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Covid 19

Vaccino Covid di AstraZeneca e pillola anticoncezionale: cosa sappiamo sul rischio trombosi

Il vaccino anti COVID “AZD1222/ChAdOx1” dell’azienda biofarmaceutica AstraZeneca è stato sospeso in diversi Paesi europei dopo l’emersione di alcuni eventi tromboembolici correlati temporalmente. In attesa che si esprima l’Agenzia Europea per i Medicinali, ci si chiede quale possa essere il rischio di trombosi in chi si vaccina e assume farmaci come la pillola contraccettiva, nota per aumentare l’incidenza di tali eventi (seppur di poco). Ecco cosa dicono gli esperti.
A cura di Andrea Centini
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Giovedì 18 marzo è attesa la relazione dell'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) sul potenziale nesso tra il vaccino anti COVID di AstraZeneca e il rischio trombosi, a causa del quale, dopo l'emersione di alcune decine di eventi in Europa correlati temporalmente, diversi Paesi hanno deciso di sospendere la somministrazione del farmaco. Gli esperti sono fiduciosi sulla rapida ripresa delle inoculazioni, alla luce del numero estremamente basso di casi, tuttavia la cautela non è mai troppa ed è doveroso attendere il parere della commissione tecnica dell'EMA. A preoccupare sono i casi di una rara forma di trombosi cerebrale (della vena sinusale) che ha causato alcuni decessi, e che tra i vaccinati avrebbe un'incidenza leggermente superiore a quella della popolazione globale, come mostrato dai dati del Paul Ehrlich Institut. Poiché sono coinvolte le trombosi e alcune fasce della popolazione possono essere più esposte al rischio di sviluppare coaguli di sangue, come ad esempio le donne che prendono la pillola contraccettiva, in molti hanno iniziato a domandarsi quanto sia sicuro vaccinarsi con l'AstraZeneca in determinate condizioni.

A rispondere sulla questione della pillola contraccettiva è il professor Giorgio Palù, presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), che intervenuto alla trasmissione Porta a Porta ha affermato che forse è meglio evitare di somministrare questo vaccino nelle donne che assumono questo farmaco, in attesa di ulteriori accertamenti. Il principio è sempre quello della precauzione, in vista della fondamentale comunicazione dell'Agenzia Europea per i Medicinali che fugherà i dubbi sulla sicurezza dell'AZD1222/ChAdOx1. Ma che sussista un certo rischio di trombosi per le donne che assumono la pillola anticoncezionale è acclarato dalla ricerca scientifica. Basta leggere i foglietti illustrativi dei farmaci per scoprirlo. E le probabilità che ciò si verifichi sono sensibilmente superiori a quelle relative all'incidenza emersa dopo le somministrazioni del vaccino AstraZeneca (per il quale, lo ribadiamo, non è stata ancora confermata alcuna correlazione). Va tuttavia sottolineato che le due situazioni non possono essere comparate basandosi solo sui freddi numeri; per quanto concerne la pillola anticoncezionale, infatti, si parla di rischio generico di tromboembolia venosa o TEV, che può essere sì una condizione fatale, ma in circa la metà dei casi risulta persino asintomatica. A far “drizzare le antenne” ai medici dopo le vaccinazioni sono invece stati i casi della rarissima trombosi cerebrale della vena sinusale, che su sette casi, in Germania, ha provocato tre morti, due donne e un uomo.

Proprio il professor Palù si chiede se le donne coinvolte (6 su 7) prendessero la pillola contraccettiva o avessero condizioni di base che potessero favorire la coagulazione del sangue. Tutte domande cui verrà fatta presto chiarezza dall'EMA, che sta analizzando nel dettaglio tutte le cartelle cliniche dei soggetti coinvolti negli eventi tromboembolici dopo la vaccinazione. Per quanto concerne la pillola contraccettiva, lo studio “Venous thrombosis in users of non-oral hormonal contraception: follow-up study, Denmark 2001-10citato anche dall'AIFA indica che in Danimarca, tra il 2001 e il 2010, il tasso di eventi tromboembolici è stato di 2,1 per anno ogni 10mila donne che non usavano la contraccezione orale; di 6,2 tra chi usava la pillola contraccettiva; di 7,8 tra chi usava l'anello vaginale; e di 9,7 tra chi usava il cerotto.

Ma non tutti i farmaci contraccettivi sono uguali. Come sottolineato sul portale della Fondazione Veronesi dalla professoressa Rossella Nappi, docente di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’IRCCS Policlinico San Matteo – Università degli Studi di Pavia, il rischio di trombosi tra le donne che prendono i contraccettivi c'è ma è molto basso, nell'ordine di 5-12 donne ogni 10mila (che è comunque sensibilmente superiore a quello delle vaccinazioni finite sul banco degli imputati). Come spiegato dalla scienziata, “ai contraccettivi a base di levonogestrel, norgestimato e noretisterone sono associati i più bassi pericoli (tra i 5 e i 7 eventi di tromboembolici su 10 mila donne), mentre le percentuali aumentano in caso di progestinici con etonogestrel e norgestromina (dai 6 ai 12 casi) con picchi più alti fra le pillole contenenti gestodene, desogestrel e drospirenone (dai 9 ai 12 eventi)”. “Per i restanti contraccettivi oggi in commercio (clormadinone, dienogest e nomegestrolo) – aggiunge la professoressa Nappi – i dati disponibili in letteratura non sono sufficienti per esprimere un eventuale rischio effettivo o possibile”. La ricercatrice sottolinea anche che l'incidenza della trombosi è di ben 40-50 casi ogni 10.000 donne in gravidanza, mentre nei 40 giorni dopo parto – il puerperio – tali probabilità “possono elevarsi a 150-200 ogni 10.000 puerpere”. Insomma, ci sono condizioni in cui il rischio trombosi può essere particolarmente elevato, e sicuramente la pillola contraccettiva può in alcuni casi innalzare le probabilità; gli scienziati dovranno dunque valutare attentamente il rapporto tra costi e benefici della vaccinazione con AstraZeneca, nel caso in cui venisse confermato tale legame.

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