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Covid 19

Tigri e leoni positivi al COVID in Svezia, soppresso un esemplare: “Non avrebbe superato malattia”

Un’anziana tigre di 17 anni ospitata in uno svedese è stata soppressa dai veterinari dopo aver contratto il coronavirus SARS-CoV-2, verosimilmente trasmesso da un custode positivo. Il felino ha sviluppato gravi sintomi respiratori e neurologici, e a causa dell’età lo staff era certo che non avrebbe superato l’infezione, per questo le è stata praticata l’eutanasia. Nello stesso zoo sono risultati positivi altri grandi felini, ma le condizioni non sono preoccupanti.
A cura di Andrea Centini
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Una tigre e due leoni di uno zoo svedese sono risultati positivi al coronavirus SARS-CoV-2, in seguito alla comparsa di sintomi respiratori. La tigre, un'anziana femmina di 17 anni, a causa dell'età e delle severe complicazioni sviluppate è stata soppressa con l'eutanasia dai veterinari del giardino zoologico. A comunicare i casi di positività gli esperti del programma “ProMED” dell'International Society for Infectious Diseases, in prima linea nel monitoraggio della pandemia di COVID-19. Non si è comunque trattato dei primi grandi felini colpiti dal patogeno emerso a Wuhan. Ad aprile dello scorso anno furono identificati diversi casi tra tigri e leoni nello Zoo del Bronx di New York, e altri esemplari delle stesse specie hanno contratto il virus negli zoo di Knoxville e Barcellona lo scorso autunno. A dicembre lo zoo di Louisville ha comunicato il contagio di tre leopardi delle nevi, una specie minacciata di estinzione. In tutti questi casi il contagio è stato causato dai custodi dei recinti, positivi e asintomatici. Si ritiene che anche in Svezia sia avvenuto lo stesso, dato che anche un operatore del giardino zoologico è risultato positivo.

A confermare l'infezione da SARS-CoV-2 nei grandi felini dello zoo svedese l'Istituto nazionale veterinario (SVA) e i laboratori IDEXX in Germania, dove sono stati inviati alcuni campioni biologici degli animali infettati. Lo staff dello zoo si è accorto che qualcosa non andava lo scorso 9 gennaio, quando l'anziana tigre ha iniziato a perdere l'appetito. Le sue condizioni di salute sono peggiorate repentinamente; ha infatti sviluppato gravi difficoltà respiratorie e sintomi neurologici. I medici veterinari erano sicuri che anche a causa dell'età non avrebbe superato la malattia, per questo hanno deciso di sopprimerla già l'11 gennaio. L'esame necroscopico è stato eseguito la mattina dello stesso giorno. In base a quanto comunicato da ProMED sono state riscontrate “lesioni macroscopiche del tratto respiratorio lievi e aspecifiche”, mentre i segni della polmonite in corso sono stati considerati “poco convincenti”. Nella parte inferiore della trachea è stato tuttavia rilevato del muco con sangue. Altri danni agli organi si ritengono correlati all'età. Si attendono i risultati degli esami istologici per avere un quadro più chiaro dell'impatto del coronavirus SARS-CoV-2 sull'animale. Come dimostrato da vari studi, i felini (sia quelli grandi che quelli piccoli come i gatti), risultano particolarmente suscettibili al virus, molto più dei cani, e sono diversi i casi di positività già riscontrati.

Nel recinto dove si trovava la tigre deceduta viene ospitato anche un esemplare maschio, che ha sviluppato sintomi respiratori moderati ma nessun sintomo neurologico. Una situazione analoga è stata osservata anche in quattro leoni ospitati nella stessa struttura, due adulti e due subadulti. I sintomi respiratori sono stati lievi e non sono stati riscontrati cambiamenti nelle abitudini alimentari. In base al sequenziamento genomico presso l'Istituto nazionale veterinario svedese, è stato dimostrato che i felini sono stati contagiati dal ceppo B1.177.21 del SARS-CoV-2, che è diffuso globalmente. Come indicato, è risultato positivo anche uno dei custodi dello zoo, e altri tre sono in attesa dei risultati di laboratorio. Al momento la struttura è chiusa e sono state introdotte ulteriori misure di biosicurezza per impedire che il virus possa infettare altri animali. Recentemente in uno zoo di San Diego sono stati riscontrati casi di positività anche fra i gorilla, i primi in assoluto nei grandi primati non umani. La circolazione del virus in altre specie, come dimostra il caso dei visoni in Danimarca, può dar vita a varianti mutate in grado di ripassare all'uomo, con rischi sia per la nostra salute che per quella degli animali.

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