptera musculus). Tra le principali minacce per questi grandi mammiferi marini figurano le collisioni con le imbarcazioni, diventate una comune causa di morte e lesioni assieme ai rifiuti plastici, sempre più presenti negli ecosistemi marini. Si ricordano le drammatiche vicende delle due balenottere “Codamozza” e “Mezzacoda” avvistate nel Santuario Pelagos, le cui pinne caudali furono molto probabilmente tranciate dalle eliche delle navi. Proprio dall'area settentrionale del Mar Ligure, facente parte del santuario dei cetacei, giungono le immagini di un capodoglio con il margine della pinna caudale fortemente menomato, le cui lesioni – fortunatamente rimarginate da tempo – sono compatibili con l'impatto di un'elica.
Le foto del capodoglio, chiamato Atlante, sono state scattate da Biagio Violi del team di Menkab, che da oltre dieci anni opera nel Mediterraneo con obiettivi di ricerca e divulgazione ambientale. L'esemplare è stato fotografato nell'ambito del progetto di ricerca “CATODON”, in omaggio al vecchio nome scientifico (Physeter catodon) di questo iconico predatore. Tra i metodi utilizzati per monitorare e identificare i cetacei vi è proprio la fotografia, poiché grazie ad essa è possibile riscontrare sugli animali cicatrici, segni e particolari conformazioni anatomiche che aiutano i biologi marini a differenziare un esemplare da un altro. I capodogli quando devono immergersi a grandi profondità per catturare i calamari sollevano tipicamente la pinna caudale; una gioia per gli occhi per chi ama il whale watching ma anche un momento significativo per chi studia i cetacei. È proprio durante questa “manovra di immersione” che è stata fotografata la pinna caudale di Atlante, aggiunto al catalogo di Menkab che attualmente accoglie un centinaio di individui.
Come indicato, il margine della pinna caudale risulta fortemente menomato dal probabile impatto con un'elica. Il lobo sinistro è stato inoltre parzialmente strappato. Fortunatamente il capodoglio non sembra subire significative conseguenze da questo significativo handicap. “Queste ferite sono ben cicatrizzate, segno di una collisione avvenuta non di recente. Nonostante questa malformazione, l'animale sembra riesca a cacciare ed a compiere le sue lunghe migrazioni. L'analisi dei video girati col drone dai nostri colleghi di Artescienza (Gabriele Principato e Samuele Wurtz) ci permetterà di ricavare altri dati importanti su questo capodoglio”, ha scritto l'associazione Menkab sulla propria pagina Facebook.
Come evidenziato dal progetto Friend of the Sea della World Sustainability Organization (WSO), le collisioni tra cetacei e navi – note come “whale ship strikes” – sono aumentate in modo significativo divenendo la principale minaccia per questi animali. Si stima infatti che nel 2020 siano state almeno 20mila le balene uccise dall'impatto con navi mercantili, navi da crociera e da pesca, il quadruplo di quelle stimate venti anni fa. In base ai dati comunicati dall'organizzazione ambientalista, le collisioni mortali nel Mar Mediterraneo sono quasi raddoppiate nel giro di 40 anni. Noi vediamo solo la punta dell'iceberg di questi incidenti, dato che solo una parte delle carcasse viene riportata a riva o addirittura viene ritrovata sulla chiglia delle navi nei porti.
Alla luce di questo impatto così drammatico, Friend of the Sea ha lanciato una campagna per tutelare i cetacei e al contempo premiare le compagnie che si impegnano a contrastare il fenomeno del whale ship strikes. Si chiede a operatori marittimi, armatori e Governi di introdurre telecamere termiche per il riconoscimento dei cetacei; database per la segnalazione degli avvistamenti di cetacei online; e la modifica di eventuali rotte nel caso in cui si ritenessero particolarmente pericolose per i cetacei. Chi aderirà al progetto, inoltre, avrà un logo che certifica che la suddetta compagnia si impegna a tutelare i grandi cetacei.