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20 anni fa l’arrivo del primo equipaggio sulla Stazione Spaziale Internazionale

Dopo un viaggio durato un paio di giorni, gli astronauti Bill Shepherd, Sergei Krikalev e Yuri Gidzenko (un americano e due russi), il 2 novembre del 2000 sbarcarono sulla Stazione Spaziale Internazionale. Fu il primo equipaggio a essere ospitato sul laboratorio orbitante, nel cuore della pionieristica Expedition 1, e da allora ci sono sempre stati uomini a bordo. In 20 anni gli astronauti sono stati ben 241.
A cura di Andrea Centini
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ISS. Credit: NASA
ISS. Credit: NASA

Oggi, lunedì 2 novembre 2020, sono trascorsi venti anni esatti da quando la Stazione Spaziale Internazionale (ISS – International Space Station) ha ospitato il primo equipaggio umano a bordo, in seno alla celebre Expedition 1. Ad accendere le luci – letteralmente – del laboratorio orbitante furono l'astronauta americano Bill Shepherd e i due cosmonauti russi Sergei Krikalev e Yuri Gidzenko, che partirono dal cosmodromo di Baikonur in Kazakistan il 31 ottobre 2000. All'epoca, infatti, i viaggi verso la ISS erano decisamente più lunghi di quelli che si fanno oggi. Da allora sono saliti a bordo ben altri 238 “visitatori”, principalmente astronauti provenienti da una ventina di Paesi, ma non sono mancati alcuni turisti spaziali che hanno pagato cifre esorbitanti per vivere questa esperienza per pochi.

La Stazione Spaziale Internazionale è la nostra avanguardia nello spazio ed è una punta di diamante per la ricerca scientifica mondiale. Nei tre avanzatissimi laboratori che ospita si portano avanti a ciclo continuo esperimenti in campo biomedico dal potenziale rivoluzionario, si effettuano test su nuove tecnologie – comprese quelle che ci permetteranno di arrivare su Marte – e su materiali con proprietà inedite. Sono tutti studi che un giorno potrebbero cambiarci la vita. Anche lo smartphone che avete in mano per leggere questo articolo, del resto, è figlio degli avanzamenti tecnologici resi necessari per andare sulla Luna la prima volta, oltre mezzo secolo fa (e ora siamo pronti a tornarci per “rimanerci”).

L'ISS odierna è completamente diversa da quella di venti anni fa. All'epoca aveva soltanto tre “stanze”, ben lungi dal poter essere definite confortevoli; oggi non è certo un hotel a cinque stelle, ma le stanze sono diventate 12, ci sono tre toilette – fra le quali una di ultimissima generazione appena arrivata –, diversi scompartimenti per dormire, i sopracitati laboratori, una “palestra” e anche uno spettacolare modulo italiano chiamato “Cupola”, che offre un punto di vista meraviglioso sulla Terra e sullo spazio grazie ai grandi finestroni. Proprio da lì sono state scattate moltissime immagini suggestive pubblicate sui social dagli astronauti (che sì, possono contare sulla connessione internet), compresi gli ultimi, splendidi, di Luca Parmitano, primo comandante italiano dell'ISS e ultimo astronauta del Bel Paese a essere ospitato nel laboratorio orbitante. Si ritiene che lui, assieme alla collega Samantha Cristoforetti – altra veterana dell'ISS – saranno i due italiani coinvolti nella missione Artemis, che riporterà l'uomo sulla Luna nel giro di pochi anni.

La stazione spaziale è grande praticamente quanto un campo da calcio, dato che è larga 110 metri, alta 20 e lunga quasi 73. La massa è cresciuta considerevolmente anno dopo anno, grazie all'aggancio di nuovi e avveniristici moduli, dei quali l'Italia è considerato uno dei Paesi più esperti in assoluto nella progettazione/costruzione. Non a caso è direttamente coinvolta anche per quelli della futura stazione spaziale che orbiterà attorno alla Luna, e verosimilmente anche per la base lunare e vera e propria, grazie all'accordo firmato con la NASA. Il laboratorio sfreccia a una velocità di 27.600 chilometri orari a un'altitudine (variabile) di circa 400 chilometri. In talune occasioni è possibile osservarla mentre viaggia sulla volta celeste, brillante come una piccola stella che attraversa il firmamento.

Si stima che fino ad oggi l'ISS sia costata un centinaio di miliardi di Euro. È in orbita sin dal 1998, e si ritiene che continuerà a sfrecciare nello spazio per almeno altri 10 anni, fino al 2030. Ad oggi il rischio maggiore è quello rappresentato dalla spazzatura spaziale; solo quest'anno sono state eseguite tre manovre evasive per evitare il potenziale impatto con detriti, come parti dei satelliti.

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