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Un biglietto per la Luna o uno per Marte (sola andata)?

Compagnie private lavorano ai primi viaggi sulla Luna e sul Pianeta Rosso. Ma niente turismo spaziale.
A cura di Roberto Paura
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Oggi sono quarant’anni esatti da quando gli ultimi uomini misero piede sulla Luna. E i tempi sembrano ormai maturi per riportarceli a breve. Nonostante la crisi economica, le compagnie spaziali private stanno iniziando a ottenere i primi importanti risultati nell’accesso allo spazio e ora, dopo aver dimostrato di poter raggiungere l’orbita terrestre e addirittura la Stazione Spaziale, c’è chi lavora già a viaggi sulla Luna e addirittura spedizioni verso Marte. Ma niente turismo, per il momento: solo vecchio sanno business per i governi che sembrano ormai non riuscire più a permettersi di spendere troppi soldi per missioni come quelle degli Apollo. È il caso di Golden Spike, azienda che vanta nel suo consiglio di amministrazione ingegneri della NASA ed esperti di volo umano nello spazio, che dal 2020 potrebbe riuscire a offrire un passaggio per la Luna al costo di 1,5 miliardi di dollari. Biglietto costosissimo, certo, ma di gran lunga inferiore ai costi che anche un paese come gli Stati Uniti dovrebbero sostenere per riportare i propri astronauti sulla Luna.

Un biglietto per la Luna da 1,5 miliardi

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Difatti, sviluppare un veicolo come Orion, il nuovo modulo su cui la NASA sta lavorando per riportare gli astronauti nello spazio, insieme a un lanciatore pesante, cioè un razzo simile al Saturn, quello che mandava sulla Luna gli Apollo, senza contare i costi di missione, ha un costo intorno ai dieci miliardi di dollari. Di contro, il prezzo di 1,5 miliardi è persino inferiore a quello pagato dalla NASA per la missione Curiosity. Avere una spedizione umana sulla Luna al prezzo di una missione robotica sembra davvero conveniente. “Possiamo permettere a diverse nazioni una spedizione sulla superficie della Luna per due persone”, promette Alan Stern, co-fondatore di Golden Spike, già direttore delle missioni scientifiche della NASA, in un’intervista a Wired. Stern assicura di aver già aperto trattative con alcuni paesi, tra cui forse la Cina, che non nasconde le proprie mire lunari.

“ Possiamo permettere a diverse nazioni una spedizione sulla superficie della Luna per due persone. ”
Alan Stern
Per abbattere i costi di sviluppo, la Golden dovrebbe subappaltare ad altre compagnie già operanti nell’industria spaziale la costruzione di modulo e lander, oltre che di una moderna versione di tuta spaziale per i propri astronauti. Ma resta l’incognita del lanciatore: anche se oggi molte grandi aziende hanno a disposizione razzi per raggiungere l’orbita terrestre, nessuna di esse – e tantomeno le agenzie spaziali nazionali – dispongono di un lanciatore come il Saturn V. Bisogna costruirlo, come stanno facendo gli americani. Investire capitali privati nello sviluppo di un lanciatore di questo livello richiede miliardi di dollari. Un’alternativa potrebbe essere quella di assemblare la navicella in orbita, cosicché basterebbe un lanciatore come il Soyuz o quelli della compagnia SpaceX per portare i due astronauti in orbita e farli entrare nel veicolo, che poi partirebbe verso la Luna con molto meno carburante. Ma assemblare della roba in orbita non è proprio un affare semplice, e i costi potrebbero comunque lievitare. Ecco perché gli esperti restano cauti sull’annuncio in pompa magna ella Golden Spike.

L'esodo su Marte

Elon Musk

Chi invece crede davvero a quello che dice è Elon Musk, il miliardario dietro SpaceX, finora l’unica compagnia privata che è stata in grado di far attraccare un proprio veicolo automatico alla Stazione Spaziale Internazionale. Musk lavora ai primi voli umani verso la ISS, che potranno essere operativi entro tre anni. Ciò renderebbe SpaceX la prima compagnia privata a mandare astronauti in orbita. Ma per Elon Musk la Luna è un passo troppo corto. Perché non Marte? Il magnate non ha mai nascosto la sua intenzione di mettere un giorno piede sul Pianeta Rosso e magari trascorrervi gli ultimi anni della sua vita. Il progetto prevede di sviluppare un’astronave ben più grande della capsula Dragon con cui saranno inviati in orbita i primi astronauti. Un’astronave grande quanto una casa, dove i primi coloni marziani potranno vivere nei primi due o tre anni di attività sul pianeta, nel corso dei quali saranno impegnati nella costruzione di una base permanente sulla superficie, adeguatamente schermata dalle radiazioni spaziali. SpaceX ha già in progetto un lanciatore pesante riutilizzabile che utilizzi il metano, invece che l’idrogeno, come carburante: molto più facile da stoccare e da ottenere anche su Marte.

Tutto ciò potrebbe abbattere i costi di un viaggio su Marte ad appena 500mila dollari a persona, una cifra alla portata di molte tasche soprattutto considerando un elemento imprescindibile: molto probabilmente, sarebbe un viaggio di sola andata. Elon Musk non vuole turisti, ma coloni. Gente che sia pronta ad abitare per sempre su Marte, costruendo una grande colonia e iniziando la graduale terraformazione del pianeta per renderlo abitabile senza dover vivere rinchiusi in grandi serre. In prospettiva, Musk pensa sia possibile inviare fino a 80mila uomini all’anno. Un vero e proprio esodo di massa, verso un nuovo Far West. E poi da lì, ragiona il miliardario già fondatore di PayPal, le stelle sembreranno molto vicine. Con un motore termonucleare, sarà possibile raggiungere un decimo della velocità della luce e sbarcare sui pianeti intorno ad Alfa Centauri, il sistema solare a noi più vicino, in 40 anni di viaggio (per gli astronauti, grazie alla relatività, il viaggio sembrerebbe durare comunque qualcosa in meno). Prospettive difficilmente realizzabili entro una generazione, ma è vero che Elon Musk ci ha abituati a credere che, quando le cose si vogliono veramente, tutto sia possibile.

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