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Covid 19

Vaccino anti tubercolosi contro il coronavirus: in Australia test su 4mila medici e infermieri

In Australia 4mila tra medici, infermieri e altri operatori sanitari saranno sottoposti alla vaccinazione con il “bacillo di Calmette e Guérin” o BCG, una vecchia preparazione utilizzata nella prevenzione della tubercolosi. Studi clinici hanno dimostrato che il vaccino potenzia l’immunità e protegge dai virus respiratori; la speranza è di contrastare le complicazioni della COVID-19, nel caso in cui i professionisti fossero infettati dal coronavirus.
A cura di Andrea Centini
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In Australia verrà sperimentato un vecchio vaccino contro la tubercolosi per contrastare la COVID-19, l'infezione scatenata dal nuovo coronavirus emerso in Cina (SARS-CoV-2). La preparazione, chiamata “bacillo di Calmette e Guérin” e comunemente conosciuta con l'acronimo di BCG, sarà somministrata a 4mila operatori sanitari tra medici, infermieri e altro personale in prima linea nella lotta al patogeno. L'efficacia sarà determinata da uno studio clinico ad hoc che seguirà l'impatto dell'infezione sulle persone coinvolte. I medici e gli altri professionisti della sanità, del resto, sono i lavoratori più esposti al rischio di contrarre la patologia, e sono già in tantissimi quelli australiani contagiati, soprattutto per la carenza di dispositivi di protezione individuale (DPI). Per questa ragione si stanno mettendo a punto ulteriori strategie per proteggerli.

L'uso del vaccino anti tubercolosi contro il coronavirus è stato già approvato dal direttore generale dell'Organizzazione mondiale della sanità (OMS), il dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, e l'analisi della sua efficacia in Australia sarà condotta da specialisti di malattie infettive presso il prestigioso Murdoch Children's Research Institute (MCRI) di Melbourne. Lo specifica una nota del Royal Australian College of General Practitioners (RACGP), la più grande organizzazione professionale di medicina generale australiana in rappresentanza dei medici di base, compresi quelli che operano nelle impervie aree rurali della “terra dei canguri”.

Ma perché è stato deciso di sperimentare un vaccino contro la tubercolosi per provare a difendere medici e infermieri dalla COVID-19? Il motivo risiede nel fatto che studi clinici hanno dimostrato come il bacillo di Calmette e Guérin ha la capacità di “potenziare” il sistema immunitario. Ogni anno sono 130 milioni i bambini vaccinati col BCG, un microorganismo attenuato ottenuto da un ceppo di Mycobacterium bovis e isolato all'inizio del XX secolo dai due scienziati francesi Albert Calmette e Camille Guérin, entrambi dell'Istituto Pasterur di Lilla. “Numerosi studi hanno già dimostrato che le persone che ricevono il vaccino sviluppano meno infezioni virali del tratto respiratorio rispetto a quelle che non lo hanno fatto – scrive il RACGP -, dunque i ricercatori sperano che questo potenziamento ‘innato' dell'immunità possa offrire tempo prezioso per sviluppare e validare un vaccino specifico per il nuovo coronavirus”.

La dottoressa Kathryn North, direttrice della MCRI, ha dichiarato che i ricercatori e i medici australiani “hanno la reputazione di condurre test rigorosi e innovativi”, e lo studio, ha proseguito la specialista, consentirà di testare adeguatamente l'efficacia del vaccino contro i sintomi della COVID-19: “potrebbe aiutare a salvare la vita dei nostri eroici operatori sanitari in prima linea”. Le ha fatto eco il professor Nigel Curtis, specialista di malattie infettive della MCRI: “Speriamo di vedere una riduzione della prevalenza e della gravità dei sintomi COVID-19 negli operatori sanitari che riceveranno la vaccinazione BCG”.

L'Australia si appresta a entrare nelle stagioni “fredde” (nell'emisfero australe è appena iniziato l'autunno), dunque nelle prossime settimane potrebbe andare incontro a un significativo aumento dei casi, qualora venisse confermata la relazione tra temperature più basse e maggiore diffusione dei contagi. Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base della mappa interattiva messa a punto dagli scienziati dell'Università Johns Hopkins, il coronavirus ha già contagiato quasi 4mila australiani e ne ha uccisi circa 500.

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