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Vaccino di Oxford-AstraZeneca efficace al 90% grazie a un errore: ecco cos’è successo

Mene Pangalos, scienziato a capo del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo non oncologico di AstraZeneca, ha dichiarato alla Reuters che l’efficacia al 90 percento del vaccino anti COVID “AZD1222” è stata dimostrata grazie a un errore nel dosaggio. Il vaccino candidato messo a punto dall’Università di Oxford e dalla società italiana Advent-Irbm è uno dei più promettenti in assoluto.
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A cura di Andrea Centini
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La nascita di alcune invenzioni di successo è legata a scoperte fortuite o a veri e propri errori; basti pensare ai foglietti di carta colorata semi-adesivi, i famosi Post-it, nati dalla ricerca di un potente adesivo, o al forno a microonde, la cui idea è venuta per caso a un ingegnere durante test per dispositivi radar. Un “bacio” della fortuna, comunque preceduto da decenni di studi, ricerca e sviluppo. La stessa dea bendata sembrerebbe aver toccato da vicino anche i ricercatori dello Jenner Institute dell'Università di Oxford, che stanno sperimentando il promettente vaccino anti COVIDAZD1222”, messo a punto in collaborazione con gli scienziati dell'azienda di biotecnologie italiana Advent-Irbm (Pomezia). È stato infatti un errore nel dosaggio ad aver fatto emergere un'efficacia del 90 percento, sensibilmente superiore a quella della somministrazione standard, “appena” del 62 percento.

Per comprendere meglio cosa è accaduto facciamo un passo indietro, partendo dal comunicato stampa del 23 novembre pubblicato da AstraZeneca, il colosso biofarmaceutico britannico-svedese che distribuirà le dosi del vaccino in tutto il mondo, previa autorizzazione da parte delle autorità regolatorie (che non dovrebbe tardare molto). L'azienda ha infatti ha annunciato che l'AZD1222 ha un'efficacia media del 70 percento, dovuta ai risultati di due regimi con dosaggio differente: il primo, caratterizzato da mezza dose all'inizio e da una dose completa ad almeno 30 giorni di distanza, ha fatto emergere un'efficacia del 90 percento; il secondo, basato su due dosi complete di vaccino, sempre ad almeno un mese di distanza fra un'iniezione e l'altra, ha invece determinato un'efficacia del 62 percento. Il primo regime è stato testato su 2.700 persone, il secondo su circa 9mila.

Ma perché si è deciso di procedere su due binari, che hanno determinato risultati così diversi? A spiegare cos'è accaduto è stato il dottor Mene Pangalos, a capo del Dipartimento di Ricerca e Sviluppo non oncologico di AstraZeneca. Lo scienziato, intervistato dall'agenzia di stampa britannica Reuters, ha affermato senza giri di parole che si è trattato di un semplice “errore”. Durante un trial clinico, ha spiegato Pangalos, gli scienziati dello Jenner Institute si sono accorti che gli effetti collaterali (di base) legati alle somministrazioni – come affaticamento, mal di testa e dolore al sito dell'iniezione – erano più lievi del previsto, dunque sono andati a ricontrollare i dati della sperimentazione, e si sono accorti di aver commesso un errore nel dosaggio in un gruppo di pazienti. In pratica, invece di somministrare loro una dose completa, come previsto dal programma, hanno usato mezza dose.

Una volta compreso l'errore hanno deciso di non interrompere il trial, ma di portarlo avanti come se non fosse successo nulla, somministrando una seconda dose completa di vaccino a tutti i partecipanti. Analizzando i dati sull'efficacia è stato dimostrato che i più protetti erano risultati proprio quelli che avevano ricevuto la mezza dose iniziale (90 percento contro 62 percento, come specificato), contro le due complete. Un colpo di fortuna non indifferente, ma comunque legato a decenni di studi, dato che lo Jenner Institute lavora all'adenovirus inattivato – la tecnologia alla base del vaccino AZD1222 – dall'inizio degli anni '90. Non è chiaro perché mezza dose più una dose completa proteggano di più di due dosi complete, e gli scienziati approfondiranno nei prossimi test. Non resta che attendere il deposito della richiesta di autorizzazione alle autorità regolatorie e sperare in una rapida approvazione; grazie alle sue caratteristiche, infatti, il vaccino di Oxford-Irbm-AstraZeneca potrebbe essere la carta vincente per abbattere la pandemia.

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