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Streptococco A, il batterio che infetta il corpo fino alla morte: cos’è e come si cura

Gli streptococchi Beta emolitici di gruppo A, dei quali il più rappresentativo per virulenza e patogenicità è lo Streptococcus pyogenes, sono responsabili di molteplici infezioni che spaziano da semplici malanni come un mal di gola fino a sepsi e fascite necrotizzante potenzialmente letali. Ecco quali sono le loro caratteristiche e come si trasmettono.
A cura di Andrea Centini
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La categoria degli streptococchi Beta Emolitici di gruppo A rappresenta una delle più virulente e patogene nella famiglia degli streptococchi, batteri gram-positivi dalla caratteristica forma sferica – dalla quale deriva il nome ‘cocchi' – che spesso formano catenelle più o meno lunghe, ben visibili al microscopio. In questo specifico gruppo lo Streptococcus pyogenes è quello che desta maggiore interesse e attenzione sotto il profilo medico, dato che può essere responsabile di molteplici infezioni: esse spaziano da comuni mal di gola e scarlattina sino a faringiti con gravi complicazioni, alla stregua di endocardite, glomerulonefrite acuta e febbre reumatica. Il rischio maggiore è rappresentato tuttavia da una vera e propria sepsi quando il batterio diffonde nell'organismo, che può mettere a repentaglio la vita del paziente.

Lo streptococco beta emolitico di gruppo A

Lo Streptococcus pyogenes è una batterio di 0,5-1 micrometro di dimensioni, un anaerobio facoltativo (non ha necessariamente bisogno di ossigeno per sopravvivere) che presenta diverse caratteristiche o fattori in grado di spiegarne l'elevata patogenicità. La cosiddetta ‘capsula', una sorta di rivestimento del batterio, è composta da acido ialuronico, sostanza che rende meno agevole il compito del sistema immunitario dell'ospite. Le proteine esposte favoriscono l'ingresso e l'invasione delle cellule epiteliali, inoltre produce una grande quantità di enzimi e tossine. Fra essi le esotossine pirogeniche, la streptolisina e la streptochinasi, che permettono ad esempio la diffusione nei tessuti infetti. Lo Streptococcus pyogenes normalmente colonizza l'area orofaringea di soggetti giovani e bambini e si trasmette attraverso il muco, l'aerosol prodotto da starnuti, colpi di tosse o semplicemente parlando. Quando invade l'organismo, ad esempio attraverso una ferita, può essere responsabile di gravissime infezioni come la fascite necrotizzante o una sepsi.

Cos'è la sepsi

La sepsi, precedentemente conosciuta col nome di setticemia, è una condizione di emergenza medica legata alla risposta dell'organismo (Sindrome da Risposta Infiammatoria Sistemica – SIRS) a un'invasione da parte di microorganismi patogeni, come appunto può essere lo streptococco Beta emolitico di gruppo A. Ha un tasso di mortalità sensibilmente più elevato di altre patologie note (ad esempio 10 volte quello dell'infarto) e una diagnosi tempestiva è fondamentale per le probabilità di sopravvivenza. La sepsi si manifesta con vari stadi e se nel primo presenta sintomi aspecifici, come tachicardia, febbre e aumento della frequenza respiratoria, evolve rapidamente comportando attività cardiaca anomala, comparsa di chiazze rosse sulla pelle, difficoltà respiratorie e confusione mentale. Nell'ultimo stadio, quello di shock settico, avviene un crollo della pressione venosa accompagnato da altre complicazioni che possono portare alla morte del paziente.

Si può morire per un semplice graffio?

Le infezioni che sfociano in sepsi, fascite necrotizzante o altre condizioni potenzialmente mortali dipendono (anche) dall'aggressività dei batteri coinvolti, e gli streptococchi Beta Emolitici di gruppo A – come lo Streptococcus pyogenes – possono scatenarle anche passando attraverso una semplice e ‘innocua' ferita. Può essere sufficiente anche grattarsi una crosticina della varicella per infettarsi con questo batterio, che diventa particolarmente virulento proprio quando entra in contatto con parti del corpo in cui non si trovano normalmente i batteri, come il sangue, i polmoni, il muscolo profondo o il tessuto adiposo.

Diagnosi e cura di un'infezione

Per diagnosticare la presenza dello streptococco Beta emolitico di gruppo A normalmente si procede con l'analisi di tamponi, in particolar modo quelli applicati nell'area orofaringea dove normalmente si trovano le colonie. Tamponi possono essere effettuati anche su altre ferite dove si sospetta la potenziale infezione. L'esame colturale in agar può invece far emergere le varie tipologie di streptococco. Il trattamento prevede l'uso di antibiotici, in particolar modo la penicillina, ma anche eritromicina e cefalosporina. Fondamentali sono il drenaggio e la pulizia delle ferite.

[Credit: wikipedia]

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