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Covid 19

Spray e compresse potrebbero essere i vaccini anti COVID del futuro

Gli scienziati del Regno Unito hanno iniziato a pianificare la seconda generazione di vaccini contro il coronavirus SARS-CoV-2, che potrebbero superare le tradizionali iniezioni intramuscolari. Come sottolineato dalla scienziata Sarah Gilbert dell’Università di Oxford, infatti, si inizia a pensare a vaccini basati su spray nasali e compresse, che dovranno essere efficaci anche contro le varianti.
A cura di Andrea Centini
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Nel momento in cui stiamo scrivendo, sulla base dell'ultimo aggiornamento del documento “The COVID-19 candidate vaccine landscape and tracker” dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ci sono ben 255 vaccini candidati in sperimentazione contro il coronavirus SARS-CoV-2. Fra essi, 182 si trovano nella fase pre-clinica della ricerca, vengono cioè testati su cellule in coltura (test in vitro) o su modelli animali, mentre i restanti 73 sono entrati nella fase clinica, ovvero vengono già somministrati all'uomo. La stragrande maggioranza di queste preparazioni si basa sulle classiche iniezioni intramuscolari, una o due a seconda della formulazione, tuttavia i vaccini anti COVID di seconda generazione potrebbero essere decisamente più “confortevoli” e versatili di quelli attuali. Potrebbero infatti basarsi su uno spray nasale e persino semplici compresse.

Ad annunciarlo durante un'audizione con il Commons Science and Technology Committee del Regno Unito la professoressa Sarh Gilbert, docente di vaccinologia presso l'Università di Oxford e co-fondatrice della società di biotecnologie Vaccitech, oltre che tra le principali “menti” dietro al vaccino anti COVID “AZD1222 (o ChAdOx1) sviluppato in collaborazione tra la società biofarmaceutica AstraZeneca, lo Jenner Institute dell'Università di Oxford e l'azienda italiana di Pomezia Advent-Irbm. La professoressa Gilbert ha fatto eco alle parole della collega Kate Bingham, che nei mesi scorsi ha diretto la task force sui vaccini della Gran Bretagna. La scienziata, infatti, aveva affermato quanto fosse necessario individuare un metodo più rapido ed efficiente per la somministrazione dei vaccini, come appunto "cerotti e pillole". “Stiamo anche pensando a formulazioni di vaccini di seconda generazione” in grado di sostituire le iniezioni, ha dichiarato la Gilbert al comitato parlamentare, sottolineando tuttavia che ciò richiederà diverso tempo.

In realtà ci sono diverse case farmaceutiche/biotecnologiche che stanno già sperimentando vaccini spray anti COVID, che si basano su un principio analogo a quello delle preparazioni contro l'influenza (non disponibili in Italia, ma in altri Paesi). Una di esse è in sviluppo presso la società newyorchese “Codagenix” e si basa su una tecnologia ampiamente collaudata in ambito vaccinale; quella del virus attenuato. In parole semplici, gli scienziati hanno indotto centinaia di mutazioni nel genoma del coronavirus e poi lo hanno replicato in cellule di scimmia per ottenere microorganismi ricombinanti, in grado di indurre immunità contro il patogeno ma non l'infezione, proprio perché resi innocui dall'ingegneria genetica. Questo tipo di vaccino ha dato ottimi risultati nei criceti. Due spray nasali anti COVID chiamati Mambisa e Abdala sono in sviluppo anche presso i centri di ricerca cubani.

“Abbiamo vaccini antinfluenzali somministrati con spray nasali e questo potrebbe essere un ottimo approccio futuro per utilizzare vaccini contro i coronavirus”, ha dichiarato la Gilbert durante l'audizione. “È anche possibile prendere in considerazione la vaccinazione orale, attraverso una compressa che garantisce l'immunizzazione”, ha aggiunto la scienziata, specificando che i vantaggi per la campagna vaccinale sarebbe molteplici, togliendo aghi e siringhe dall'equazione. La scienziati ha comunque affermato che un approccio di questo genere determinerebbe risposte immunitarie “leggermente diverse” rispetto a quelle garantite dalle classiche iniezioni intramuscolari, pertanto dovranno essere studiate a fondo per avere la certezza della sicurezza e dell'efficacia dei farmaci. “Stiamo iniziando a valutare entrambi gli approcci, ma ci vorrà del tempo”, ha chiosato la Gilbert. Naturalmente, come spiegato anche dalla dottoressa Kate Bingham, questi vaccini di seconda generazione oltre che più versatili dovranno essere in grado anche di proteggere dalle varianti del coronavirus SARS-CoV-2, sempre più numerose e caratterizzate da mutazioni che possono potenzialmente influenzare la trasmissibilità, la mortalità e anche l'immunità, sia quella innescata dalle infezioni naturali che dal vaccino.

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