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Siamo all’inizio dell’estate e le spiagge sono già sommerse da tonnellate di rifiuti

Grazie a un ingegnoso sistema basato su droni e intelligenza artificiale la società Ellipsis Earth ha sviluppato un metodo estremamente preciso per calcolare numero, tipologia e peso dei rifiuti che insozzano le spiagge. Un test condotto tra fine maggio e inizio giugno nel Regno Unito ha dimostrato quanto è devastante l’impatto degli incivili sull’ambiente naturale.
A cura di Andrea Centini
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Durante l'indagine “Beach Litter 2019” condotta da Legambiente, l'ultima prima dello scoppio della pandemia di COVID-19, sui circa 400mila metri quadrati di spiagge italiane furono trovati dai volontari ben 90mila rifiuti, soprattutto di plastica, pari a un migliaio di pezzi ogni centro metri in linea d'aria. La spazzatura, dunque, soffoca sia il mare che le spiagge, non solo rovinando uno dei principali patrimoni naturalistici (e turistici) del Bel Paese, ma mettendo anche a repentaglio la sopravvivenza della fauna selvatica. Ora, grazie a una nuova campagna effettuata sulle spiagge di Bournemouth, Christchurch e Poole nel Dorset, Regno Unito, è stato dimostrato quanto siamo in grado sporcare e deturpare una spiaggia in un breve lasso di tempo.

Per farlo l'ente amministrativo BCP Council in collaborazione con l'organizzazione ambientalista Hubbub e la società di nuove tecnologie Ellipsis Earth hanno sperimentato un sistema di monitoraggio in grado di calcolare il peso, il numero e la tipologia di rifiuti che vengono abbandonati sulle spiagge. Il sistema sfrutta droni dotati di fotocamere e su una sofisticata intelligenza artificiale basata su un algoritmo in grado di quantificare l'"impronta" della spazzatura umana. È stato testato sulle spiagge britanniche delle tre città tra il 27 maggio e il 2 giugno, per un totale di poco meno di 500mila chilometri quadrati monitorati. Il risultato è stato a dir poco sconcertante. Sono stati infatti conteggiati oltre 123mila “pezzi” di spazzatura, contro i 22mila rilevati a marzo durante il lockdown. In pratica, c'è stato un aumento dei rifiuti del 454 percento, legato al semplice fatto che le persone sono potute tornare a frequentare le spiagge e a insozzarle.

Dall'indagine è emerso che i rifiuti più comuni erano le sigarette, circa 50mila, seguiti dalla carta (33mila) e dai pezzi plastica (poco meno di 7mila), molti dei quali ridotti in brandelli dai gabbiani. Il peso totale degli rifiuti superava le 1,5 tonnellate; quelli più voluminosi (complessivamente) erano le bottiglie di vetro, occupando oltre il 30 percento del volume totale della montagna di spazzatura. Sono stati identificati numerosi giocattoli, prodotti per la famiglia, salviettine e cartoni di succo di frutta. Fortunatamente i dispositivi di protezione individuale (DPI) come mascherine e guanti rappresentavano “soltanto” lo 0,7 percento dei rifiuti totali. Recentemente i due scienziati Auke-Florian Hiemstra e Liselotte Rambonnet del Naturalis Biodiversity Center e dell'Università di Leida (Paesi Bassi) hanno mostrato l'impatto catastrofico dei DPI sulla fauna selvatica, in particolar modo sugli uccelli, molti dei quali restano intrappolati e uccisi.

La tecnologia basata sui droni messa a punto da Ellipsis Earth era stata già testata nell'estate del 2020 sulle spiagge di Sorrento, in Italia, dove è stato possibile ridurre i rifiuti del 45 percento e i mozziconi del 69 percento. Grazie ai dati raccolti, spiega il BCP Council in un comunicato stampa, sono state infatti messe in piedi campagne di comunicazione ad hoc e sono stati posizionati i cestini in punti strategici; ciò ha permesso di ridurre in modo significativo l'impatto sulle spiagge della città. “Stiamo utilizzando droni, telecamere fisse e tecnologia mobile e veicolare per creare mappe dettagliate dei rifiuti, identificare i punti sensibili e capire come viaggiano i rifiuti”, ha dichiarato Ellie Mackay, amministratore delegato e fondatrice di Ellipsis Earth. “I dati che forniamo non solo sono estremamente accurati, ma anche estremamente dettagliati, consentendoci di sviluppare raccomandazioni specifiche e mirate affinché il Consiglio BCP sia in grado di concentrare i propri sforzi con il massimo effetto”, ha aggiunto l'esperta. La speranza è che questa tecnologia si diffonda il più possibile per migliorare la salute delle nostre spiagge, tuttavia resta fondamentale ciò che ciascuno di noi fa per l'ambiente e la comunità. Senza incivili che insozzano non ci sarebbe necessità di droni e intelligenze artificiali.

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