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Vita su Marte sempre più probabile: Curiosity scopre tracce di boro nel cratere Gale

Attraverso lo strumento ChemCam il rover Curiosity della NASA ha trovato tracce di boro nei minerali di solfato di calcio. L’elemento chimico avrebbe permesso la formazione dell’acido ribonucleico (RNA) e agevolato la nascita della vita.
A cura di Andrea Centini
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Il rover Curiosity, giunto su Marte cinque anni fa, ha rinvenuto tracce di boro nel cratere Gale, una scoperta che secondo un nuovo studio condotto dai ricercatori del Los Alamos National Laboratory (Nuovo Messico) aumenta la probabilità che il Pianeta Rosso, in passato, possa aver ospitato la vita. Il prezioso elemento chimico è stato rinvenuto nei minerali di solfato di calcio attraverso lo strumento ChemCam del robot, un dispositivo che vaporizza le rocce attraverso un laser per l'analisi spettrale che è stato messo a punto proprio dagli studiosi coinvolti nella scoperta.

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L'importanza del boro nel promuovere la vita marziana risiede nelle sue proprietà chimiche, che permettono la potenziale formazione dell'acido ribonucleico, l'RNA, macromolecola legata all'espressione dei geni e base fondamentale della biologia. Secondo diverse teorie accreditate, la vita primordiale si sarebbe basata principalmente su filamenti di RNA, ma uno dei suoi elementi costitutivi principali, lo zucchero ribosio, è altamente instabile e si scioglie in acqua, la “culla” della vita. Il boro disciolto in acqua, formando i cosiddetti anioni borati, permette tuttavia la stabilizzazione del ribosio, e questa reazione su Marte avrebbe agevolato la formazione di acido ribonucleico e di conseguenza la nascita dei primi organismi arcaici.

Le tracce di boro rinvenute dagli scienziati, coordinati dal dottor Patrick Gasda, risalgono a depositi di 3,8 miliardi di anni, un periodo analogo a quello che sulla Terra diede il via alla formazione dei primi organismi viventi. Ciò suggerisce che sul nostro pianeta e su Marte la vita possa essere originata parallelamente. Il boro marziano, secondo le stime di Gasda e colleghi, sarebbe stato presente nelle acque sotterranee che scorrevano al di sotto del cratere Gale, e grazie alla temperatura compresa tra 0 e 60° centigradi e al pH neutro-alcalino sarebbero state perfettamente abitabili. I dettagli dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Geophysical Research Letters.

[Credit: NASA/JPL-Caltech/MSSS]

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