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Troppi fritti fanno male al cuore: aumentano il rischio di malattia coronarica

Analizzando le cartelle cliniche e le abitudini alimentari di oltre 150mila persone con un’età media di 64 anni è emerso un legame tra consumo di cibi fritti e rischio di malattia coronarica, come l’infarto del miocardio. Maggiore è il numero di pasti fritti che si consumano nell’arco della settimana e superiore è il rischio di sviluppare eventi cardiaci. Ecco perché.
A cura di Andrea Centini
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Troppi fritti fanno male al cuore, aumentando il rischio di malattie coronariche come l'infarto del miocardio. Le probabilità di sviluppare la cononopatia, cioè una qualunque alterazione dei vasi che portano sangue ossigenato al cuore, è inoltre dipendente dalle dosi: più cibi fritti come pesce, carne e patatine si mangiano, maggiore è il rischio di sperimentare la malattia coronarica. Lo ha determinato un team di ricerca americano guidato da scienziati del Massachusetts Veterans Epidemiology Research and Information Center (MAVERIC), che hanno collaborato con i colleghi del Brigham and Women's Hospital di Boston, della Scuola di Medicina dell'Università Emory e dell'Atlanta VA Medical Center.

La ricerca. Gli scienziati, coordinati dalla dottoressa Jacqueline P. Honerlaw, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver monitorato le cartelle cliniche di oltre 150mila persone, tutti militari della Veterans Health Administration con un'età media di 64 anni. Honerlaw e colleghi hanno sottoposto un questionario ai partecipanti (il 90 percento dei quali uomini) dal quale è stato valutato il consumo di qualsiasi cibo fritto. Le opzioni disponibili era meno di una volta, tra uno e tre volte e tra quattro e sei volte alla settimana. Gli scienziati hanno tenuto in considerazione altri fattori di rischio per la coronopatia come il sesso, il vizio del fumo e dell'alcol, l'obesità, l'esercizio fisico, l'educazione e altro ancora.

I risultati. Durante il periodo di follow-up medio, durato 3 anni, si sono verificati 6.725 eventi di coronopatia tra i partecipanti, il 4,35 percento del totale. Incrociando tutti i dati è emerso che i casi di malattia coronarica sono stati 14,61 per mille tra chi mangiava fritti meno di una volta a settimana; 16,57 per mille tra chi li mangiava fino a tre volte alla settimana e 18,28 per mille per chi arrivava fino a sei volte alla settimana. Le percentuali crescenti indicano un chiaro legame tra la dose e un rischio maggiore. Secondo gli scienziati i fritti sono pericolosi per il cuore poiché durante il processo di cottura vengono rilasciate sostanze – le aldeidi – che inducono aumento della pressione e riduzione del colesterolo buono, senza contare che sono ricchi di grassi e possono favorire l'accumulo di placche nelle arterie, l'innesco di eventi cardiovascolari come l'infarto. Recentemente anche l'OMS ha puntato il dito contro i fritti e la margarina. I dettagli della ricerca americana sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Clinical Nutrition.

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