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Covid 19

Virus cinese, già possibile un vaccino

Il dottor Rino Rappuoli, tra i principali esperti internazionali di vaccini, ha annunciato che un vaccino contro il misterioso virus 2019-nCoV emerso in Cina è già possibile. Con le tecnologie attualmente disponibili, sottolinea l’esperto, in linea teorica potrebbe essere sviluppato in una sola settimana.
A cura di Andrea Centini
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Poiché la mappa genetica del virus 2019-nCoV emerso in Cina è stata già messa a punto ed è disponibile nella GeneBank, secondo gli esperti potrebbe essere sviluppato un vaccino in tempi rapidissimi. Con le tecnologie attualmente disponibili, in linea teorica potrebbe bastare una sola settimana. A sottolinearlo all'ANSA è il dottor Rino Rappuoli, tra i maggiori luminari di vaccinologia al mondo e dirigente presso il Dipartimento di Ricerca e Sviluppo della società GSK Vaccine.

“È possibile che in Cina ci si stia già muovendo in questa direzione, ma di questo non ho alcuna conferma diretta”, ha sottolineato Rappuoli. Di certo le autorità di Pechino hanno creato una task force di specialisti per provare a contenere la diffusione del virus, un coronavirus geneticamente molto simile alla SARS. La squadra è guidata dal dottor Zhong Nanshan, scienziato della Commissione Nazionale Sanitaria Cinese e uno dei massimi esperti di malattie respiratorie al mondo.

È proprio grazie all'esperienza fatta con l'epidemia della SARS, spiega lo scienziato italiano, che gli esperti sanno come si può approntare rapidamente un vaccino. “Fin dai tempi della SARS sappiamo che bisogna prendere uno dei geni che codificano le proteine di superficie del virus e su questa base di può cominciare a lavorare su un vaccino”, ha dichiarato l'esperto, sottolineando che grazie alla disponibilità dei dati genetici, oggi in linea teorica “è possibile fare tutto”, come se il virus fosse già disponibile in laboratorio.

Ruoppoli sottolinea che grazie a queste conoscenze e alle nuove tecnologie è possibile ottenere un vaccino in soli sette giorni. Questa tempistica non tiene conto del “carrozzone” burocratico, tra approvazioni e certificazioni che devono passare al vaglio di enti internazionali e internazionali. Naturalmente, nel caso in cui si rischiasse una pandemia di una patologia estremamente pericolosa tali passi verrebbero accelerati. Al momento, tuttavia, si ritiene che il 2019-nCoV sia meno aggressivo e letale della SARS (Severe acute respiratory syndrome) e della MERS (Middle East Respiratory Syndrome). Queste patologie, scatenate da Betacoronavirus come quello appena emerso in Cina, fecero diverse centinaia di morti; la prima all'inizio del nuovo millennio in Cina e Hong Kong, la seconda tra il 2012 e il 2014 soprattutto in Arabia Saudita. In base all'ultimo bollettino diffuso dalle autorità di Pechino, i morti causati da 2019-nCoV sono nove, mentre i contagiati più di 400. Per l'Imperial College di Londra si tratterebbe tuttavia di una sottostima: i casi, secondo gli esperti britannici, sarebbero almeno 1.700.

L'ottimismo di Rappuoli contrasta con quanto indicato sulla pagina del Ministero della Salute dedicata al coronavirus e con ciò che ci ha riferito il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università degli Studi di Milano, in base ai quali per preparare un vaccino contro il nuovo coronavirus potrebbero volerci anche anni. L'unica certezza è che ad oggi ancora non si conoscono tutte le caratteristiche di questa nuova infezione respiratoria, e l'Organizzazione Mondiale della Sanità sta decidendo se classificarla o meno come una minaccia di salute pubblica internazionale. Gli aeroporti di tutto il mondo, e in particolar modo quelli che hanno collegamenti con Wuhan, la città nel cui mercato sarebbe emerso il primo contagio, stanno prendendo misure per monitorare i viaggiatori. C'è grandissima apprensione soprattutto per l'imminente Capodanno lunare cinese, che a causa dei milioni di persone coinvolte potrebbe far diffondere il virus 2019-nCoV in mondo incontrollabile.

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