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Terapia anti cancro allunga la vita dei malati terminali: in 2 mesi ha “cancellato” tumore alla gola

Una nuova immunoterapia sperimentale a base di due anticorpi monoclonali (nivolumab e ipilimumab) è stata in grado di allungare la vita di pazienti oncologici allo stadio terminale con un tumore della testa e del collo. Nel caso di un uomo di 77 anni hanno “cancellato” il cancro alla gola dopo due mesi di trattamento. La terapia è considerata molto promettente anche perché presenta pochissimi effetti collaterali, a differenza dell’aggressiva chemioterapia.
A cura di Andrea Centini
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Un trattamento sperimentale anti cancro a base di farmaci immunoterapici non solo ha garantito una maggiore sopravvivenza in un gruppo di pazienti con una malattia oncologica terminale (un tumore della testa e del collo), ma in un caso è stata anche in grado di salvare la vita a un uomo cui inizialmente era stata proposta solo una cura palliativa, ovvero non volta alla guarigione, ma al contenimento di sintomi e complicazioni. I risultati dello studio internazionale che ha analizzato gli effetti della terapia, sebbene non siano stati considerati “statisticamente significativi”, sono stati comunque valutati di notevole importanza clinica, avendo garantito la miglior sopravvivenza mediana mai osservata in pazienti con tali patologie e l'abbattimento degli effetti collaterali. Com'è noto, del resto, la chemioterapia presenta una serie di conseguenze che riducono in modo sensibile la qualità della vita, e il trattamento “Extreme” per il cancro alla testa e del collo è particolarmente aggressivo.

Il nuovo trattamento immunoterapico si basa sulla combinazione dei farmaci nivolumab e ipilimumab, due anticorpi monoclonali, ovvero semi-sintetici e ingegnerizzati in laboratorio a partire da vere immunoglobuline estratte dal plasma dei pazienti. Entrambi sono utilizzati da tempo per combattere varie patologie oncologiche, tra le quali il melanoma (la forma più aggressiva di cancro alla pelle); il carcinoma a cellule renali; il cancro del polmone (sia a piccole cellule che non a piccole cellule); il carcinoma uroteliale; il cancro del colon; il carcinoma esofageo a cellule squamose e altre aggressive neoplasie. Recentemente, attraverso il programma di studi clinici “CheckMate”, i due farmaci sono stati introdotti anche per il trattamento del cancro della testa e del collo, una serie di patologie che spesso viene diagnosticata in fase avanzata e che porta al decesso del paziente in tempi relativamente brevi.

Come indicato, nello studio CheckMate 651 è stato osservato che la coppia di farmaci ha permesso ai pazienti di vivere più al lungo. I migliori risultati sono stati ottenuti in uno specifico gruppo con elevati livelli di una proteina chiamata PD-L1 (Programmed death-ligand 1), coinvolta nella soppressione del sistema immunitario in diverse condizioni. “I nostri risultati indicano una tendenza positiva nella sopravvivenza quando si utilizza una nuova combinazione di immunoterapia per i pazienti con cancro della testa e del collo i cui tumori sono positivi per il marker immunitario PD-L1. In questo gruppo di pazienti, la combinazione delle immunoterapie nivolumab e ipilimumab potrebbe essere un'opzione migliore rispetto al trattamento standard "Extreme", soprattutto perché ha meno effetti collaterali”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Kevin Harrington, oncologo presso l'Institute of Cancer Research, docente di terapie biologiche e tra i principali responsabili del trial clinico. “Il nostro studio mostra che la combinazione di immunoterapia ha raggiunto la sopravvivenza globale mediana più lunga mai osservata in pazienti con cancro della testa e del collo recidivante o metastatico. Nonostante la mancanza di significatività statistica, questi risultati sono clinicamente significativi. Avremo bisogno di un follow-up più lungo per vedere se possiamo dimostrare un beneficio in termini di sopravvivenza in tutti i pazienti dello studio”, ha aggiunto lo studioso. La sopravvivenza osservata nei pazienti trattati è arrivata a una media di 17,6 mesi dalla diagnosi, la più elevata in assoluto in questo specifico gruppo di malati.

Oltre a una sopravvivenza superiore e all'abbattimento degli effetti collaterali, in almeno un caso la nuova immunoterapia a base di nivolumab e ipilimumab ha salvato la vita a un uomo, il 77enne Barry Ambrose di Bury St Edmunds, cui era stato diagnosticato un cancro della testa e del collo nel 2017 e cui erano stati dati solo pochi mesi di vita (e per questo sottoposto a cure palliative). Il suo caso finì nelle mani dei ricercatori impegnati nello studio CheckMate, che decisero di contattarlo per coinvolgerlo nella sperimentazione. “Quando mi è stato detto del programma dal professor Harrington, non ho esitato a partecipare – cosa avevo da perdere? Si è rivelata un'ancora di salvezza. Sebbene dovessi fare viaggi bisettimanali dal Suffolk all'ospedale per il trattamento, non ho avuto praticamente effetti collaterali ed ero in grado di continuare normalmente a fare le cose che amo: andare in barca, andare in bicicletta e passare il tempo con la mia famiglia”, ha affermato l'uomo in una dichiarazione. Dopo due mesi dal trattamento il suo cancro alla gola era scomparso, sebbene restasse ancora il cancro ai polmoni che gli era stato diagnosticato parallelamente. L'uomo ha dichiarato che il trattamento sperimentale stava andando così bene che nel 2018 poté metterlo in pausa e fare una vacanza ai Caraibi con la moglie.

Come indicato, i risultati dello studio non hanno raggiunto la significatività statistica e dunque è ancora troppo presto per affermare con certezza che l'immunoterapia sperimentale sia davvero più efficace della normale chemioterapia, tuttavia gli scienziati sono molto ottimisti e continueranno a seguire i pazienti per raccogliere quanti più dati possibili. I risultati dello studio di Fase 3 sono stati presentati durante il recente Congresso virtuale della Società europea di oncologia medica (ESMO), mentre i dettagli della ricerca “Study of Nivolumab in Combination With Ipilimumab Compared to the Standard of Care (Extreme Regimen) as First Line Treatment in Patients With Recurrent or Metastatic Squamous Cell Carcinoma of the Head and Neck (CheckMate 651)” sono disponibili su clinicaltrial.gov.

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