Tutti i serpenti moderni derivano dai pochi sopravvissuti all’asteroide che uccise i dinosauri
Le circa quattromila specie di serpenti attualmente viventi derivano tutte da una manciata di sopravvissuti al catastrofico impatto dell'asteroide chicxulub, che 66 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo, determinò l'estinzione di massa dei dinosauri non aviani e di moltissimi altri gruppi di animali. Fu una vera e propria tabula rasa, come accaduto nelle precedenti estinzioni massive, permettendo ai superstiti di conquistare nuove nicchie ecologiche, occupare nuovi habitat e differenziarsi in nuove specie, rinnovando la biodiversità precedentemente annientata.
A determinare che i serpenti moderni sono “figli” di poche specie superstiti alla devastazione di chixulub, che generò un mostruoso tsunami alto 1,5 chilometri e in grado di propagarsi a una velocità di 143 chilometri orari, è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici dell'Università di Bath, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Scienze della Terra e della Scuola di Scienze Biologiche dell'Università di Bristol, del Dipartimento di Scienze della Terra dell'Università di Cambridge e del GeoZentrum Nordbayern dell'Università Friedrich-Alexander (Germania). I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Catherine Klein e dal professor Nick Longrich del Milner Center for Evolution, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo a confronto un grande campionario di reperti fossili e le caratteristiche genetiche dei serpenti moderni, arrivando a ricostruire la storia evolutiva di questi splendidi rettili passo dopo passo.
Come sottolineato dai ricercatori, la capacità dei serpenti di sopravvivere sotto terra e di poter restare a lungo senza mangiare ha permesso ad alcune delle specie più resistenti di sopravvivere alla devastazione di chicxulub. Non solo allo tsunami e ai violentissimi incendi che si scatenarono quasi ovunque nel globo dopo l'impatto, ma anche all'oscuramento del sole (per anni) a causa dell'innalzamento di un'immensa nube di detriti, che nel giro di poco tempo uccise un enorme numero di piante e con esse gli erbivori, trascinando nell'abisso anche i predatori. Si stima che circa il 75 percento delle specie viventi fu spazzato via durante l'estinzione di massa del Cretaceo-Paleocene. Ma come detto, alcuni serpenti ce la fecero, e senza la competizione di altri simili, dei dinosauri e di altri animali che occupavano la medesima nicchia, hanno potuto evolversi in molteplici forme e dimensione, occupando col tempo larga parte del globo.
Sebbene i serpenti originarono nell'emisfero australe, i ricercatori ritengono che dopo l'estinzione cominciarono a diffondersi di nuovo dall'Asia. Solo dopo il drammatico evento del tardo Cretaceo sono nati vipere, cobra, pitoni, boa e tutta la grande varietà che conosciamo oggi, compresi i serpenti marini, alcuni dei quali in passato raggiunsero dimensioni gigantesche, dato che arrivavano a 10 metri di lunghezza. Durante questo processo evolutivo si modificarono anche le loro vertebre. “È notevole, perché non solo stanno sopravvivendo a un'estinzione che ha spazzato via tanti altri animali, ma nel giro di pochi milioni di anni stanno evolvendo, usando i loro habitat in modi nuovi”, ha dichiarato la dottoressa Klein in un comunicato stampa. Oggi diverse delle 4mila specie viventi sono minacciate dai cambiamenti climatici e dalla distruzione dell'habitat naturale causata dall'uomo, che ha innescato di fatto la sesta estinzione di massa. I dettagli della ricerca “Evolution and dispersal of snakes across the Cretaceous-Paleogene mass extinction” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Communications.