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Covid 19

Tubercolosi e HIV possono aumentare (di poco) il rischio di morire per coronavirus

Analizzando i dati di circa 13mila pazienti ricoverati in Sudafrica con COVID-19, un team di ricerca di Città del Capo ha determinato che tubercolosi e HIV possono aumentare il rischio di morire per l’infezione da coronavirus SARS-CoV-2, tuttavia l’impatto è molto più limitato rispetto ad età, diabete e altre comorbilità.
A cura di Andrea Centini
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La tubercolosi e la positività all'HIV aumentano il rischio di perdere la vita a causa della COVID-19, l'infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2, tuttavia l'impatto è sensibilmente inferiore rispetto a fattori di rischio “conclamati” e verificati da numerose ricerche. Tra quelli più significativi legati al tasso di letalità figurano l'età avanzata, il fatto di essere uomini e varie comorbilità, come il diabete, le malattie coronariche, l'ipertensione, le patologie renali e quelle respiratorie croniche. Una recente ricerca della London School of Hygiene & Tropical Medicine ha determinato che ben il 22 percento della popolazione mondiale ha almeno una o più di queste malattie sottostanti, pertanto circa 1,7 miliardi di persone rischiano la forma grave dell'infezione da coronavirus.

A determinare l'associazione tra tubercolosi, HIV e mortalità per COVID-19 è stato un team di scienziati di Città del Capo, che ha condotto un'indagine commissionata dal governo sudafricano. La ragione è semplice; in Sudafrica vi sono ben 7 milioni di persone positive al virus HIV, quello responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita o AIDS, ciò significa il 12 percento della popolazione nazionale; inoltre nel 2018 la tubercolosi – infezione causata da micobatteri come il Mycobacterium tuberculosis – ha ucciso circa 60mila sudafricani, 170 al giorno, come specificato a Science dalla dottoressa Mary-Ann Davies, specialista di Sanità Pubblica del governo del Capo Occidentale coinvolta nello studio. Dunque gli scienziati volevano comprendere gli effetti della pandemia su una popolazione così esposta ad altre condizioni. Al momento in Sudafrica risultano 73.533 contagiati e 1.568 decessi.

Incrociando tutti i dati la dottoressa Davies e i colleghi hanno osservato che i pazienti dei reparti COVID con HIV e tubercolosi hanno sì un tasso di mortalità superiore, ma è molto limitato. Analizzando i dati di circa 13 mila pazienti, è emerso che quelli con HIV avevano un rischio più alto di morire di 2,75 volte, mentre chi soffriva di tubercolosi aveva un rischio superiore di 2,58 volte. Può sembrare elevato, ma è poco rispetto ad altri fattori di rischio conclamati, come ad esempio l'età. Basti pensare che le persone con più di 50 anni avevano 10 volte le probabilità di morire rispetto a chi aveva meno di 40 anni. Per quanto concerne le comorbilità, inoltre, chi soffriva di diabete aveva un rischio maggiore di morire per COVID-19 dalle 4 alle 13 volte superiore. Dati analoghi sono stati trovati per ipertensione e altre malattie.

I ricercatori sudafricani non hanno potuto tenere in considerazione il fattore obesità, considerato anch'esso particolarmente impattante nella mortalità della COVID-19, pertanto i dati dell'indagine potrebbero essere stati “sporcati” da questo fattore, ma gli autori della ricerca ne dubitano. Il recente studio italiano “Clinical features and outcomes of HIV patients with coronavirus disease 2019” pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases ha determinato che l'HIV non rappresenta un fattore di rischio per le complicanze e la mortalità da COVID-19. Vanno tuttavia tenute presenti le differenze tra le due popolazioni prese in esame. I dettagli dello studio sudafricano sono stati presentati in un webinar online e in un editoriale sull'autorevole rivista scientifica Science.

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