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Covid 19

Perché i dati dovrebbero tranquillizzarti se hai già fatto il vaccino di AstraZeneca

La sospensione improvvisa del vaccino anti COVID “AZD1222/ChAdOx1” di AstraZeneca in diversi Paesi europei sta alimentando dubbi e incertezze fra coloro che hanno già ricevuto la prima dose, così come fra chi è candidato alla somministrazione. Ecco perché chi ha già ricevuto la prima inoculazione non deve preoccuparsi.
A cura di Andrea Centini
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Lunedì 15 marzo 2021 sarà ricordato come uno dei giorni più bui nella storia della campagna vaccinale contro il coronavirus SARS-CoV-2, la più grande messa in piedi nella storia dell'umanità. Nel pomeriggio, infatti, alcuni Paesi europei – tra i quali l'Italia – hanno deciso di sospendere temporaneamente e a scopo puramente precauzionale la somministrazione del vaccino AZD1222/ChAdOx1 prodotto da AstraZeneca, messo a punto in collaborazione con gli scienziati dello Jenner Institute dell'Università di Oxford e dell'azienda italiana di Pomezia Advent-Irbm. La ragione è ormai nota a tutti: dopo la somministrazione del farmaco, in alcune decine di persone sono stati diagnosticati eventi tromboembolici e anomalie emorragiche, che purtroppo in taluni casi sono risultati fatali. Due operatori sanitari in Norvegia, una donna in Danimarca e due uomini in Italia sono tra quelli balzati agli onori della cronaca internazionale. Al momento gli esperti ritengono che si sia trattata di una semplice correlazione temporale tra la somministrazione del vaccino e l'emersione degli eventi avversi: l'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA), l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), numerosi scienziati e la stessa AstraZeneca, citando i dati delle inoculazioni, hanno sottolineato che non vi sono evidenze che il AZD1222/ChAdOx1 possa indurre la formazione di trombi, e poiché l'incidenza dei casi – 37 su ben 17 milioni di dosi somministrate – è in linea con quella attesa per la popolazione generale, si è ribadito che non sussiste alcun incremento del rischio.

Nonostante le rassicurazioni susseguitesi negli ultimi giorni da parte degli scienziati, che hanno continuamente sottolineato la sicurezza e l'efficacia del vaccino, l'onda mediatica che ha accompagnato i singoli, sfortunati casi e la cassa di risonanza data social network, dove determinate comunicazioni sono state fortemente strumentalizzate, hanno fatto montare la polemica a tal punto che i governi di diversi Paesi, di concerto con l'EMA, sono stati spinti a sospendere temporaneamente la somministrazione del vaccino AstraZeneca. Si vuol fugare ogni possibile dubbio sulla potenziale correlazione tra vaccino ed eventi tromboembolici, resettando inoltre la comunicazione e dando così nuova linfa vitale alla campagna vaccinale. Gli esperti dell'EMA stanno analizzando a fondo tutti i dati sui singoli casi e dovrebbero rilasciare una dichiarazione sulla questione per giovedì 18 marzo. A quel punto si saprà in via ufficiale se davvero vi sia stato qualche problema con specifici lotti del vaccino – l'eventuale presenza di impurità, in linea teorica, potrebbe innescare la formazione di trombi – così come a livello generale. Siamo innanzi a un atto dovuto per far piena luce sull'accaduto.

In attesa del comunicato dell'EMA, resta il “problema” di chi ha già fatto la prima dose e in questo momento si trova in una sorta di limbo, tra la preoccupazione per l'insorgenza degli eventi avversi e il disorientamento per la seconda dose. Su questo fronte gli esperti, le agenzie sanitarie, il Ministero della Salute stanno procedendo compatti: “Non c'è nulla di cui preoccuparsi”. Ripetendo il mantra sulla sicurezza e sull'efficacia del vaccino, oltre che quello della sospensione precauzionale. Il professor Daniel Salmon, direttore dell'Istituto per la sicurezza dei vaccini presso l'autorevole Università Johns Hopkins, in un'intervista al New York Times ha sottolineato che i coaguli di sangue sono eventi comuni nella popolazione generale e che i casi segnalati sono molto probabilmente casuali e non associati al vaccino. “Ci sono molte cause di coagulazione del sangue, molti fattori predisponenti e molte persone che sono a maggior rischio. Queste sono spesso anche quelle che vengono vaccinate in questo momento”, ha affermato il dottor Mark Slifka, ricercatore di vaccini presso la Oregon Health and Science University.

Secondo i CDC, ogni anno fino a 600mila americani sviluppano coaguli di sangue (nelle gambe o altrove), e ciò significa che ogni giorno si verificano fino a 2mila casi. Se ogni giorno venissero vaccinate contro il coronavirus 2,3 milioni di persone, ovvero l'1 percento della popolazione adulta americana, circa l'1 percento dei trombi che si verificano quotidianamente emergerebbe proprio tra i soggetti vaccinati. Dunque fino a 20 casi al giorno. I trombi sarebbero causati dal vaccino? No, verrebbero "a galla" casualmente per un semplice fattore statistico. “Solo se i dati epidemiologici mostrassero che questo tasso è più alto, si inizierebbe a indagare su una relazione causale”, ha dichiarato il professor Stephan Moll, ematologo e professore di medicina presso l'Università della Carolina del Nord. Nel caso del vaccino di AstraZeneca, tuttavia, si sta cercando una potenziale correlazione tra vaccino e trombi anche se i dati sono in linea – o addirittura più bassi, come ha specificato AstraZeneca in un comunicato stampa – di quelli della popolazione generale.

In un'intervista su Cusano Italia TV, il farmacologo presidente dell’Istituto Mario Negri Silvio Garattini ha dichiarato che in Italia muoiono ogni giorno 1.800-2.000 persone, e che qualcuno possa morire qualche giorno dopo la vaccinazione fa parte della realtà. E maggiore sarà il numero di persone vaccinate, naturalmente, superiore sarà anche quello di chi morirà dopo la somministrazione. “Il vaccino non dà l’immortalità – spiega Garattini – protegge soltanto dai danni indotti dal COVID. Noi sappiamo che c’è un rapporto di causa-effetto tra il virus e il trombo-embolismo, non tra il vaccino e il trombo-embolismo”. “Che poi ci possa essere qualche lotto che dà degli effetti collaterali più intensi nessuno lo può escludere – chiosa l'esperto – ma bisogna sempre considerare il rapporto benefici-rischi, se avessimo avuto il vaccino non avremmo avuto 100mila morti”. Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha affermato che non ci sono prove che il vaccino di AstraZeneca provochi trombi.

In attesa che venga chiarito ogni (sacrosanto) dubbio da parte dell'EMA, chi ha ricevuto la prima dose si chiede anche se riceverà la seconda. Gianni Rezza, direttore della Prevenzione del Ministero della Salute, confida nel fatto che tutti coloro che hanno ricevuto la prima dose riceveranno anche la seconda. Lo stop, del resto, sarà solo di pochi giorni, nel caso venisse accertata la sicurezza del farmaco. Nel caso in cui invece venisse acclarata una correlazione tra eventi tromboembolici e vaccino di AstraZeneca, e la sospensione dovesse diventare definitiva, il professor Garattini spiega che tra la prima e la seconda dose passano 12 settimane, pertanto come seconda si potrebbe utilizzare un secondo vaccino basato sulla medesima tecnologia del vettore virale (adenovirus). Anche se al momento non ci sono dati sui "mix". Il Johnson & Johnson (che fra l'altro si basa su una sola dose) e magari Sputnik V russo che verrà prodotto in Italia potrebbero essere candidati papabili. Non resta dunque che attendere con fiducia le comunicazioni dell'EMA. Le poche decine di casi su 17 milioni di inoculazioni (in linea con la popolazione generale) e l'estrema efficacia del vaccino dimostrata in Scozia, che ha abbattuto del 94% il tasso dei ricoveri, dovrebbero riportare AstraZeneca rapidamente in carreggiata.

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