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Segnalati in Russia i primi 7 casi di influenza aviaria H5N8 nell’uomo: sono allevatori di polli

Sette lavoratori di un allevamento di pollame del Sud della Russia sono stati contagiati dal virus dell’influenza aviaria H5N8. Si tratta dei primi casi noti al mondo di uomini ad aver contratto questa forma influenzale. Lo ha comunicato l’agenzia di stampa russa TASS.
A cura di Andrea Centini
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L'Agenzia di stampa russa TASS ha comunicato che sette lavoratori di un allevamento di pollame nel Sud del Russia sono stati contagiati dal virus dell’influenza aviaria H5N8. Si tratta dei primi casi umani noti al mondo ad aver contratto questa forma influenzale.

“Gli scienziati del Vector Center hanno isolato il materiale genetico di questo tipo di influenza aviaria in sette lavoratori di un allevamento di pollame nel sud della Federazione Russa, dove è stato registrato un focolaio nella popolazione di uccelli nel dicembre 2020”, ha dichiarato la dottoressa Anna Popova, a capo del servizio federale Surveillance on Consumer Rights Protection and Human Wellbeing.

Secondo quanto riferito dalla TASS, le autorità sanitarie hanno rapidamente messo in atto tutte le misure necessarie per circoscrivere il focolaio e prevenire la diffusione dell'infezione. “Tutte e sette le persone di cui parliamo oggi sono in buona salute, il decorso clinico della malattia è stato molto lieve”, ha specificato un responsabile sanitario che sta gestendo la situazione.

Fortunatamente, come affermato dalla dottoressa Popova, questa forma di influenza aviaria non si trasmette da uomo a uomo, ma ha anche aggiunto che “solo il tempo dirà quanto presto future mutazioni consentiranno di superare questa barriera”. Poi una precisazione che, in un contesto come quello della pandemia di COVID-19 che stiamo vivendo, risulta solo in parte rassicurante: "La scoperta di questo ceppo dà a tutti noi, al mondo intero, il tempo per prepararsi a possibili mutazioni e la possibilità di reagire in modo tempestivo, per mettere a punto sistemi di test e vaccini”.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) segnala che le infezioni da parte dei virus influenzali A (H5) non sono comuni nell'uomo, e in genere si verificano in persone che sono state esposte a uccelli malati, morti o all'ambiente naturale in cui questi animali vivono. In chi le contrae, tuttavia, la malattia può essere aggressiva e avere esiti potenzialmente fatali. Fortunatamente non è stato il caso degli allevatori russi, che hanno sperimentato solo una forma lieve dell'infezione. Tra i sintomi comuni indicati dall'OMS relativi alle infezioni da virus A (H5) vi sono febbre alta (maggiore o uguale a 38 ° C), tosse, dispnea e difficoltà respiratorie. Condizioni affini a quelle che si sviluppano in seguito all'infezione da coronavirus SARS-CoV-2. Alcuni pazienti possono manifestare anche diarrea, vomito, dolore addominale, perdita di sangue dal naso e dalle gengive, encefalite e dolore toracico. Le possibili complicazioni dell'infezione comprendono polmonite severa, insufficienza multiorgano, insufficienza respiratoria ipossiemica, shock settico e infezioni secondarie batteriche e fungine, scrive l'OMS.

Il virus responsabile del focolaio di influenza aviaria nell'allevamento russo circola anche in diversi Paesi europei, Italia compresa. È stato infatti identificato in diversi uccelli selvatici, soprattutto del Nord Est, ma alla fine di gennaio l'H5N8 è stato isolato in un allevamento familiare di Lugo, in provincia di Ravenna. Nello specifico, è stato individuato in due esemplari di gru coronata grigia (Balearica regulorum), deceduti a causa dell'infezione. Tutti e 12 gli uccelli ospitati nella struttura sono stati abbattuti e smaltiti, per evitare che il virus potesse diffondersi ad altri animali o fare il salto di specie (spillover) all'uomo, come poi verificatosi in Russia. Negli uccelli si tratta di un patogeno altamente aggressivo e letale, che ha provocato la morte di milioni di esemplari nei focolai registrati in passato. Fino ad oggi si riteneva che il virus H5N8 avesse difficoltà a infettare anche l'uomo: “Lo studio del genoma ha confermato l’alta virulenza per il pollame, ma ha fortunatamente messo in evidenza che questo virus non possiede attualmente nessuna caratteristica che lo rende in grado di infettare facilmente l’uomo”, aveva affermato in un comunicato stampa l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie (IZSVe). Ovviamente ciò non indicava affatto che il rischio fosse inesistente. I virus, del resto, mutano di continuo, e compiono il salto di specie proprio quando sviluppano – casualmente – una mutazione che gli consente di invadere altri ospiti. La speranza è che il focolaio della nuova aviaria emersa nell'allevamento russo sia stato spento del tutto.

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